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Iran, un’altra donna uccisa: “Colpita con un manganello durante le proteste del venerdì”

In base alle testimonianze raccolte in alcuni video diffusi sui social media, la polizia ha usato il pugno duro sparando sui dimostranti - come già successo nelle scorse settimane - e ferendo alcune persone
Iran, un’altra donna uccisa: “Colpita con un manganello durante le proteste del venerdì”
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Una dottoranda di 35 anni, Nasrin Ghadri, che studiava filosofia a Teheran, è morta ieri dopo essere stata picchiata con un manganello dalle forze di sicurezza durante le proteste del venerdì. Indignati per la morte della studiosa – originaria di Marivan – numerose persone sono scese oggi in piazza proprio nella città del Kurdistan, cantando “Morte a Khamenei”. I manifestanti hanno bloccato alcune strade. In base alle testimonianze raccolte in alcuni video diffusi sui social media, la polizia ha usato il pugno duro sparando sui dimostranti – come già successo nelle scorse settimane – e ferendo alcune persone. Nasrin Ghadri è entrata in coma e poi è morta dopo essere stata picchiata alla testa. La stessa sorte era toccata a Mahsa Amini, la ventiduenne curda morta a settembre per le percosse alla testa da parte della polizia morale durante l’arresto per non aver indossato correttamente il velo islamico: la sua morte ha innescato l’ondata di proteste senza precedenti, come quella di venerdì cui partecipava Nasrin. I manifestanti hanno accusato il governo di aver forzato la sepoltura della donna in fretta e furia questa mattina e anche di aver costretto il padre ad annunciare che la causa della morte della figlia era legata ad una “malattia” o una “intossicazione”, versione simile a quella adottata dalle autorità per il caso di Mahsa Amini.

La stragrande maggioranza dei 290 deputati iraniani ha chiesto che la giustizia applichi la legge del taglione contro i “nemici di Dio” in riferimento agli autori delle “rivolte” che sconvolgono il Paese da diverse settimane. In una dichiarazione firmata da 227 dei 290 deputati, i legislatori hanno chiesto ai vertici del Paese, magistratura compresa, di applicare quanto prima contro i mohareb (nemici di Dio) la legge del taglione. “Chiediamo al governo di affrontare con fermezza gli autori di questi crimini e tutti coloro che hanno incitato le rivolte, tra cui alcuni politici”.

Intanto continuano gli arresti: tre squadre affiliate al gruppo Mojahedin-e-Khalq Organization (Mko) – ritenuto terrorista da Teheran – sono state fermate, stando a quanto riferito dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Un comunicato citato dalla Fars sostiene che le squadre miravano a condurre azioni di sabotaggio e terroristiche nelle province di Khuzestan, Fars e Isfahan, attirando “rivoltosi” per attaccare lo stato, i centri di sicurezza e di polizia, distruggere proprietà pubbliche e uccidere persone.

Quattro agenti di una stazione di polizia della città di Bampour, nella provincia sud-orientale del Sistan-Beluchistan, sono stati uccisi in un “incidente”, ha detto il capo della polizia della città Alireza Sayyad, citato da Irna. “Un incidente avvenuto sulla strada Iranshahr-Bampour ha provocato il martirio dei quattro agenti di polizia”, ha aggiunto Sayyad. La provincia del Sistan-Baluchestan, principalmente le città di Zahedan, Khash e Saravan, sono state teatro di violenti scontri tra forze di sicurezza e manifestanti che protestavano per la morte di Mahsa Amini e per il presunto stupro di un’adolescente da parte di un capo della polizia locale. Centinaia di persone, compresi bambini, sono state finora uccise durante le proteste.

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