Il 5 marzo scorso sono passati dieci anni dalla scomparsa terrena del Comandante Hugo Chavez, un grande rivoluzionario che ha lasciato un’impronta nella storia del Venezuela, dell’America Latina e del mondo. Dotato di profondo pensiero strategico e vivace duttilità tattica, Chavez ha tentato più di una strada per entrare nella storia e alla fine ci è riuscito.

Dapprima colla lotta armata e l’insurrezione popolare che vedeva una combinazione tra la mobilitazione popolare e il pronunciamento di reparti delle Forze armate. Poi, fallito questo tentativo, grazie al quale aveva tuttavia acquisito un’enorme popolarità nel popolo venezolano, presentandosi alle elezioni presidenziali per venire eletto e mettere poi a punto una nuova Costituzione profondamente democratica e antimperialista.

Le forze della reazione interna e internazionale non restavano certo a guardare, ma nei giorni dell’aprile 2002 popolo e Forze armate sconfiggevano i golpisti, sostenuti dai peggiori governanti esistenti sulla scena mondiale, come Bush figlio, che di lì a poco si sarebbe reso colpevole dell’aggressione, tuttora impunita, all’Iraq, col suo seguito di crimini di guerra e contro l’umanità, e il conservatore spagnolo Aznar, in coppia col monarca corrotto Juan Carlos, entrambi vogliosi di ripristinare in qualche modo un controllo neocoloniale sul Paese latinoamericano.

Da allora fino alla sua morte Chavez ha saputo essere non solo il leader più amato dal suo popolo ma anche un riferimento fondamentale per le forze del cambiamento a livello internazionale, dando fra l’altro impulso al rilancio dell’integrazione latinoamericana colla creazione di strutture nuove come l’Alba e la Celac.

Le stesse forze interne e internazionali che avevano tentato il golpe nel 2002 hanno cercato di approfittare della sua scomparsa terrena per bloccare il processo rivoluzionario venezolano, e lo hanno fatto puntando su sanzioni ingiustificate quanto gravemente lesive dei diritti fondamentali del popolo venezolano e sullo scatenamento di mercenari organizzati in bande terroristiche, ottenendo fra l’altro il supporto, più o meno disinteressato, di gran parte della stampa cosiddetta libera dei Paesi occidentali, pronta a cambiare le carte in tavola, facendo passare le vittime chaviste per antichavisti, come fecero in più di un’occasione i giornaloni italiani.

Ma le calunnie contro Maduro, che di Chavez ha preso il posto su esplicita indicazione del Comandante, e il suo governo, sparse a piene mani senza vergogna da plotoni di pennivendoli saldamente insediati come gatekeeper nei principali media internazionali, non hanno certo alienato al chavismo le simpatie del popolo venezolano, che infatti ha confermato il proprio voto al Psuv, il partito di Chavez e Maduro, in praticamente tutti i numerosi appuntamenti elettorali che si sono svolti nel Paese in tutti questi anni.

La ridicola figura di Juan Guaidò, sorta di omuncolo prodotto in provetta dalla Cia e dal Dipartimento di Stato, ha suscitato la crescente ilarità di tutte le persone un minimo avvertite, fino a sparire ingloriosamente nell’ombra non senza aver dilapidato in spese non meglio identificate buona parte dei milioni e milioni di dollari ricevuti dallo Zio Sam.

Nonostante l’aggressione subita per tutti questi anni e le sanzioni che continuano, oggi il Venezuela e il suo popolo sono ancora in piedi e possono esibire lusinghiere cifre relative all’economia e soprattutto alla soddisfazione dei diritti sociali fondamentali, mentre prosegue la costruzione della democrazia partecipativa. Va però detto come continuino scandalosamente le sanzioni, del tutto immotivate, mediante le quali alcuni Paesi occidentali, come Stati Uniti e Gran Bretagna, si sono piratescamente impadroniti di proprietà e aziende del governo e del popolo venezolano.

Mentre il diplomatico venezolano Alex Saab, che si stava muovendo con successo per trovare alternative ai canali commerciali bloccati dalle sanzioni, è stato rapito dai servizi statunitensi mentre si trovava in transito a Capo Verde e incarcerato negli Stati Uniti con imputazioni generiche quanto infondate. Il recupero della normalità nelle relazioni internazionali, oggi gravemente messo a repentaglio dalla guerra in Ucraina cui va trovata a tutti i costi una soluzione pacifica e negoziata a tempi brevi, passa anche per l’abolizione immediata delle sanzioni contro il Venezuela e la liberazione di Alex Saab.

E’ questo il modo migliore per celebrare il grande rivoluzionario Hugo Chavez che, creando il socialismo del XXI secolo, ha dato nuove prospettive all’umanità nel momento in cui Fukuyama &co. (che peraltro sembrerebbero nel frattempo aver cambiato idea) cianciavano di fine della storia e di definitiva acquisizione del capitalismo come orizzonte insuperabile.

Un’esperienza e un insegnamento su cui riflettere a fondo anche in Italia, il cui sistema politico bloccato e la cui disastrosa situazione sociale odierna presentano non poche analogie col Venezuela precedente all’avvento di Chavez.

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