La situazione sulla nave Humanity 1 – a bordo della quale ci sono 179 persone tra cui 104 minori – diventa sempre più complicata. Avranno pasti caldi ancora solo per tre giorni dopo di che dovranno fare i conti con la scarsezza di cibo. Joachim, capitano della nave della Ong Sos Humanity che da ieri sera si trova a largo delle coste di Catania insieme ad altre tre navi e ora si sta dirigento nel porto siciliano, all’Adnkronos dice: “Sono responsabile della sicurezza di tutte le persone a bordo. Dopo circa due settimane sul ponte, con queste condizioni metereologiche e soprattutto con la storia dei sopravvissuti, tutte queste persone hanno bisogno di protezione. Stiamo esaurendo il cibo a bordo: due pasti caldi possono essere forniti solo per altri tre giorni. Abbiamo urgente bisogno di sbarcare in un luogo sicuro. È un loro diritto e mi batterò per questo”.

“Non ci daranno un porto sicuro” – L’ong fa sapere di aver “appena ricevuto un’email dall’Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo italiano che ci chiedeva di venire al porto di Catania“. Il timore, a bordo, è che una volta nel porto non si riesca a sbarcare. “Diversamente da quanto accade usualmente, non è detto che ci sia assegnato un porto sicuro. Non ci vengono fornite ulteriori informazioni. L’orario di arrivo a Catania è previsto per le 23. Temiamo che le autorità lascino semplicemente sbarcare casi di emergenza e bambini, forse minorenni. Temiamo per i diritti di protezione delle persone che sono state salvate dall’emergenza in mare e tutti hanno bisogno di protezione. Temiamo che questa notte si verificherà un respingimento“, scrive in una nota l’ong. E in effetti fonti del Viminale fanno sapere che, una volta entrata nel porto, sarà prima eseguita un’ispezione a bordo per verificare la condizione di salute dei naufraghi. Poi saranno fatti sbarcare i soggetti più fragili, donne e bambini. Al porto della città siciliana è in attesa anche Aboubakar Soumahoro, deputato dell’alleanza Verdi Sinistra: “Sono a Catania con la volontà di salire sulla nave Sos Humanity da persona che rifiuta l’indifferenza, resiste alla disumanità e al servizio dell’umanità. E da deputato che onora i valori della Carta. Le leggi sono fatte per le persone e non sono le persone create per le leggi”.

Le condizioni a bordo – Il peggioramento del tempo non aiuta le condizioni di vita sulla nave. I migranti si trovano sul ponte che è solo parzialmente protetto da un telone. “Sono al freddo – dicono dalla Ong – e durante la notte si sono bagnati col temporale. Chiediamo agli Stati europei, così come alla società civile, di agire immediatamente e di non rimanere inerti ad accettare questa ingiustizia”. “Il decreto del ministro dell’Interno italiano è illegale. Respingere i rifugiati al confine italiano viola la Convenzione di Ginevra e il diritto internazionale – dice Mirka Schäfer, dell’ufficio legale di Sos Humanity – Tutte le 179 persone soccorse in mare a bordo di Humanity 1, così come a bordo delle navi di soccorso civile Ocean Viking, Geo Barents e Rise Above, hanno bisogno di protezione. L’Italia è obbligata a lasciare che tutti i sopravvissuti scendano a terra immediatamente“.

“Il decreto italiano è illegale” – La Ong ha fatto sapere che ieri sera il capitano dell’Humanity 1 – a cui era stato concesso dalle autorità italiane di entrare in acque territoriali per ripararsi dal maltempo – ha ricevuto la lettera firmata dai ministri dell’Interno italiano Matteo Piantedosi, della Difesa Guido Crosetto e delle Infrastrutture e Mobilità Matteo Salvini. “Il decreto – dicono dalla Ong – vieta a Humanity 1 di rimanere nelle acque territoriali italiane più a lungo di ‘quanto necessario per assicurare operazioni di soccorso e assistenza alle persone in condizioni di emergenza e in condizioni di salute precarie. Il decreto indica che saranno identificate particolari persone vulnerabili e solo una selezione di sopravvissuti sarà portata a terra dalla nave ancorata al di fuori del portò. Un decreto senza dubbio illegale“. Sarebbe “inammissibile”, secondo Sos Humanity, operare, come vorrebbe il decreto del governo italiano, una “selezione” di chi dovrebbe sbarcare. “Tutti i 179 – sottolineano all’Adnkronos dalla Ong – sono persone soccorse in mare che, secondo il diritto internazionale, devono essere portate a terra in un luogo sicuro senza indugio. I sopravvissuti sono fuggiti dalla Libia, dove sono stati esposti a violazioni dei diritti umani. Come rifugiati, sono chiaramente in uno stato vulnerabile, alcuni di loro visibilmente traumatizzati. Devono poter scendere immediatamente a terra, dove possono essergli garantite cure mediche e psicologiche e potranno esercitare il diritto di chiedere protezione internazionale. Sarebbe inammissibile – concludono – secondo il diritto internazionale e dal punto di vista umanitario, sbarcare solo una selezione dei sopravvissuti”.

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