Proprio il 19 dicembre 1997 usciva nei cinema americani Titanic annunciato blockbuster monumentale e storia d’amore in un’epica di celluloide paragonabile soltanto a Via col vento. A 25 anni da quell’exploit sono ancora nitide le immagini di Kate Winslet e Leonardo DiCaprio abbracciati sulla prua della nave. Aggrappati nel finale a quella porta fracassata nell’acqua gelida di Terranova che da lì a poco avrebbe visto Jack inghiottito dai flutti. O tesi e speranzosi nei loro abiti da sera, intorno a un tavolo di pettegolezzi e alta società.

O ancora avvinghiati in danze vorticose nei piani bassi al ritmo di musiche irlandesi e poi sudati nella loro romantica e appassionata notte d’amore. Con i suoi 2,201 miliardi di dollari incassati è finora il terzo incasso più ricco della storia del cinema. E rimase il primo fino all’avvento di Avatar nel 2009, che ancora oggi primeggia con 2,922 miliardi all’attivo e Avengers: Endgame, secondo con 2,797 miliardi di dollari.

L’immaginario collettivo subì uno scossone epocale con Titanic. Un vero e proprio upgrade, per dirla con un gergo da terzo millennio. C’erano dentro molti elementi di forte impatto storico, estetico ed emotivo in Titanic. Conteneva un romanzo verosimile sul reale incidente occorso al transatlantico britannico nel 1912 con la ricostruzione scenica e visiva certosinamente ispirata alla documentazione consultata da James Cameron e ripescata attraverso esplorazioni subacquee impensabili fino ad allora, che riportarono alla luce un’infinità di dettagli.

Proponeva una love story rimasta inossidabile nel tempo tra due giovani che rappresentavano la spaccatura atavica tra ricchi e poveri. Utilizzava l’apporto tecnologico e la computer graphic animation utilizzate per realizzare non solo le spettacolari scene del naufragio, che ancora oggi fanno scuola, ma anche, per esempio, per moltiplicare digitalmente il numero delle comparse sui ponti.

Cameron nel ’97 proveniva già da diversi successi, tra gli altri Terminator 1 e 2 e The Abyss, pellicole rivoluzionarie per tecniche e tecnologia di ripresa, oltre che grandi film di fantascienza e distopia. Il quarto di secolo di Titanic cade proprio dopo il primo weekend d’uscita per un altro grosso titolo di Cameron appena uscito in sala tronfio di speranze ed ambizioni. Avatar: La Via dell’Acqua è nei cinema italiani dal 14 dicembre e ha già incassato 9,98 milioni di euro, mentre nel mondo ora è a quota 434,5 milioni di dollari.

Un cammino che probabilmente straccerà i 3 più grandi successi di pubblico post-Covid: Top Gun Maverick della Paramount e poi Spider-Man e Doctor Strange entrambi di casa Disney. Già da qui lo strapotere della major di Topolino è molto chiaro avendo incamerato sia Marvel che Fox (ora Twentieth Century Studios) che produce Avatar fin dal 2009.

A fine anni 90 i tg magazine parlavano di adolescenti appassionati che andavano a guardare più e più volte al cinema Titanic. Entrò nei cuori del pubblico in maniera indelebile con tutti i suoi record. Fabbricò due icone d’attori, citazioni e parodie. Impose Cameron come Re Mida del cinema e a giudicare dai numeri e dai primi commenti, anche Avatar 2 potrebbe incassare un bel po’.

Il primo capitolo, in fin dai conti, era una storia di indiani contro cow-boys, il bene dei indigeni Na’vi contro gli umani invasori spietati. Il tutto in una salsa new-age basata sulla spiritualità della natura. Aspetto, quest’ultimo, molto cool in quel periodo. Insieme al concetto di avatar (simulatori di vita) inventato da videogiochi come The Sims. Stavolta Cameron alza il tiro, trasferisce tutti i personaggi sulle sponde dell’oceano di Pandora, ci aggiunge figli naturali e adottivi e l’universo diventa subacqueo popolato di cetacei immaginari e, soprattutto, la famiglia diventa aperta pur rimanendo patriarcale. Cocktail perfetto per bissare il successo.

Ma Cameron fa di più, si autocita. Alcuni frame di questo Avatar 2 ricordano Titanic. Lì Jack e Rose lottavano per non cadere in acqua, mentre nel finale quella tavola di legno non reggeva a galla entrambi. Invece l’intera famigliola Na’vi si sostiene a un pezzo di barca e da lì partirà per la sua riscossa contro i cattivi.

Eccola la panoramica riscossa di Cameron. Titanic teneva viva la tensione drammaturgica di una narrazione serrata e organicamente ben amalgamata a tutti i fattori tecnici e visivi. Gli Avatar, invece, sono grandi circhi. Un aereo, l’altro acquatico, che puntano più al puro stupore per il colpo d’occhio. Al susseguirsi di creature inimmaginabili e azioni ipercinetiche e li appoggia in pieno la Disney che contribuisce alla creazione di questo mondo ampliandolo come se Pandora diventasse per un pugno di quarti d’ora un pianetone di Star Wars.

Insomma, successo in corso quindi nuovi record all’orizzonte? Forse sì. Ma non ci dimentichiamo che 3 ore e un quarto di circo delle meraviglie in 3d possono pure annoiare. Mentre Titanic no, come suggeriscono i vari passaggi televisivi che negli anni hanno sempre fatto ascolti e share molto alti. Lo confermano anche gli Oscar: solo 3 per Avatar, tutti tecnici, e 11 per Titanic. Tra i quali miglior film e miglior regia. Buon compleanno ai grandi film.

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