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Carlo e la verticale in boxer, Harry rivela: “Bastava mettere un dito sulla maniglia per sentirlo pregare: ‘No, no! Non aprite!'”

Non paghi di Carlo III tutto nudo e in boxer mentre innalza  i piedi al cielo e prova a non tenere sotto pressione i muscoli lombari (la verticale se non fatta bene comunque porta a una forte pressione cervicale, ndr), ecco il secondo dettaglio paterno descritto da Harry

di Davide Turrini

La verticale in boxer e l’orsacchiotto da tenere stretto stretto al petto. Hai voglia a non essere curiosi di chincaglierie reali, ma certi dettagli che il secondogenito Harry racconta in Spare – Il minore (Mondadori) sul padre, Carlo III, meritano una piccola sosta gustativa. Intanto, volontariamente o meno, nell’intero libro Harry dipinge l’attuale re Carlo, nel periodo che sta a cavallo del nuovo secolo come una sorta di carsica e asettica apparizione paterna che si dirada via via che Lady D. viene dimenticata e “l’amichetta” Camilla diventa moglie ufficiale. In mezzo a questo distillato di ricordi, tra cui l’annuncio della morte di Diana che avviene con una mano di Carlo sul ginocchio di Harry, una quarantina di parole, nemmeno una lacrima o un singhiozzo e un “su coraggio”, il duca del Sussex ne ricorda un paio davvero notevoli che mostrano come lo stesso Re d’Inghilterra compia gesti comuni e si intenerisca come un pupo.

Nel primo caso, quando Harry descrive l’austero labirintico castello di Balmoral – oltre cinquanta stanze tutte uguali – ecco la prima chicca. “Le porte sono identiche, le stanze comunicanti, quindi è facile perdersi”, scrive Harry nel libro. “Se aprivi la porta sbagliata, potevi imbatterti in mio padre mentre il suo valletto lo aiutava a vestirsi, o peggio lo trovavi mentre faceva la verticale. Un esercizio che gli aveva prescritto il fisiatra come unico rimedio per i dolori costanti che aveva al collo e alla schiena, in gran parte dovuti a vecchi incidenti di polo”. Nulla di che all’apparenza visti i dolori quotidiani a collo e schiena a cui siamo sottoposti tutti quanti. Solo che Carlo questo esercizio amava farlo in un certo modo. “Li eseguiva ogni giorno in boxer, appoggiato a una porta oppure appeso a una sbarra come un abile acrobata”, spiega Harry. “Bastava mettere un dito sulla maniglia per sentirlo pregare dall’altra parte: “No, no! Non aprite! Per favore, non aprite!”.

Non paghi di Carlo III tutto nudo e in boxer mentre innalza i piedi al cielo e prova a non tenere sotto pressione i muscoli lombari (la verticale se non fatta bene comunque porta a una forte pressione cervicale, ndr), ecco il secondo dettaglio paterno descritto da Harry. “Papà confessò di essere stato “perseguitato” da ragazzo. Per temprarlo, la nonna e il nonno lo avevano spedito a Gordonstoun, un collegio dove era stato orribilmente bullizzato. E disse che le vittime più probabili dei bulli di Gordonstoun erano i tipi creativi, sensibili, amanti dei libri; in altre parole: lui”. Harry allora specifica qual è stata l’arma di difesa al bullismo dell’attuale re britannico: “Lo ricordo mormorare cupo: “Sono sopravvissuto a stento“. In che modo? Testa bassa, stringendo l’orsetto di peluche che ancora possiede a distanza di tanti anni. Teddy andava ovunque con papà. Era ormai in uno stato pietoso, con le zampe rotte e i fili scuciti, e buchi rattoppati qua e là”. Harry peraltro si riferisce ad un momento sentimentale apparentemente complicato per Carlo, cioè l’intermezzo tra la morte di Diana e la possibile nuova vita con Camilla. “Teddy esprimeva in modo eloquente la sostanziale solitudine dell’infanzia di papà, e molto meglio di quanto lui avrebbe mai potuto fare. Willy e io concordammo che papà meritava di meglio e, con le dovute scuse a Teddy, aveva bisogno di una vera compagna. Ecco perché, su sua richiesta, promettemmo di accogliere Camilla nella nostra famiglia”.

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