Nel giorno della sconfitta alle Regionali del Lazio, Alessio D’Amato, candidato di centrosinistra, sostenuto da Pd e Azione-Italia Viva, ha ammesso la sconfitta, ma attaccando il M5s di Giuseppe Conte, accusato di aver rotto l’alleanza per “interessi di parte, per guadagnare qualche punto percentuale” sui dem: “Sono i 5 Stelle i veri sconfitti, rischiano di finire sotto al 10%”.
E ancora: “È un fallimento di questa strategia: Conte dovrà riflettere sulle scelte che ha compiuto e sulla scelta di non proseguire l’esperienza di governo che ci ha visti alleati. Il dato del M5S è più basso delle ultime Regionali, ma anche delle politiche. L’inceneritore è stato solo un pretesto, la colpa è stata di Conte”, ha spiegato, intervenendo dal palco allestito all’interno del suo comitato elettorale in via di Portonaccio, a Roma.
Accanto a D’Amato pochi dirigenti locali, ma nessun leader nazionale dem, né i candidati alle primarie del partito, né il segretario uscente Enrico Letta, già assenti alla chiusura della campagna elettorale. Eppure D’Amato ha cercato di spegnere le polemiche: “Non mi sono sentito solo, ho voluto io una campagna molto legata ai temi del territorio e più svincolata dalle dinamiche nazionali. Né ho voluto i dirigenti nazionali, c’è un Congresso in corso. È stata una mia richiesta. E mi pare che il risultato abbia pagato. Andiamo anche sopra la Lombardia”, si è difeso. Al contrario, così come spiegato dall’altro candidato dem sconfitto, Pier Francesco Majorino in Lombardia, anche D’Amato ha sottolineato come i tempi lunghi del Congresso Pd abbiano influito: “Se ha pesato non avere un leader Pd? Sicuramente tanti mesi così non hanno aiutato, per cui concordo con lui. Vanno riviste le procedure che sono molto lente. Se i dati saranno confermati il Pd ha avuto un recupero sulle Politiche, mi sembra comunque che per il Pd sia stato un buon voto. È un dato che incoraggia, il modello della campagna può essere utile per il partito”, ha concluso.
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