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La Russa ha detto ‘siamo tutti eredi del Duce’? La storia della mia famiglia lo smentisce

La Russa ha detto ‘siamo tutti eredi del Duce’? La storia della mia famiglia lo smentisce
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dell’Ing. Francesco De Negri*

Egregi Signori,

Motivo di questa missiva è il mio totale disappunto per le innumerevoli affermazioni di Ignazio La Russa, sia in passato sia nelle recenti interviste, facilmente scaricabili sulle varie piattaforme internet.

Lo vedo ora eletto a presidente del Senato, non nascondo il mio profondo fastidio, per cui mi sento nel dovere di chiarire alcuni punti:

1- Non sono erede o figlio del fascismo;

2- Mio padre era partigiano sulle montagne fra Liguria e Piemonte, tengo a precisare, non dell’ultima ora. Scampato all’eccidio della Benedicta perché in paese alla ricerca di cibo per i suoi compagni, fu comunque sforacchiato dalle mitragliatrici fasciste nel rastrellamento, ne portava i segni;

3- Mio nonno è stato fucilato il 24 settembre 1943 a Cefalonia, assieme ai suoi soldati, circa 5000, dalla furia nazifascista. Era sopravvissuto a Caporetto e al Piave, richiamato all’alba dei suoi cinquant’anni perché ufficiale in congedo. Tutti i gradi se li è meritati sui campi di battaglia, per la libertà di tutti noi;

4- Caterina De Negri, sorella di mio padre, faceva la staffetta partigiana alla tenera età di 15 anni, trasmettendo informazioni strategiche fra i vari nuclei della resistenza;

5- Marcella De Negri, sorella più giovane di mio padre, ed io movemmo un processo in Germania contro i crimini di guerra compiuti dalla Wehrmacht, dopo anni tale processo fu archiviato dal pm August Stern in quanto il fatto non costituisce reato e i soldati italiani vengono definiti alla stregua di traditori e banditi. Il processo, in seguito, venne trasferito a Roma, conclusosi nel 2014 con la condanna all’ergastolo (mai compiuta) dell’ultimo superstite della strage di Cefalonia, Alfred Störk, ufficiale della Edelweiss, tradotto “cacciatori di montagna”, mai pentito.

Potrei scrivere fiumi di pagine sulla storia della mia famiglia, di molti nostri conoscenti ed amici. Non intendo dilungarmi oltremodo in questa sede, desidero unicamente affermare che la memoria di chi perse la vita nella difesa della nostra libertà non deve essere dimenticata, mai!

Riassumo Mussolini in tre parole: assassino, arrogante e pagliaccio. Da parte sua, certamente e sin dagli esordi, la nostra famiglia non ha ereditato nulla.

Quando alcune persone si riempiono la bocca della parola “patriottismo” mi fa specie, dentro di me suona il campanello d’allarme. Pur essendo costituzionalmente ateo, parafrasando una frase celebre dico: “Perdonali perché non sanno quello che dicono”. Staremo a vedere, con attenzione, quello che faranno.

*Figlio dell’Ing. Luigi De Negri, Brigata Macchi, divisione Mingo, nome in codice Luciano, a sua volta figlio del Cap. Francesco De Negri, trucidato a Cefalonia, primi nella resistenza al nazifascismo

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