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“A Gina non ho mai detto di essere un malato terminale. Su mia malattia solo falsità”: intervista ad Andrea Piazzolla, l’ex assistente della “Lollo”

L'ex collaboratore della star del cinema scomparsa un mese fa a 95 parla a ilfattoquotidiano.it: "Ecco la verità sulla mia fibromialgia"

di Morena Zapparoli

“Non ho mai detto a Gina Lollobrigida di essere affetto da una malattia terminale“. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è Andrea Piazzolla, ex assistente dell’attrice morta un mese fa a 95 anni, a processo per circonvenzione di incapace perché – secondo l’accusa – avrebbe isolato dai suoi affetti la star del cinema degli anni Cinquanta e Sessanta per impadronirsi del patrimonio. La risposta di Piazzolla arriva in particolare dopo che in tv e su altri media è stato accusato di avere messo in atto una strategia per impietosire Lollobrigida, farsi assumere come tuttofare e beneficiare dei numerosi regali che la diva gli avrebbe elargito nel corso degli ultimi 12 anni. Secondo queste fonti la prima mossa posta in essere fu una confidenza in cui Piazzolla, allora ventiduenne, avrebbe confessato alla diva di essere affetto da una grave malattia terminale e di avere pochi mesi di vita, confidenza che sarebbe riportata in un’audio su uno scambio di battute fra Lollobrigida e Paolo Limiti, il conduttore televisivo scomparso nel giugno 2017 che stava scrivendo la biografia della grande diva (del quale esiste una registrazione audio). “Io non ho mai detto alla Lollobrigida di essere affetto da una malattia terminale e neppure di avere pochi mesi di vita. La patologia a cui Gina fa riferimento nella conversazione con Limiti in realtà è la fibromialgia secondaria, malattia non mortale ma invalidante di cui sono effettivamente affetto. Purtroppo sono costretto a rivelarlo perché vengo investito da accuse infamanti che offendono la memoria della signora Lollobrigida ancor prima che la mia reputazione”.

Andrea Piazzolla, chi avrebbe interesse a muoverle queste accuse?
Quando Paolo Limiti purtroppo morì, il signor Lucio Nocentini che aveva il solo compito di sbobinare il materiale per realizzare la sua biografia, avrebbe voluto firmare e pubblicare l’opera al posto di Limiti ma Gina che non era d’accordo gli chiese di restituirle tutto il materiale perché non era più interessata alla pubblicazione dopo la scomparsa del conduttore e caro amico. Nocentini tentò comunque di portare a compimento la sua decisione e contattò l’erede di Paolo Limiti per riferirgli di essere diventato molto amico di Milko Skofic, figlio della Lollo, e di avere molti aneddoti che avrebbero potuto arricchire il racconto con l’intento – secondo me – di screditarmi.

Fra questi aneddoti c’era anche l’audio della conversazione fra la Lollo e Limiti?
Esattamente. Ma in realtà nella conversazione Gina manifestava a Limiti la sua preoccupazione per il mio stato di salute perché mi voleva bene come ad un figlio e io ne volevo a lei come ad una madre. Gina raccontava a Paolo che io rifiutavo di sottopormi ad alcune operazioni chirurgiche che avrebbero potuto migliorare le condizioni del mio apparato scheletrico e muscolare messo a dura prova dalla patologia. In nessun passaggio della conversazione tra la Lollo e Limiti Gina menziona una malattia mortale, un tumore o una patologia terminale con aspettativa di vita di sei mesi.

A quando risale l’audio di questa conversazione?
La conversazione risale al 2014 quando io avevo 27 anni e la fibromialgia che è una patologia invalidante mi causava dolori e svariate problematiche tali da far preoccupare le persone che tenevano a me come Gina. Io avevo conosciuto Gina parecchi anni prima, nel 2009, quando ero più giovane e la fibromialgia era molto meno aggressiva per cui in quell’occasione non le ho mai detto di avere una malattia grave, tantomeno una malattia terminale che mi avrebbe portato alla morte nel giro di poco tempo. Vorrei aggiungere che chi era a conoscenza della mia patologia invece di tentare di screditarmi inventandosi notizie false, avrebbe dovuto apprezzare il fatto che nonostante tutti i problemi che causa una patologia invalidante io non abbia mai rinunciato ad occuparmi della signora Lollobrigida accudendola e prendendomi cura del suo benessere e della sua serenità giorno e notte senza mai lasciarla sola.

Lei è in grado di dimostrare ciò che afferma sulla sua patologia?
Assolutamente sì. Nel processo che mi è stato intentato dal figlio di Gina, Milko Skofic, e dal sedicente vedovo della stessa, Javier Rigau, per l’ipotesi di circonvenzione di incapace, io ho fornito attraverso i mei legali tutta la documentazione medica attestante la mia patologia.

Come si spiega che Milko si è alleato con Rigau?
Questo bisognerebbe chiederlo a Milko e a Rigau perché per me è una cosa assurda. Così come bisognerebbe fare loro altre domande alle quali sarebbero tenuti a rispondere non solo sotto il profilo penale ma anche sotto il profilo etico e morale.

Quali, ad esempio?
Dato che in una sentenza di 84 pagine i giudici ritengono che il matrimonio per procura tra Javier Rigau e Gina Lollobrigida non si possa in alcun modo ritenere valido in quanto non ha mai prodotto effetti civili, perché Rigau si arrogava il diritto di ritenersi il marito di Gina scambiando messaggi con il suo amministratore di sostegno per lamentare il fatto che secondo lui la signora versasse in un grave stato di malnutrizione, deperimento fisico, incuria e piaghe da decubito provocate da una poltrona elettrica dalla quale non veniva mai spostata?

Ed è vero che Gina si trovava in quelle condizioni?
Assolutamente no. Sono bugie inventate dal signor Rigau, situazioni che non sono mai state rilevate ma, anzi, pubblicamente negate dal dottor Francesco Ruggiero, il cardiologo che l’aveva in cura e la visitava periodicamente anche presso il suo domicilio. E ancora: perché la signora Lollobrigida che non è mai stata dichiarata da alcuna perizia incapace di intendere e di volere ha dovuto, suo malgrado, subire la nomina di un amministratore di sostegno voluto dal figlio? Perché la signora Lollobrigida non ha potuto almeno scegliere un amministratore di sostegno tra le persone da lei stessa indicate ma le è stato imposto il nome di chi poi ha scelto anche il legale che avrebbe dovuto rappresentarla nei processi a mio carico? Perché ha nominato un avvocato legato da un rapporto di collaborazione con lo studio che rappresenta Skofic e Rigau? Perché amministratore di sostegno e avvocato di Rigau hanno nominato lo stesso perito?

Sono questioni sollevate anche dall’avvocato della signora Lollobrigida, Antonio Ingroia. Magari qualcuno risponderà.
La cosa più triste è che Gina non può più nemmeno replicare. La cosa che mi lascia più allibito è che il figlio pur sapendo che sua madre aveva definito pubblicamente Rigau come “un mascalzone che dovrebbe passare il resto della sua vita in galera” si è alleato con lo stesso Rigau con l’intenzione non solo di distruggere la mia reputazione e intentarmi processi ma anche di provocare disagio e sofferenza a Gina e, da ultimo, di sporcarne la memoria.

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