Puntuale come il sole di questa estate interminabile, con la destra al governo giungono nelle nostre case le immagini dei migranti che invadono, insozzano, irrompono nella nostra cara Italietta, tranquilla e operosa. E sembra quasi che lo facciano apposta!

Perché questi profughi sfaccendati e piuttosto misteriosi (sono troppi maschi e in buona salute, e tutti neri!) si fanno notare non appena Salvini giunge al Ministero. Come mai? E prima dove stavano? E’ la forza della regia di chi – stando al potere – trova il modo di illustrare la realtà con la propaganda, confezionando l’emergenza di turno.

Non poteva essere il rave, perché l’adunata interrotta dai manganelli del ministro della polizia non è sfociata in violenza (sicuri che nessuno facesse il tifo per una grande scazzottata?); l’urgenza democratica ha dunque virato verso i migranti che vogliono affamare l’Italia.

Così le navi delle Ong che tentano di attraccare, la guardia costiera che blocca, i giornalisti che raccontano minuto per minuto la ritrovata fermezza dello Stato.

E quando c’era Draghi? Ah, allora Meloni aveva in testa i no vax, il problema erano i vaccini. Perché al tempo di Draghi avveniva esattamente tutto quel che sta avvenendo con il governo Meloni. Cinquantaquattro navi sono sbarcate durante il periodo complessivo della presidenza Draghi e l’esecutivo dei tecnici ha tenuto bloccati i battelli con il carico di profughi per una media di sei giorni. Uguale ad oggi.

Ma ieri silenzio, oggi rumore.

Ieri nessun migrante, oggi l’invasione.

Senza ritegno e senza neanche provare a dire la verità: che l’Italia accoglie meno della Francia, meno della Germania, meno della Svezia e della Spagna. Meno di quasi tutti, fatta eccezione per i Paesi del patto di Visegrad (Polonia, Ungheria etc…).

Che i migranti che arrivano con le navi delle Ong sono pari al dieci per cento del totale degli sbarchi.

Che il novanta per cento degli sbarcati vogliono andare verso il nord Europa e non si fermano da noi.

E che infine, come ci indica l’Istat, noi italiani – anche se facciamo finta di non saperlo – abbiamo bisogno di braccia.

Tra quindici anni mancherà il trenta per cento della nostra forza lavoro. E’ un dato certo, assoluto, assodato.

Come certo è che l’Europa se vuole arginare questo immondo traffico di uomini deve sostenere l’Africa, il continente che per secoli ha depredato, a resistere economicamente e a fermare questa emorragia che sta dissanguando il capitale umano del sud del mondo.

Se l’Europa non va in Africa, non investe in Africa per il futuro dell’Africa (dopo avere per anni trafugato la sua ricchezza) metterà in mostra il solito grande giro di giostra dell’ipocrisia occidentale.

SALVIMAIO

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