Il risultato elettorale si rispetta. Sempre. In Lombardia ha vinto il disinteresse con una percentuale del 58%. Il candidato presidente che è stato rieletto ha preso il 55%. Sarà lui a governare nel disinteresse generale.

Io sono quasi venti anni che denuncio, che faccio proposte e impiego molto tempo della mia vita per difendere il Servizio Sanitario Nazionale. Ho la seria convinzione che la strada spianata dal sistema formigoniano della sanità, che ha permesso al privato di coprire il 70% delle prestazioni pubbliche, troverà ancora via libera.

A meno che si possa costituire un comitato di controllo non per contestare ma per proporre soluzioni nuove solo dalla parte dei cittadini. In qualunque democrazia il contraddittorio onesto è solo utile ai cittadini.

Allora spero che la nuova giunta non voglia dimenticare gli errori e voglia far partecipare tutti, ognuno nel proprio ruolo, alla ricostruzione sulle macerie che gli ultimi tre anni hanno creato. A cominciare dalla Commissione d’inchiesta chiesta a viva voce dai parenti dei deceduti nella bergamasca. Siamo tutti in attesa che la Procura di Bergamo si esprima non per punire ma per non ripetere gli stessi errori, magari con le stesse persone.

Il rischio reale di non riuscire più a tenere insieme il bene più grande che il nostro Paese ha, il Servizio Sanitario Nazionale, mi preoccupa enormemente. E’ giovane, avendo solo poco più di quarant’anni, ma tanto debole e minato alle fondamenta.

Non mi tranquillizza nemmeno il fatto che una situazione simile ha scatenato la partecipazione popolare in Spagna: 250mila persone in piazza in modo pacifico a manifestare a sostegno della sanità pubblica contro l’invasione dei privati. Leggere che in Spagna il 27% della popolazione si è trovata impossibilitata ad accedere ai servizi di base mi sconvolge. Sono certo che questi dati, se non peggiori, li abbiamo avuti, ancor più in questi ultimi tre anni di pandemia, anche in Regione Lombardia.

In sanità si guadagna e questo lo hanno ben inteso i privati che hanno investito tanto. La soluzione è uno Stato centrale forte che investa sulla salute dei cittadini e uno Stato dislocato che controlli che i privati accreditati svolgano gli stessi compiti del pubblico.

Un ultimo pensiero da vecchio medico.

Vorrei una maggior partecipazione della mia categoria che deve pensare meno al maggior guadagno immediato e di più al guadagno della salute di chi ha deciso di fidarsi ed affidarsi.

Quanto mi manca il mio vecchio reparto dell’Oftalmico di Milano dove mai, nelle riunioni mattutine, si parlava di guadagno, se non inteso come salute del paziente. Mai, nei tanti anni di frequenza senza guadagnare nulla, ho pensato che non fosse giusto, anzi pensavo fosse una fortuna avere dei colleghi più grandi che avessero voglia di insegnarmi a diventare almeno un medico onesto. Il resto è arrivato, con il tempo.

Spero che la mia Regione si interroghi e dia spazio a tutte le idee utili a tutti. Altrimenti è meglio scendere.

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