Sale la tensione tra maggioranza e opposizione sulla manovra. Il governo continua a rinviare il deposito dei suoi emendamenti in commissione Bilancio alla Camera e per ora ha portato in ufficio di presidenza solo una serie di titoli: “Giustizia, politica industriale, enti territoriali…”. Roberto Pella, relatore di FI, ha detto che arriveranno “domani in tarda mattinata, tra le 10 e le 14”, per arrivare al voto lunedì. “Stiamo perdendo tempo”, commenta Luigi Marattin, capogruppo di Azione-Iv in commissione evidenziando. “Non sono pronti”, aggiunge Marco Grimaldi di Alleanza Verdi Sinistra, “dicono che il maxiemendamento lo depositeranno domani mattina, ci hanno dato dei macrotemi in cui potrebbe entrare tutto e il contrario di tutto”. Intanto è andato in scena lo sciopero indetto da Cgil e Uil contro la manovra, che il vicepremier ha bollato come “immotivato ed ideologico” chiosando: “Io sono in Consiglio dei ministri a lavorare per appalti più veloci, che daranno lavoro a migliaia di operai, mentre la Cgil con scioperi inutili gli operai li lascia a piedi, senza treno e senza bus”. La Cgil, insieme al sindacato degli inquilini Sunia, torna all’attacco per il voto negativo arrivato giovedì nei confronti di un emendamento di opposizione che avrebbe rifinanziato con 200 milioni di euro il fondo morosità incolpevole azzerato con la manovra.

I rinvii del governo – Non c’è “alcun accordo né sul metodo né sul merito” e ora “temiamo che l’obiettivo di una parte del governo sia arrivare a non approvare nessuna modifica. Il problema è nella maggioranza”, dicono i capigruppo di Avs e Pd Grimaldi e Ubaldo Pagano al termine dell’ufficio di presidenza della commissione. “Hanno chiuso ieri il decreto Aiuti quater e hanno iniziato solo oggi a lavorare sulla manovra”. Noi “se ci sono cose digeribili le votiamo, ma se ci sono cose non digeribili è chiaro che faremo battaglia politica. Per noi è assurdo, si rischia che non si discutano nemmeno gli emendamenti segnalati” e questo significa che “le opposizioni rischiano di non vedere votati nemmeno gli emendamenti frutto di un accordo politico”.

Solo titoli – Tra le proposte che sarebbero state elencate all’opposizione, secondo quanto viene riferito, ci sarebbero le modifiche a Opzione donna, alcune norme di politica industriale, un pacchetto sud con 5 interventi, due norme sulla giustizia, misure sulla competitività, interventi sul sociale, alcuni emendamenti sugli enti locali, correttivi e modifiche del testo base sugli interventi fiscali, scorrimenti di graduatoria per le assunzioni nella pa. Erano però attesi anche un emendamento sul superbonus, con la proroga per la presentazione della Cilas, e la riduzione della soglia oltre la quale scatta la multa se si rifiuta di far utilizzare ai clienti il Pos. Fino a giovedì sembrava poi probabile un allentamento della stretta sulle rivalutazioni delle pensioni, portando la soglia degli assegni indicizzati al 100% da 4 a 5 volte il minimo. Quasi scontato anche il sì all’innalzamento delle minime, fortemente voluto da Fi, a 600 euro ma solo per gli over 75.

La bocciatura dell’emendamento sul fondo affitti – Giovedì sera il governo ha bocciato la proposta di rifinanziare il Fondo affitti e morosità incolpevoli. “La destra al governo? È quella che volta le spalle alle famiglie più fragili e ai più deboli”, ha detto la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani. Per Grimaldi è “un altro segnale di una manovra classista, tutta indirizzata verso chi ha di più. Il Fondo per il sostegno alla locazione passa da 230 milioni a zero. Stessa sorte per i contributi alla morosità incolpevole, che in Italia causano il 90% dei 150mila sfratti già esecutivi. Dopo il taglio al Reddito di cittadinanza, un altro colpo del governo ai poveri, già vessati dall’inflazione, dal caro energia e dai prezzi degli affitti“. Cgil nazionale e Sunia, il sindacato degli inquilini, definiscono grave la scelta: “Un affronto agli inquilini con Isee inferiore a 17mila euro, mette in difficoltà tutti quei proprietari che hanno ricevuto puntualmente il pagamento del canone grazie a questi provvedimenti”.

Per la Confederazione e il sindacato degli inquilini “si profila una stagione di conflitto che sarà causata dall’impennata degli sfratti per morosità incolpevole e si riverserà drammaticamente su Regioni e Comuni, privati così degli strumenti per far fronte all’emergenza”. “La legge 431/98 parla chiaro: il fondo è gestito dal Ministero delle Infrastrutture e deve essere annualmente integrato dalla legge di Bilancio. Quest’obbligo è stato disatteso per il 2023, senza considerare le ricadute sui ceti medio-bassi e bassi. L’ultima chance per il governo e la maggioranza è di riparare a questa gravissima omissione nel maxiemendamento, come stanno rivendicando le manifestazioni indette in questi giorni in tutta Italia”.

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