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Il comune vietò l’affissione di manifesti Pro vita contro l’aborto, il Tar: “Legittimo, contenuto oggettivamente non veritiero”

Nei cartelloni la pillola Ru 486 veniva paragonata a un veleno. Il tribunale amministrativo ha sottolineato il rischio di "condizionare in modo fuorviante e ingannevole l’utilizzo di un farmaco regolarmente approvato"
Il comune vietò l’affissione di manifesti Pro vita contro l’aborto, il Tar: “Legittimo, contenuto oggettivamente non veritiero”
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“Prenderesti mai un veleno? Stop alla pillola abortiva Ru 486“. Questa la scritta sui manifesti di Pro vita, la cui affissione fu vietata dal Comune di Rimini nel dicembre 2020. Secondo quanto stabilito dal Tar dell’Emilia-Romagna la decisione dell’amministrazione comunale è legittima. Il tribunale amministrativo ha quindi respinto il ricorso dell’associazione spiegando che il divieto del comune “in alcun modo risulta violare la libertà di manifestazione del pensiero tutelata dalla Carta Costituzionale e dalla giurisprudenza Cedu”.

Il tar ha motivato la sentenza sottolineando che l’equiparazione della Ru486 a un veleno è un paragone “oggettivamente non veritiero“. Il rischio, si legge nella decisione, era “condizionare in modo fuorviante e ingannevole l’utilizzo di un farmaco regolarmente approvato dalle competenti Autorità sanitarie”. A prova della buona fede dell’amministrazione locale viene ricordato che il comune di Rimini consentì a Pro vita l’affissione di altri manifesti, che “l’associazione ha successivamente commissionato, previa eliminazione del messaggio che equiparava il farmaco Ru 486 ad un veleno”.

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