Attualità

Filippo La Mantia: “La sicurezza nei dintorni della Stazione Centrale a Milano è a un punto di non ritorno. Una volta sulla mia Harley Davidson…”

di Francesco Canino

“La situazione della Stazione Centrale di Milano? Si sta deteriorando anno dopo anno fino a un punto di non ritorno”. A parlare è Filippo La Mantia, il famoso chef siciliano che la stazione milanese la conosce bene, visto che fino a pochi giorni fa – esattamente il 1° marzo, poi ha chiuso e non si sa se e quando riaprirà – aveva un suo ristorante (il Filippo La Mantia oste e cuoco) all’interno del Mercato Centrale, indirizzo gourmet all’interno scalo ferroviario milanese che ospita locali, bar, corner dedicati al food e ristoranti per tutti i palati. Il dorso locale del Corriere della Sera ha deciso di intervistarlo a tre giorni dalla rapina durante la quale un magrebino ha accoltellato in venti minuti sei persone, una delle quali è in gravi condizioni. Ma quello è solo l’ultimo dei tanti episodi, visto che nello stesso pomeriggio intorno a Viale Brianza si sono contate cinque rapine. “Un episodio di tale violenza può purtroppo accadere ovunque in una metropoli ma certamente la zona della stazione Centrale è quella maggiormente a rischio se paragonata al resto della città”, sottolinea La Mantia, specificando di non aver mai vissuto in prima persona una situazione di pericolo “pur essendo conscio che lo sforzo di carabinieri e polizia per cercare di mantenere l’ordine è continuo”.

Ma il cuoco racconta di come si sentisse in un “‘fortino’ ben protetto e i problemi si sono verificati sempre all’esterno dove non si contano le rapine”, tanto che all’inizio una parte della clientela aveva delle riserve ad andare a cenare al Mercato Centrale. Del resto, la percezione di pericolo è diffusa, ammette La Mantia: “È evidente che appena ci si allontana — per esempio dal Mercato Centrale — la situazione dei dintorni diventa sempre più critica. In piena notte nessuno si avventura a piedi nelle zone più buie intorno alla stazione”.

Ma ricorda qualche episodio particolare o di aver provato paura quando la sera lasciava il locale? “Camminavo proprio lungo via Sammartini (una delle strade dell’aggressione ndr) fino all’angolo di via Tonale dove parcheggiavo la mia Harley Davidson: una notte ci ho trovato seduto sopra un rasta che fumava uno spinello e che si è eclissato subito”, svela. Poi prova a immaginare alcune politiche da attuare per fare prevenzione, come incentivare l’apertura di locali e ritrovi notturni per i giovani, anche a livello urbanistico: “Sembra una cosa ovvia, potenziare in modo significativo l’illuminazione contribuirebbe alla sicurezza. Non solo: un’altra mossa preventiva si è già verificata in parte ma non è bastata: la spinta imprenditoriale che ha riacceso la Centrale”. Basterà?

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