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Il “pene invernale” esiste davvero, la scienza lo conferma: “La lunghezza si riduce anche del 50%”

A indagare l’effetto delle temperature più fredde sul pene e sui testicoli uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Leeds e del Queen Elizabeth Hospital di Birmingham

di 30science per Il Fatto

Spesso gli uomini meno dotati tendono a incolpare il freddo per le dimensioni poco fortunate della propria virilità, ma la scienza potrebbe ora spezzare una lancia in favore di queste asserzioni. A indagare l’effetto delle temperature più fredde sul pene e sui testicoli uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Leeds e del Queen Elizabeth Hospital di Birmingham. Il gruppo di ricerca, guidato da Oliver Kayes e Richard Viney, ha considerato il restringimento dei corpi cavernosi del sesso maschile che si verifica in conseguenza del calo di temperatura. Questa riduzione delle dimensioni, rassicurano gli esperti, rappresenta una normale risposta fisiologica dell’organismo, non provoca danni permanenti ed è solo temporanea. “Quando il corpo sente freddo – afferma Viney – si verifica una serie di reazioni volte a proteggere gli organi interni. Questo si traduce nel restringimento dei vasi che raggiungono la pelle, il che impedisce al sangue freddo di rifluire nel corpo e causare un abbassamento di temperatura intorno agli organi vitali”. Tale processo, noto come vasocostrizione, può portare anche a una diminuzione dei tessuti. Pene e testicoli, confermano gli esperti, non costituiscono un’eccezione.

Sebbene gli effetti della vasocostrizione siano piuttosto controversi, urologi ed esperti di salute sessuale hanno stimato che le temperature più fredde possono ridurre la lunghezza del pene fino al 50 per cento. “La percezione del freddo – commenta Kayes – provoca una riduzione del flusso sanguigno nelle estremità corporee, come il naso, le dita dei piedi e delle mani o, appunto, il pene. Ciò spiega perché queste zone sono più vulnerabili al congelamento quando ci si trova in condizioni meteorologiche estreme”. “In generale – osservano gli scienziati – se un uomo dovesse trovarsi nudo a temperature sotto lo zero sperimenterebbe una contrazione dello scroto, il sacco che contiene i testicoli e del pene. Questo avviene perché il muscolo si muove per avvicinare i testicoli al corpo ed evitare che si raffreddino eccessivamente. Si tratta di un riflesso assolutamente naturale, che verrebbe invertito semplicemente con un bagno caldo o attraverso un’erezione”.

Tra le possibili conseguenze negative di questa esperienza, gli esperti riportano la possibilità che la diminuzione del flusso sanguigno ai genitali possa provocare attrito con la biancheria intima, causando disagio fisico. “Una riduzione da lieve a moderata delle dimensioni della virilità – osserva Kayes – può causare difficoltà nel raggiungere l’erezione, piuttosto comune nei soggetti con problemi cardiovascolari. Condizioni più serie dovute a traumi, infezioni, vasculiti, temperature estreme o iniezioni di droghe illecite possono causare ischemia, cancrena, autoamputazione o perdita di tessuto”. Il semplice restringimento del pene dovuto alla percezione di temperature più fredde, però, è molto lontano da queste conseguenze drastiche. Per rassicurare la popolazione maschile, gli scienziati raccomandano tre strategie di difesa per proteggersi dal “winter penis”. “Per ridurre al minimo gli effetti del calo delle temperature sulla propria virilità – conclude Kayes – consigliamo di coprirsi bene, di restare sessualmente e fisicamente attivi. Non appena la temperatura migliora, infatti, i genitali maschili tendono a tornare alle condizioni normali. Non c’è da preoccuparsi di conseguenze a lungo termine”.

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