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“Corruzione al ministero dell’Istruzione”: l’ex dirigente Boda chiede il rito abbreviato. Miur e Palazzo Chigi si costituiranno parte civile

L'ex capa del dipartimento è a processo per un'inchiesta su alcuni appalti del dicastero. Tra chi ha chiesto di costituirsi parte civile anche i lavoratori dell'agenzia Dire: tra gli imputati c'è anche l'ex editore Bianchi di Castelbianco
“Corruzione al ministero dell’Istruzione”: l’ex dirigente Boda chiede il rito abbreviato. Miur e Palazzo Chigi si costituiranno parte civile
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Ha chiesto il rito abbreviato l’ex capa del dipartimento del ministero dell’Istruzione Giovanna Boda, imputata insieme ad altri per alcuni presunti episodi di corruzione in appalti del dicastero. A chiedere il rito alternativo – che prevede il giudizio davanti al gup e uno sconto di pena di un terzo in caso di condanna – sono stati anche altri tre imputati. Nel processo è coinvolto, tra gli altri, anche l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco. Hanno anticipato la richiesta di costituirsi parte civile l’Avvocatura dello Stato in rappresentanza del ministero e della presidenza del Consiglio.

La decisione su abbreviati e rinvii a giudizio è attesa per il 6 giugno. Al centro dell’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Carlo Villani e culminata con una serie di arresti nel settembre del 2021, un presunto giro di mazzette e utilità per ottenere l’affidamento delle gare. A Boda e a Bianchi di Castelbianco i magistrati contestano i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. In questa vicenda sei posizioni hanno già chiesto il patteggiamento con pene che vanno dai 4 mesi e due anni di reclusione.

Tra le istanze di parte civile anche quella avanzata al giudice dai lavoratori della agenzia Dire. Bianchi di Castelbianco è, infatti, ex editore della COM.E., società editrice dell’agenzia. La decisione di avanzare la richiesta di costituzione di parte civile è stata deliberata al termine di un’assemblea dell’agenzia Dire che si è tenuta il 9 febbraio. La richiesta è stata avanzata formalmente da tre giornalisti in rappresentanza del corpo redazionale.

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