Ho scritto spesso da questo mio spazio del mondo della cura della salute. Ho parlato di farmaci specifici che ritengo siano da porre come unico farmaco per la cura delle patologie importanti, che abbia le caratteristiche dei farmaci sperimentati ed approvati con un costo più vicino ai generici. Magari prodotti nella nostra azienda farmaceutica statale che produce solo prodotti per l’esercito. Ho scritto più volte che almeno i farmaci cronici potrebbero essere spediti direttamente a casa dei pazienti con un sistema collegato ad History Health, superando il mercato commerciale e permettendo un grande risparmio per le casse di tutti. Ho scritto più volte di farmaci antidiabetici ritirati dal mercato in molti paesi europei per le complicanze, mentre noi li troviamo nel prontuario del sistema sanitario nazionale. Più volte ho scritto di incongruenze legate all’uso di farmaci fra essi sovrapponibili come utilizzo, ma a costi diversi. E non briciole. Mi piace a questo proposito ricordare la mia lunga lotta Avastin-Lucentis. Due farmaci oculistici usati nelle degenerazioni retiniche con costi molto diversi ed effetti uguali. Ora, il sistema sanitario nazionale usa esclusivamente quello che costa ottanta volte meno.

Una vittoria dovuta alla tenacia dei miei scritti sul fattoquotidiano.it e degli amici di Report che hanno, nelle figure di Giorgio Mottola e di Sabrina Giannini, condiviso i miei pensieri. Perché ho sempre pensato che lavorare intorno alla malattia e alla salute dei cittadini non debba essere un lucro e che la scelta di prestazioni private debba essere una scelta, appunto, non un obbligo. Anche questo vuol dire difendere il Ssn.

Per questo quando un sabato sera a cena mi è arrivato un messaggio da un caro amico e collega mi sono sentito usato come si dovrebbe sentire usato qualunque cittadino. Ho alzato le orecchie e gli occhi al cielo per vedere e ascoltare meglio. E ringrazio questo collega che faccio entrare volentieri nel mio vicolo degli onesti. Si parla di terapie anti Covid. Anche di questo ho parlato, citando il mio amico Giuseppe De Donno e la sua terapia del plasma. Della sua solitudine fino all’abbandono. In particolare ho avuto certezza della bontà delle sue idee inascoltate nell’uso da parte del mio amico anestesista, che ogni martedì incontravo nella sala operatoria della San Camillo di Milano. Un successo inconfutabile nel silenzio generale. Un sopravvissuto che ha testimoniato.

Non vorrei qui parlare dei vaccini, delle loro complicanze a breve e a lungo termine e della loro efficacia che solo il tempo ci dimostrerà. Voglio parlare della spesa che nessuno ci dice. Ma ancora una volta Report, nel giugno scorso, “aveva rilevato il numero di dosi di vaccini acquistati dall’Italia: 138 milioni per il 2022, molte inutilizzate e a rischio scadenza. Ora il ministro della Salute Orazio Schillaci ammette che il quantitativo era eccessivo”. Ma se alcune terapie salvano vite umane occorre che le aziende farmaceutiche rinuncino alla maggior parte dei loro guadagni nei momenti di emergenza. Salvare i cittadini per poi curarli nella quotidianità. Occorre che i medici, tutti i medici, rinuncino a essere ospitati in luoghi e cornici faraoniche per i congressi oggi inutili con la possibilità di aggiornamento da remoto.

Se così fosse non avrei perso l’appetito quel sabato sera e la mia digestione non avrebbe dovuto aver bisogno di un antiacido (sempre loro, i farmaci!). Perché il mio caro amico e collega mi invia lo scontrino di una farmacia francese dove si è recato ad acquistare il farmaco antivirale più noto, il Paxlovid, e lo paga, semplicemente esibendo il tesserino dell’Ordine dei medici di Milano e come cittadino italiano, 4,59 euro. Mi informo. Ricevo da una amica farmacista di Legnano la foto a video dello stesso prodotto così scopro che, in Italia, viene venduto esclusivamente con una ricetta “speciale” interamente coperto dal sistema sanitario nazionale con un costo di 1.980 euro! E non mi sono fermato. Ho saputo infatti che secondo la dottoressa Lisa Hedman, responsabile dell’accesso ai farmaci dell’Oms, il costo nel mondo di un trattamento completo spazia fra 230 e 490 euro!

Le domande sono: il Sistema sanitario nazionale è così ricco da pagare lo stesso farmaco molto di più? Chi contratta il prezzo? Il ministro della Salute ne è a conoscenza? Le aziende farmaceutiche desiderano la nostra morte economica?

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Tiziano Fratus cammina sulla stessa mia strada, arborea e concettuale

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