di Ilaria Muggianu Scano

Proviamo a tirare un attimo il fiato tra conflitto ucraino, rincaro dell’energia, toto ministri che lasceranno scontenti nove italiani su dieci e imponiamoci, o meglio, concediamoci un esercizio di ottimismo. Le buone notizie esistono e vengono dal mondo della cultura.

Da insider indigena di terra sarda, assolutamente super partes se non per vincolo di cittadinanza, è inevitabile osservare come ogni zolla dell’isola sia stata infaticabilmente valorizzata, letteralmente, in ogni angolo del pianeta dall’iniziativa di pochi comitati efficientissimi, che con un concerto di interventi divulgativi hanno diffuso in maniera capillare il volto della Sardegna in tutto il mondo, nel giro di un anno.

Prima ancora del programma del premio Oscar Stanley Tucci sulla CNN, andato in onda pochi giorni fa, che battezza l’isola come “Il selvaggio West d’Italia”, magnificandone pane carasau, pastori, miele, odori, atmosfere e sapori, lavoro a più lunga gittata ha tessuto il giornalista Anthony Muroni, a capo dei due comitati che concentrano le peculiarità artistiche culturali e archeologiche del “sandalo degli dei” come anticamente veniva chiamata l’isola per la sua morfologia. Muroni, Presidente della Fondazione Mont’e Prama e Direttore artistico del Comitato celebrativo per i 150 anni dalla nascita di Grazia Deledda, riesce in un intento singolare, che è di fatto notizia: armonizzare gli Istituti di cultura italiana dei diversi continenti facendo del patrimonio storico strumento di dialogo.

La Fondazione Mont’e Prama nasce in prospettiva di un progetto di tutela, ricerca e valorizzazione dell’enorme patrimonio archeologico del complesso dei Giganti, oggi al centro dell’interesse scientifico, storico, culturale del Mediterraneo. Il nome della fondazione deriva dalla località omonima in cui vennero rinvenute le statue di epoca nuragica, del tutto casualmente nel 1974.

Il patrimonio archeologico è assolutamente inestimabile. La storia dei Giganti ricalca l’evangelico nemo propheta in patria, e tra le alterne fortune di quattro campagne di scavi conobbe a lungo l’oblio. Di fatto, la scoperta venne trascurata per decenni. Solo nel 2014, la più antica testimonianza statuaria del Mediterraneo, antecedente anche ai complessi della Grecia arcaica, in seguito a nuove campagne geofisiche, le Università di Cagliari e Sassari in sinergia compiono nuovi scavi portando alla luce scoperte inaudite e facendo emergere la faccia più bella e del tutto inedita dell’isola, quella disposta a fare rete per il bene comune.

Oggi la Fondazione Mont’e Prama ha un’investitura di primario livello in ambito non solo archeologico, o più vastamente culturale. La Fondazione è ambasciatrice nel mondo di una peculiarità che non appartiene appena al territorio geografico d’ubicazione, anche se profondamente innestato al tessuto socio economico dell’isola.

Nata sotto i migliori auspici del Ministro della Cultura Dario Franceschini, la Fondazione presieduta da Muroni registra in questi giorni numeri da capogiro all’Expo del turismo archeologico, con decine di migliaia di visitatori in poche ore, con oltre 500 appuntamenti one-to-one e il coinvolgimento di quasi un centinaio di operatori turistici da tutta Europa. Il piccolo prodigio culturale si sposta in queste ore a Salonicco, dove mette in dialogo mondo della cultura e Sport nell’incontro con i “giganti” cestisti della squadra Dinamo di Sassari.

Musica, libri, esperienze enogastronomiche a sottolineare l’importanza di una risorsa territoriale che dall’archeologia conduce al presente. Il fascino arcano e misterioso di un territorio che si concretizza nel simbolo megalitico di guerrieri e atleti tra i più antichi del globo. La formula è vincente: lanciare l’invito accattivante verso le suggestioni storiche del territorio, a partire dalle scuole. Proviamo a farlo il gioco dell’ottimismo, perché come recita la saggezza popolare: bel tempo e brutto tempo non durano tutto il tempo.

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