Una settimana, sette giorni di tempo, per rimettere insieme un partito incancrenito dalle divisioni interne, e risanare la crisi economica peggiore degli ultimi quarant’anni. La sfida dei conservatori è partita ieri, di nuovo, dopo le dimissioni del secondo premier Tory silurato dal partito in 4 mesi: prima Boris Johnson e ultima Liz Truss, che sarà ricordata per il premierato più corto della storia britannica. In soli 44 giorni è riuscita a mettere in crisi i mercati finanziari, i mutui sulla casa e le pensioni.

I conservatori hanno l’ultima chance di trovare un leader credibile e competente prima di essere spazzati via dalla selezione naturale delle elezioni politiche, tra due anni. Potranno partecipare alla corsa per il 10 di Downing Street solo i candidati che riceveranno 100 nomine da parte dei 357 parlamentari tory, entro lunedì alle 14 (le 15 in Italia). Uno sbarramento che per qualcuno è pensato per escludere dalla gara proprio Boris Johnson, il leader cacciato dai parlamentari tory ma rimpianto dai membri alla base del partito. È da questa divisione ideologica che potrebbero dipendere i guai dei conservatori, la stessa divisione che nella competizione per rimpiazzare Johnson, a luglio, aveva visto Rishi Sunak, l’ex cancelliere di stampo City, ottenere il maggior numero di voti tra i parlamentari (137 voti contro i 113 della Truss), per poi essere sconfitto da Liz Truss (57% contro il 43% di Sunak), al voto allargato a tutti i membri del partito a cui si era presentata come la nuova Thatcher.

La resa dei conti – La nuova battaglia sarà breve, ma spietata. Soprattutto se, come pare al momento, i nemici giurati Johnson e Sunak potrebbero trovarsi l’uno contro l’altro. Johnson, ancora sotto inchiesta per il Party Gate, ha una dote vitale per i conservatori: ha dimostrato di essere uno specialista di campagne elettorali, sia con i successi della Brexit che con il trionfo storico alle politiche del 2019. Sunak d’altra parte è quello competente che aveva previsto per filo e per segno i danni causati dalle Trussonomic e dalla promessa di tagli fiscali finanziati finanziati da livelli – non quantificati – di indebitamento pubblico. Tra loro Penny Mordaunt, esperta, meno divisiva e apprezzata ai vari livelli del partito.

Il weekend vedrà le discese ufficiali in campo e “se solo un candidato oltrepasserà la soglia delle 100 nomine da parte dei parlamentari tory diventerà automaticamente primo ministro senza dover passare dal voto di conferma dei membri”, ha specificato Sir Graham Brady, il leader del Comitato disciplinare chiamato ‘1922’. In caso di più concorrenti si andrà al ballottaggio ed il nome del nuovo primo ministro britannico, il quinto in sei anni, dovrebbe essere annunciato entro il 28 ottobre, prima della finanziaria il 31.

Mentre i bookmaker si sbizzarriscono, i laburisti cercano di approfittare del balzo di 30 punti nei consensi, regalatogli dal malgoverno della Truss invocando le elezioni anticipate. Ma il processo resta più nelle speranze che non nella pratica, visto che di fatto potrebbero essere indette nel caso, poco probabile, che se si trovasse la maggioranza per far passare una mozione di sfiducia nel governo.

Eredità fantasma nella finanziaria di Halloween – Nel frattempo, tra l’inflazione di nuovo salita oltre il 10% ed il carovita che comincia a svuotare i banchi alimentari, il cancelliere dello scacchiere Jeremy Hunt sta pilotando la sua manovra finanziaria del 31 ottobre, senza capitano. “Il nostro governo ha portato a termine il mandato sulle bollette energetiche e tagliato i contributi previdenziali. Abbiamo delineato la visione di un’economia a bassa tassazione e alta crescita che si avvantaggia delle libertà della Brexit“, ha detto Truss rivendicando la sua eredità politica. Un boomerang. I tagli fiscali ed il tetto massimo sulle bollette energetiche per due anni non hanno mai trovato copertura, e la sfiducia degli investitori verso livelli imprecisati di indebitamento pubblico ha affossato i mercati, minacciato le pensioni e l’aumento dei mutui per oltre 5 milioni di famiglie.

Il cancelliere Hunt ha dovuto demolire quasi tutte le misure, reintroducendo le aliquote fiscali e congelando le bollette di luce e gas solo per sei mesi (non più per due anni), ma sono rimasti gli ostacoli di natura politica oltre che economica sul come coprire i 40 miliardi di buco nella finanziaria. A partire dall’immigrazione che ha visto Grant Shapp, il ministro della squadra avversaria (quella di Sunak), rimpiazzare la dimissionaria Ministro dell’Interno Suella Braverman (quella che sogna aerei per il Ruanda carichi di immigrati irregolari) dopo che questa si era scontrata con la Truss sul numero di stranieri da ammettere nel Regno Unito per far crescere l’economia.

Per quanto riguarda il tema ambiente, il voto sulla controversa pratica del fracking, estorto dai membri conservatori con atti al limite del bullismo, ha contribuito a far saltare Truss. Se la Difesa è uno dei settori su cui i conservatori sembrano confermare all’unisono l’intento di incrementare i livelli di spesa al 3% al 2030, controverse potrebbero essere le disposizioni sull’adeguamento di pensioni e sostegni economici al di sotto dell’inflazione così come la riduzione della spesa pubblica in relazione al cosiddetto ‘levelling up” (ovvero i piani di equilibrare opportunità, servizi e infrastrutture in tutto il regno) promesso nel manifesto elettorale che ha portato i conservatori al governo nel 2019 e che la Truss aveva sostituito con il motto ‘crescita crescita crescita’, evanescente come la sua poltrona.

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