Quella di ieri è stata una giornata chiave per fare il punto sullo stato di salute dei colossi del web. Dopo anni di vertiginosa crescita di utili, fatturati e capitalizzazione, il 2022 aveva segnato una fase di arretramento, complice il venir meno dell’emergenza pandemica e il minor ricorso ai servizi on line rispetto al biennio precedente. I risultati che hanno convinto di più il mercato sono stati quelli di Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp) che ieri ha chiuso la seduta di borsa in rialzo di ben il 23%. Lo sprint è stato innescato dall’annuncio di un piano di riacquisto di azioni proprie da 40 miliardi di dollari ma sembrano anche ridimensionarsi i timori degli investitori per la grossa la posta puntata da Mark Zuckerberg sul progetto metavreso. Zuckerberg ha affermato che il 2023 sarà “l’anno dell’efficienza”. Soprattutto il visionario piano di riassestamento del gruppo intrapreso dal fondatore sembra iniziare a dare qualche primo risultato tangibile. Notizie meno esaltanti per gli altri big con trimestrali comunicate a mercati chiusi e attesa per quella che sarà la reazione alla riapertura odierna. Ieri sera, negli scambi after hours che si svolgono con listini già chiusi per regolarizzare posizioni tra operatori Amazon perdeva il 6,6%, Alphabet (Google e Youtube) il 6,4% ed Apple il 5,6%.

Apple ha presentato dati di vendita dell’ultimo trimestre inferiori alle attese degli analisti per la prima volta in oltre tre anni e mezzo i ricavi scendono, effetto della flessione dei minori acquisti di iphones e computer mac. I ricavi dell’ultima parte dell’anno si sono attestati a 117 miliardi di dollari, il 5,5% in meno dell’anno prima mentre gli utili sono scesi del 13,4% a 30 miliardi, meno delle previsioni. Ha avuto un peso anche lo stretto legame del gruppo con la produzione in Cina, dove vengono assemblati buona parte dei suoi prodotti, per lo più nei giganteschi stabilimenti Foxconn. Problemi alle filiera, causati anche dalla politica “Zero Covid” implementata fino a poco tempo fa da Pechino, hanno causato ritardi sulle filiere.

A pesare sui conti di Google è invece la flessione del 4% dei ricavi pubblicitari on line. I ricavi del gruppo Alphabet sono saliti ma solo dell’1% a fronte del + 32% che aveva caratterizzato lo stesso trimestre del 2021. L’utile per azione si è attestato a 1,06 dollari, al di sotto delle stime. Il mese scorso il gruppo ha annunciato il licenziamento di 12mila persone per ridurre i costi. La presentazione dei dati è stata anche l’occasione per fare il punto sulla sfida lanciata da ChatGPT al motore di ricerca che domina il web. L’amministratore delegato Sundar Pichai ha spiegato che molto presto Google darà ai suoi utenti la possibilità di interagire direttamente con le nostre intelligenze artificiali “in modi innovativi e sperimentali”.

Ombre si leggono anche nelle pagine dei bilanci di Amazon, gruppo a sua volta reduce da un’ondata di licenziamenti. A deludere in questo caso non sono state le vendite della piattaforma e-commerce, migliori delle previsioni, quanto piuttosto i risultati della divisione di servizi cloud (Aws) di cui Amazon è il principale operatore al mondo insieme a Microsoft. Tra ottobre e dicembre scorsi le vendite on line hanno superato i 142 miliardi di dollari, il 9% in più dello stesso periodo del 2021 ma i ricavi di Aws sono cresciuti “solo” del 20%, la metà dell’anno prima deludendo gli analisti. Il margine operativo (differenza tra ricavi e costi della produzione) si è attestato a 2,7 miliardi, ovvero800 milioni in meno di un anno fa.

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