Torno a parlare di musica. E di social. E di virtuale che è realmente percettibile all’interno di un mondo troppo silenzioso che urla con voce soffocata di stanchezza e invisibilità. La scorsa estate, durante uno dei nuovi progetti che ho sperimentato con la mia fondazione Villa point onlus, ho voluto cercare un modo per portare una serata d’estate dentro le case di chi non poteva esserci di persona. Persone in condizione di disabilità gravissima ma anche le famiglie, gli anziani e tutte quelle persone che avevano la voglia di una serata di allegria ma senza potersi muovere.

Sembra facile cliccare su una diretta e mandarla. Ma poi nessuno la guarda. Gli anziani non hanno dimestichezza col social e non hanno l’abitudine a guardare il telefono. Che almeno sia la televisione se non possono uscire. I disabili gravissimi spesso non hanno invece l’abilità diretta e anche le famiglie intorno sono spesso demotivate e stanche e questo sentirsi così fuori dal mondo spegne entusiasmi, voci e voglia di cantare.

E volevo provare a fare una cosa semplice, utile, un respiro di qualche ora tutti insieme. Tutti. Senza barriera. E’ così che ho incontrato Roberto Rossiello, classe 1986 , in arte Icaro che con la sua band ha osato e creduto di poter entrare nelle case da dove quasi tutti si allontanano. Una serata bellissima dove voci lontane da varie parti d’Italia si sono riunite e hanno cantato con noi e grazie a lui e a tutta la band. Ragazzi che attraverso un canale social, o una registrazione vista nel momento giusto, hanno potuto partecipare a un momento di rete sociale.

Tutti possono accendere un telefono e un pc e cantare, tutti possono facilmente raggiungere un canale di comunicazione e goderne. Noi volevamo farlo con la consapevolezza e la scelta di rivolgerci a famiglie che dovevano sapere che eravamo lì anche per loro, per stare tutti insieme, per poter smuovere un po’ di leggerezza: è stato molto emozionante sentire le canzoni cantate in corsi che arrivavano da dirette social inverse o via audio o lì sul prato tutti insieme.

Una band che ha avuto la forza, la voglia, la professionalità di prendere una posizione chiara, netta, evoluta, semplice, e si è messa a disposizione di un progetto inclusivo per tutti senza creare la benché minima difficoltà, ma anzi incoraggiando e sfondando sulle note di Renato Zero la rievocazione della libertà di essere insieme anche da lontano.

Era tantissimo che non riuscivo a vivere una magia di spensierata serenità ed è per questo che voglio portare avanti un progetto di inclusione a distanza fatto di esperienze semplici che non devono esser negate a nessuno perché rappresentano poi il sigillo all’esistenza inclusa e siamo nati per stare insieme.

E se stiamo insieme cantando e guidati da artisti di così grande intensità e spessore è certamente il segno distintivo che davvero tutto si può fare per crescere e costruire una società migliore. Non basta ovviamente la musica, ma non si può includere senza un po’ di spensierata semplicità che manca proprio dove ne occorre di più.

Grazie Roberto! A presto.

Articolo Precedente

Regina Coeli, ho incontrato ‘l’uomo che dorme’: un sistema che tollera certi casi non funziona

next
Articolo Successivo

Bonus asilo nido, fondi finiti: chi ha iscritto il figlio a settembre rischia di restare a bocca asciutta. Inps: “Chiesto il rifinanziamento”

next