Marina Castelnuovo è la sosia ufficiale di Liz Taylor, ma non è solo questo, è molto altro. Ho dovuto specificare che è la sosia ufficiale perché c’è un’altra sosia che è la sosia della sosia di Liz Taylor, cioè la sosia di Marina. Il gioco degli specchi è infinito, ci potrebbe essere in giro anche una sosia della sosia della sosia di Liz Taylor, ma ci fermiamo perché poi si rischia di perdersi nei meccanismi molteplici della “sosietà”.

Ho conosciuto Marina grazie a Dario Ballantini, un giorno mi ha chiamato e mi ha detto “Vuoi fare un film a un personaggio singolarissimo? Si chiama Marina Castelnuovo, ha avuto una vita incredibile, vedrai, ci puoi tirare fuori uno dei tuoi ritratti meravigliosi“. Così sono andato a Varese a conoscerla, in compagnia della mia fedele videocamera.

L’incontro ha avuto un piccolo intoppo iniziale, Marina mi manda un messaggio mentre sono in macchina verso Varese, dove lei gestisce Villa Liz, un bed and breakfast molto apprezzato, leggo il messaggio e scopro che tra le regole della villa c’è quella di togliersi le scarpe! Ebbene, io detesto togliermi le scarpe, si è mai visto Fellini dirigere Otto e mezzo in calzini? Quale affronto! Le rispondo che non ci penso nemmeno, che è una cosa assurda, che sarebbe come dire a Tarzan di mettersi i mocassini. Giammai! Marina intuisce che sono matto e mi dice “Per te farò un’eccezione”. Santa donna.

Superato l’episodio calzini, finalmente ci incontriamo nella sua Villa Liz, mi apre la porta e la prima cosa che mi colpisce è il suo sguardo, due occhi vivi, intelligenti e curiosi, occhi degni del modello originale, occhi suoi e non di Liz Taylor, ed è per questo che poi deciderò di intitolare il film ritratto così: Questi sono i miei occhi.

“Come ti chiamo? Liz o Marina?”, “Chiamami pure Marina” mi dice con una punta di orgoglio. Accendo la videocamera e mi metto al lavoro, così scopro quanto segue: Marina nasce a Busto Arsizio in una casa di ringhiera, molti anni dopo finirà alla Casa Bianca a testimoniare nel processo a Bill Clinton, ma non anticipiamo troppo. Fin da piccola le dicono che assomiglia a Liz Taylor, e perché non fare di questa somiglianza un trampolino di lancio verso il mondo dello spettacolo?

Intanto Marina si mette a studiare lingue, va a vivere in Inghilterra e in Francia, si sposa, diventa mamma, e a un certo punto della sua vita la convincono a pettinarsi come Liz, a vestirsi come Liz e a partecipare a una gara di sosia sulla Rai, condotta dal compianto Fabrizio Frizzi e naturalmente vince, sbaraglia tutti. Diventa la sosia ufficiale! Dopo questa vittoria, aiutata dall’amatissimo marito manager, inzia la sua carriera nello show business, si presenta al festival di Cannes e la scambiano per la vera Liz Taylor, le offrono la suite, le stendono tappeti rossi, tutti i fotografi la inseguono, la gente urla il suo nome “Liz, Liz!”, la stampa internazionale le chiede interviste. Nel suo cuore è sempre quella fanciulla nata in una casa di ringhiera, ma il successo è inebriante, la ubriaca, tutte quelle bollicine dorate di champagne, tutte le star del cinema a portata di mano e di sorriso, arriva anche a incontrarsi con la vera Liz Taylor che la fissa incuriosita ed esclama “That’s me?”.

Grazie alla padronanza delle lingue (sciorina frasi in francese e in inglese con una pronuncia perfetta) non si sente fuori posto in quel mondo luccicante di celebrità, ma la cosa più importante è che Marina non si appiattisce su una banale somiglianza, ha una sua personalità, un suo stile, dona alla vera Liz Taylor una sfumatura in più. Ed è questa la forza che le ha permesso negli anni di non perdere la testa, di non confondersi sulla propria identità e di sapere sempre che lei è unica, non solo una sosia, ma una persona irripetibile, come ognuno di noi.

Riassumere in poche parole la sua vita straordinaria è davvero difficile, brevemente vi dirò che diventerà amica di Buzz Aldrin, il secondo uomo (manco a farlo apposta) sulla Luna, il primo fu Neil Armstrong, ma il primo giustamente lo lasciamo alla vera Liz Taylor, e vi dirò anche, come vi ho anticipato, che sarà un importante testimone a favore di Bill Clinton, impegolato nelle trame “orali” del sexgate con Monica Lewinsky, tutto grazie a una cravatta comprata a Roma insieme al fratello canterino di Clinton. La storia della cravatta meriterebbe un approfondimento, ma vi lascio al mio film dove Marina lo racconta con dovizia di particolari. Grazie a questa testimonianza riceverà un invito alla Casa Bianca, gli americani, bisogna dirlo, sanno essere riconoscenti.

Gli anni passano, il tempo divora ogni cosa senza pietà, Liz Taylor non è più tra noi, mentre Marina vive circondata dai suoi ricordi, assediata dalla morte di suo marito, nella sua villa varesino-hollywoodiana, riconvertita a bed and breakfast, ma lo splendore dei suoi occhi non si è spento, la sua voglia di esserci è ancora forte, non è nella sua natura arrendersi al tempo e allo stato delle cose, sta organizzando il suo ritorno sulle scene, questa volta però sarà solo Marina, lascerà i suoi gioielli-sosia, la sua pettinatura-sosia, i suoi vestiti-sosia e si presenterà per quello che è: una fanciulla nata in una casa di ringhiera, con la Casa Bianca alle spalle, sarà semplicemente Marina Castelnuovo e in un futuro prossimo venturo nasceranno sosia di Marina e sarà un’altra avventura: the show must go on. Nulla si ferma.

Questo io le auguro dal profondo del mio cuore, ed è per questo che le ho dedicato un film ritratto, arrivo dove tutto finisce, affinché tutto ritorni. Con splendore.

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