Elly Schlein annuncia che la prima uscita pubblica da segretaria Pd sarà alla manifestazione di Firenze “in difesa della scuola e della Costituzione”. Neanche 24 ore dopo Giuseppe Conte conferma che ci sarà anche lui. Una scelta comunicata a distanza di una notte da quella della collega dem, ma che fonti M5s, interpellate da ilfattoquotidiano.it, assicurano fosse stata presa da giorni. Resta il fatto che, per la prima volta, il presidente del Movimento si trova a dover dividere la scena pubblica con una leader a lui vicinissima sulla maggior parte dei temi. Ed ecco che il corteo antifascista di sabato 4 marzo sarà la prima occasione per prendere le misure. Dal Movimento parlano di ottimi rapporti: Conte ha scritto un messaggio a Schlein per complimentarsi della vittoria e proprio sabato 4 marzo contano di incontrarsi pubblicamente. Non è la prima volta: siedono tutti e due a Montecitorio e le occasioni, anche ufficiali, ci sono già state. Ma è la prima volta che si vedranno da leader delle due principali forze dell’area progressista.

E se le parti assicurano che sarà tutto molto spontaneo e più facile di quello che i detrattori vogliono far pensare, la fase rimane delicata. Nessuno può negare che il M5s sia stato spiazzato dal risultato delle primarie, un po’ come mezza Italia (e soprattutto come tutta la classe politica). E anche per questo, ora, si devono ridisegnare le strategie: Conte, che dopo un primo Tweet un po’ nervoso non si era più espresso, ha deciso di convocare il consiglio nazionale del Movimento per giovedì 2 marzo. Si tratta di uno degli organi più importanti del M5s e che da un po’ non si riuniva. Ora dovrà occuparsi proprio di affrontare la domanda che si rincorre di più nelle ultime ore: cosa cambia per il Movimento con l’elezione di Elly Schlein. Perché se tutti erano pronti ad avere Stefano Bonaccini come avversario, la vittoria di una under 40 molto forte sui temi abbandonati dalla sinistra scombina i piani. Per questo il vertice delle prossime ora sarà importante, anche perché al tavolo ci sono gli esponenti più rappresentativi del Movimento: i due capigruppo, i cinque vicepresidenti, la delegazione europea, i referenti dei comitati, Patuanelli, Appendino, Fico e Bonafede. Con loro Conte si confronterà e con loro dovrà studiare le prossime mosse.

Parlare di alleanze e del ritorno del fronte giallorosso è a dir poco prematuro. E proprio perché di fatti da commentare ce ne sono ancora molto pochi, quello che conta per il momento è l’aspetto simbolico. Schlein, eletta segretaria solo domenica scorsa per i dem, ha scelto di debuttare in pubblico in una piazza molto connotata a sinistra. La manifestazione è stata indetta dai sindacati (Cgil con Cisl e Uil) e si protesterà non solo per “l’attacco squadrista dei sei giovani di Azione studentesca”, ma anche in solidarietà alla preside del liceo Leonardo Da Vinci che è stata attaccata dal ministro Valditara per la sua lettera agli studenti contro il fascismo e l’indifferenza. Tutti temi su cui anche il M5s si era espresso nei giorni scorsi, ma che di sicuro sono considerati terreno della sinistra. E in particolare della sinistra che Schlein promette di rappresentare.

Gli umori nel M5s al momento sono altalenanti: in tanti hanno accolto con entusiasmo l’elezione della nuova segretaria perché hanno visto in lei un cambio e una rottura che, fino ad ora, hanno sempre predicato dai banchi del Movimento; ma sull’altro fronte non mancano le preoccupazioni su come potersi distinguere da un volto nuovo che viene a fare campagna proprio nel campo in cui si erano posizionati i 5 stelle. Disuguaglianze, ambiente, povertà: i temi si sovrappongono quasi tutti, tranne la questione centrale della guerra in Ucraina. Il No all’invio di nuove armi è uno degli argomenti che maggiormente distingue Conte dagli avversari e proprio questo potrebbe essere uno dei punti deboli per la nuova segretaria. Intanto non è passato inosservato, a questo proposito, il sondaggio di Noto per “Porta a porta” del 28 febbraio: le primarie hanno fatto crescere i dem di 3 punti e ne hanno tolti 2,5 al M5s. Ma soprattutto, è questo il dato che più ha spaventato in certi ambienti, stando alla rilevazione il 22 per cento degli intervistati che sono andati a votare alle primarie avevano votato M5s alle scorse politiche. Un segnale che, commentano i vertici M5s, non si può ignorare e sul quale bisogna lavorare al più presto. Roberto Fico, ex presidente della Camera e tra i fondatori dei 5 stelle, intervistato dal Fatto quotidiano solo ieri ha cercato di indicare la sua via: “Ora lavorare insieme sui temi”. E’ il punto di partenza di chi è convinto che potrà nascere un nuovo asse insieme a Schlien. Ma il lavoro è lungo, soprattutto perché c’è da ricucire un’alleanza andata in frantumi solo un’estate fa. E va ricucita, innanzitutto, alla luce dei nuovi rapporti di forza. Insomma, se fare previsioni è impossibile, la piazza di Firenze potrà aiutare a far capire come e se sta girando il vento.

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