E così i piemontesi riconquistarono Firenze. Dopo i Savoia, che vi misero la capitale dal 1865 al 1871, non senza lasciare un loro segno distintivo a Palazzo Pitti, come residenza reale, una nuova coppia si è insediata nel Granducato di Toscana. Si tratta di una legame artistico tra due personalità diverse, ma simili unite dalla grande passione per il contemporaneo. Uno è Arturo Galansino, effervescente direttore di Palazzo Strozzi, che alterna con spericolata disinvoltura mostre “classiche”, come quella su Donatello, ad altre dirompenti come quelle su Jeff Koons e Olafur Eliassion, quest’ultima sfolgorante e con opere degne delle cattedrali gotiche.

L’altra è Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, una signora torinese molto bon ton come impatto visivo, pur osando con vestiti, colori vistosi e unici monili. In trent’anni di attività, intuito e coraggio, è diventata scopritrice di talenti, mecenate e collezionista. È la risposta privata al noto Museo di Arte contemporanea di Rivoli, diretto dalla energica Carolyn Christov. A Patrizia Sandretto si deve “l’invenzione” di Maurizio Cattelan e di altri emergenti esposti dapprima nella dimora di famiglia a Guarene (Cuneo) poi a Torino, Venezia e ora nel palazzo più iconico di Firenze: Palazzo Strozzi.

Questo Palazzo fu voluto fortemente da una delle famiglie fiorentine più importanti, rivali de i Medici, tanto da essere esiliata nel 1434 insieme alla famiglia Albizzi. Filippo Strozzi, tornando nella sua città otto anni dopo, diede l’avvio nel 1489 alla costruzione del Palazzo che doveva essere una sfida e una vendetta nei confronti de i Medici. Volutamente una competizione con Palazzo Medici, simile come composizione architettonica, con gli stessi materiali, ma decisamente più grande e centrale.

Baricentrico, è tale da determinare una nuova “urbanistica”: doveva essere di rottura e stupire. Filippo morì nel 1491 non riuscendone a vedere il completamento, ma questo Palazzo, sinonimo di “vendetta” e orgoglio, riesce ancora a essere catalizzatore di sorprese da quando è diventato sede espositiva. La meglio gestita in assoluto, come accoglienza, percorsi, segnaletica, hostess, ufficio stampa, caffetteria e book shop. Ha il privilegio di trovarsi nella zona più esclusiva e più glamour di Firenze, per cui era quasi inevitabile far diventare il Museo un luogo alla moda. E così è stato per l ‘inaugurazione della collezione di Patrizia Sandretto, dove invece di noiosi discorsi ufficiali si è trasformato il tutto in una festa in un momento ludico di gioia collettiva.

È anche un modo per metabolizzare opere non facili come quelle di Cattelan, al netto di installazioni divertenti come le spazzole rotanti dell’auto lavaggio di Lara Favaretto, cui nessuno si è sottratto, improvvisandosi vettura, per lo meno i più impavidi. Altre opere come la Sirena sovrappeso di Thomas Schutte, che con la sua plasticità, ben si sposa con lo spazio rinascimentale.

Così la mostra Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette propone una rassegna delle stelle dell’arte di oggi attraverso opere dei più importanti artisti contemporanei italiani e internazionali oltre Maurizio Cattelan, Cindy Sherman, Damien Hirst, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Sarah Lucas e Lynette Yiadom-Boakye.

Una nuova avveniristica installazione nel cortile rinascimentale, Gonoko della polacca Goshka Macuga che pur essendo molto impattante riprende le cromie del Palazzo oltre a rivestirsi di molteplici significati: il viaggio dell’arte verso il futuro, la monumentalità dell’arte, la paura e la curiosità. Collocata provvisoriamente nella Corte d’onore di Palazzo Strozzi avrà, finita la mostra, la sua definitiva sede sull’isola di San Giacomo a Venezia. Un altro tassello per Palazzo Strozzi, per Firenze e per la riconferma della sua vocazione all’umanesimo e alla imperitura e immensa bellezza.

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