“Basta bonus, i salari vanno aumentati in modo strutturale, siamo in una vera e propria emergenza”. Lo dice in un’intervista al quotidiano La Repubblica il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “Ci aspettiamo, già a partire da questa legge di Bilancio, un taglio al cuneo contributivo tutto a favore delle lavoratrici e dei lavoratori – spiega -. Accompagnato da un intervento fiscale per aumentare il loro potere d’acquisto, ripristinando il meccanismo che rivaluta deduzioni e detrazioni fiscali all’inflazione”. L’impostazione di Landini si contrappone a quello del leader degli industriali Carlo Bonomi che da mesi ripete con cadenza quotidiana la necessità di un taglio al cuneo, ossia la differenza tra lo stipendio che un dipendente riceve in busta paga e quello che il lavoratore costa complessivamente all’impresa, da 16 miliardi di euro e diviso per un terzo a favore delle aziende e per due terzi a beneficio dei dipendenti. Giova sempre ribadire che il datore di lavoro può calibrare la retribuzione anche in base a quello che deve pagare in termini di tasse e contributi. Pertanto, al di là di chi materialmente versa allo stato gli oneri fiscali, a sostenerli è di fatto solo il dipendente.

Nell’intervista Landini continua sottolineando come la priorità “sono i salari netti da aumentare, le risorse devono andare tutte ai lavoratori travolti dalla lunga crisi e da un’inflazione al 12%-. A questo deve servire la riduzione del cuneo contributivo. Le imprese in questi anni hanno già incassato incentivi a pioggia, mai condizionati e selettivi. E molte in cambio hanno pure delocalizzato, disinvestito, precarizzato il lavoro“. I fringe benefit a 3 mila euro “rischiano di essere uno specchietto per le allodole. Ricordo che la contrattazione aziendale riguarda solo il 20% dei lavoratori“. Intervistato sempre da Repubblica, Stefano Scarpetta, direttore del dipartimento per l’occupazione e il Lavoro dell’Ocse, invita le aziende a limitare i loro profitti (sinora non in particolare sofferenza, ndr) per sostenere le buste paga dei dipendenti. Secondo i dati dell’organizzazione gli stipendi italiani sono gli unici tra quelli dei paesi membri ad essere rimasti sugli stessi valori di trent’anni fa.

I nostri giovani, prosegue il leader della Cgil, “lasciano l’Italia, questo è il tema. Dobbiamo restituire loro una speranza, un progetto di paese. E invece abbiamo salari bassi, lavori precari e in futuro pensioni da fame. Stiamo bruciando una generazione”. Il governo “dovrebbe presentare la manovra in Consiglio dei ministri lunedì prossimo. Negli incontri che abbiamo avuto con la premier Meloni e con il ministro Fitto ci è stata ribadita la volontà di coinvolgerci. Noi siamo pronti al confronto e alla trattativa“. Se così non sarà, ” valuteremo cosa fare insieme a Cisl e Uil”. Si deve ripartire anche “da un grande Piano energetico, fondato sulla filiera delle fonti rinnovabili, per mettere al lavoro donne, giovani e Sud che pagano di più la crisi”. Fra le misure per trovare le risorse, Landini propone “un contributo straordinario di solidarietà per chi ha redditi sopra i 100 mila euro e ricchezze sopra il milione” e “lotta all’evasione serrata”. Per quanto riguarda la flat tax, è “inaccettabile – ribadisce – come pure condoni e rialzo del tetto al contante”.

Ieri però il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco è tornato a sconsigliare un intervento generalizzato a favore dei salari poiché rischierebbe di innescare una rincorsa tra aumenti dei prezzi e incrementi in busta paga. L’aumento dei prezzi energetici è “una tassa sulla nostra economia che non è possibile rinviare al mittente e che non può essere eliminata attraverso vane rincorse tra prezzi e salari“, e in questo “resta cruciale la responsabilità delle parti sociali”, ha affermato Visco. Il governatore constata anche come “L’alto livello raggiunto dall’inflazione costituisca un onere pesante per le famiglie, soprattutto quelle meno agiate, che spendono una parte consistente del loro reddito per l’acquisto di beni alimentari ed energetici, nonché per le imprese, che vedono erodere la loro competitività”. Ciò nonostante, secondo Visco, a quanto pare, il peso della crisi devono continuare a sopportarlo solo loro.

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