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Autonomia differenziata, 101 Comuni pronti a scrivere a Mattarella per fermarla

La rete di sindaci si dice contraria alla bozza di riforma: "Riteniamo che l’autonomia differenziata possa determinare profonde spaccature in un Paese già diviso da troppo tempo, siamo pronti ad autodenunciarci - si legge - affermando che sì, l’autonomia differenziata rischia di spaccare l’Italia e noi siamo molto preoccupati"
Autonomia differenziata, 101 Comuni pronti a scrivere a Mattarella per fermarla
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Sono pronti a scrivere a Sergio Mattarella per chiedere di fermare la bozza di riforma, ideata dal ministro Roberto Calderoli, che imposta l’autonomia differenziata. E il loro numero cresce di giorno in giorno, raddoppiato da inizio anno. Sono diventati 101 i Comuni che hanno deciso di scrivere al presidente della Repubblica per provare ad arginare il testo presentato dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie. A comunicarlo è il movimento istituzionale Recovery Sud, nato per colmare il divario Nord-Sud.

In un comunicato, la rete di sindaci si dice contraria alla bozza di riforma: “Riteniamo che l’autonomia differenziata possa determinare profonde spaccature in un Paese già diviso da troppo tempo, siamo pronti ad autodenunciarci – si legge – affermando che sì, l’autonomia differenziata rischia di spaccare l’Italia e noi siamo molto preoccupati”. I sindaci chiedono inoltre che Calderoli “dimostri con i fatti la sua volontà di non creare ulteriori fratture ritirando la bozza” e “aprendosi a un confronto serio con i Comuni per la realizzazione condivisa di riforme che possano portare a una crescita armonica di tutto il Paese, attuando il dettato costituzionale a cominciare dal principio di coesione nazionale”.

Già negli scorsi giorni, la rete di sindaci riunita in Recovery Sud aveva invitato tutti i collegi del Meridione “a manifestare la propria gratitudine nei confronti del Presidente della Repubblica Mattarella per aver richiamato la centralità del tema delle diseguaglianze territoriali” e chiesto “a tutti di non restare in silenzio e di manifestare il proprio dissenso nei confronti dell’autonomia differenziata, rivendicando, al contrario, la necessità di un piano nazionale di emergenza per eliminare i divari tra Nord e Sud in tutti i campi, dalla sanità al lavoro, dall’istruzione ai trasporti”.

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