Uno dei privilegi donati dall’attività di critico e divulgatore culturale è quello di poter conoscere in anteprima, rispetto alla loro uscita ufficiale, libri, film, dischi, fumetti, mostre, spettacoli teatrali, potendo in tal modo avere una visione panoramica delle attività in corso e, soprattutto, il polso del fermento culturale contemporaneo.

Se da un lato, spesso, si rimane delusi dalla mancanza di originalità di quelle che dovrebbero essere le “nuove” proposte, talvolta si è finalmente sorpresi positivamente. Quando si incontra, in mezzo all’omologazione imperante, un’opera, un progetto, un autore che abbia non solo una voce riconoscibile, ma una visione elevata della creazione artistica, non si può che cedere a un motivato entusiasmo.

È questo il caso di Dream of Sophia, interessantissima realtà musicale che il 10 ottobre ha lanciato il suo primo singolo, Sound of the Iron, tratto dal disco d’esordio Sideral. Prima di parlare dei pregi squisitamente musicali del brano, ciò che è davvero interessante è, appunto, la visione artistica che ispira Dream of Sophia.

Non si tratta semplicemente di un gruppo musicale, ma di un vero e proprio progetto culturale “che utilizza la musica, l’immagine e il testo come forma di espressione per lavorare sull’evoluzione personale e collettiva”. Potrebbe apparire una dichiarazione tronfia e roboante, ma in realtà è una descrizione piuttosto accurata della natura di Dream of Sophia. Coerente col proprio nome, il progetto artistico unisce ispirazione onirica, amore per la conoscenza e ricerca spirituale.

I due fondatori, infatti, che compongono il nucleo base della band rappresentano una compiuta alchimia di intelligenze complementari, dai percorsi convergenti: Alessandro Fea è un polistrumentista da anni attento all’esplorazione del linguaggio musicale in ambito teatrale (è autore e regista) e terapeutico (con la sua associazione Sofis – Arte e musica promuove da anni laboratori e attività lavorando sull’importanza delle arti nella cura e nello sviluppo personale); Danilo Simoni (bassista e autore dei bellissimi testi) è da anni, assieme a Luca Virdia, fondatore e volto di Bloom, metodo fondato sul modello delle Intelligenze Evolutive, punto di riferimento assoluto presso contesti sociali e organizzativi (aziende ma non solo) nell’ambito della psicologia dell’evoluzione umana.

Al duo fondativo del gruppo si aggiungono Emma Gordon alla voce e Andrea Geremia alla batteria elettronica, il tutto con la supervisione di un produttore artistico d’eccezione come Luca “Vicio” Vicini, noto al grande pubblico come bassista dei Subsonica, ma che da anni ha intrapreso un percorso di ricerca molto fecondo tra meditazione e coaching.

Il 20 ottobre è uscito il secondo singolo Lana, mentre il 27 uscirà Sideral, che dà il titolo all’album in prossima uscita. Il risultato è di alta qualità: fin dalla presentazione grafica (curata da Isabella Virdia) si respira un’atmosfera internazionale. Eppure, come il saggio Frank-N-Further consigliava in Rocky Horror Picture Show, non bisogna giudicare un libro dalla copertina, figuriamoci un disco.

All’ascolto si rimane colpiti, quasi spiazzati, al primo impatto: i sofisticati tappeti sonori, quasi dei viaggi meditativi, che sono il marchio di fabbrica di Fea, creano un contrasto armonioso con le melodie intonate dall’ipnotica voce di Gordon; il risultato è gradevole, cantabile, a tratti ballabile, indiscutibilmente pop, eppure, tra i testi filosofici di Simoni e le atmosfere raffinate di Fea, non si può non pensare alla canzone d’autore.

Questo è, probabilmente, il segreto del fascino di Dream of Sophia: assomiglia a molte cose, pur essendo profondamente originale evoca differenti generi, mescolandoli in una formula nuova, indefinibile eppure perfettamente riconoscibile. Immaginate un brano degli Arcade Fire arrangiato da Brian Eno e cantato da Björk: ecco, forse, questo potrebbe darvi un’idea dell’electro pop filosofico dei Dream of Sophia.

Ancora più stimolante, perché perfetto compimento della visione del progetto, si preannuncia la dimensione live: From Roots to Heaven è il live concept di Musica e Meditazione proposto da Dream of Sophia. Un percorso sinestetico, di ispirazione cabalistica fin dal nome, che, come definito dagli autori, “è allo stesso tempo uno show multisensoriale, un concerto ed una esperienza di meditazione”.

Insomma, alla faccia di chi divide ancora snobisticamente tra “cultura alta “e “bassa”, pare proprio che in Italia una visione dell’arte elevata, consapevole, profondamente connessa alla ricerca spirituale e alla conoscenza di sé possa venire portata avanti con successo attraverso canzoni godibili anche dalla massa.

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