Con le unioni gay e l’immigrazione “vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo”. Per questo l’esempio da seguire è la Russia, che oggi “è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”. Parole di Lorenzo Fontana, il candidato della Lega per diventare il prossimo presidente della Camera. Da quel convegno dell’associazione Pro Vita tenutosi a Verona nel 2016 fino al banco più alto di Montecitorio, senza mai rinnegare quei concetti e la sua battaglia “identitaria”. “Se trent’anni fa la Russia, sotto il giogo comunista, materialista e internazionalista, era ciò che più lontano si possa immaginare dalle idee identitarie e di difesa della famiglia e della tradizione, oggi invece è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società”, diceva sempre Fontana. Che appena due settimane fa a Budapest ha dichiarato: “L’agenda globalista vuole distruggere le tradizioni e l’identità europea, partendo dalla famiglia“. Fontana nel 2018 ministro della Famiglia lo è stato, lottando per dare il suo patrocinio al Congresso Mondiale delle Famiglie: una organizzazione della destra cattolica che si schiera contro i diritti delle persone Lgbt, l’aborto, la maternità surrogata e il divorzio. L’iniziativa si tenne il 29 marzo 2019, sempre a Verona, con la partecipazione di diversi esponenti vicini al Cremlino.

Fedelissimo di Matteo Salvini, che ora lo vuole alla presidenza di Montecitorio e con il quale condivide anche la passione per Milano Marittima, Fontana è noto per le posizioni ultraconservatrici in tema di diritti civili. Da prima di diventare ministro e poi da membro del governo Conte 1, non ha mai nascosto le sue posizioni contro le unioni civili, contro le famiglie omogenitoriali e contro l’aborto. A maggio 2018, ad esempio, partecipò alla Marcia per la Vita per l’abrogazione della legge 194 al grido di “l’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”.

I complimenti a Putin e la maglia “no sanzioni” – Fontana e Salvini sono sempre stati uniti anche nel condannare le sanzioni alla Russia. All’epoca in cui entrambi occupavano le poltrone del Parlamento europeo, diverse foto li ritraggono con la stessa maglietta bianca con la scritta “no sanzioni per Mosca“. Ma Fontana non ha mai nascosto, come detto, la sua ammirazione per Vladimir Putin. Del presidente russo ha detto: “Da parte mia sono stato favorevolmente impressionato da tante dichiarazioni di Putin e dal grande risveglio religioso cristiano“. E ancora: “Ho visto in questo una luce anche per noi occidentali, che viviamo la grande crisi dei valori”.

La battaglia contro aborto e diritti Lgbt – Incentivare le nascite e disincentivare gli aborti; sostenere la famiglia, che è “quella naturale”, mentre le famiglie arcobaleno “per la legge non esistono”. Questo in sintesi fu il Fontana-pensiero, esplicitato nelle interviste che concesse poco dopo, a giugno 2018, da neoministro della Famiglia. Sono questi i temi che fanno di Fontana uno degli esponenti di spicco del tradizionalismo cattolico declinato in chiave politica. Ha un chiodo fisso in testa, la denatalità, cartina di tornasole della crisi dell’Occidente e anticamera di un neocolonialismo culturale da parte di chi viene dal Terzo Mondo. È con queste convinzioni che diceva: “Il matrimonio è solo tra mamma e papà, le altre schifezze non le voglio sentire”. E ancora: “Più figli, meno aborti”. Tanto da costringere pure Matteo Salvini all’epoca a prendere le distanze.

Il Congresso a Verona (con vista sul Cremlino) – Da ministro per la Famiglia poi fece esplodere un caso per il suo patrocinio al Convegno Mondiale sulla Famiglia di Verona. Fontana diede il suo appoggio e partecipò anche alla manifestazione, costringendo anche l’allora premier Giuseppe Conte a intervenire per chiarire che la presidenza del Consiglio non aveva niente a che fare con il patrocinio del World congress of families. A Verona insieme a Fontana (e Salvini), furono presenti anche Alexey Komov, presidente onorario di quell’associazione LombardiaRussia, e Dmitri Smirnov, arciprete della Chiesa ortodossa. Tutti esponenti vicini al Cremlino, uniti in nome della lotta contro i diritti Lgbt.

La denatalità e la lotta contro l’immigrazione – Fontana ha anche un altro chiodo fisso in testa, la denatalità, a suo modo di vedere cartina di tornasole della crisi dell’Occidente e anticamera di un neocolonialismo culturale da parte di chi viene dal Terzo Mondo. Ha anche scritto un libro, assieme all’economista ed ex presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi: “La culla vuota della libertà”. Presentandolo disse: “La crisi demografica in Italia sta producendo numeri da guerra. È come se ogni anno scomparisse dalla cartina geografica una città come Padova. Noi non ci arrendiamo all’estinzione e difenderemo la nostra identità contro il pensiero unico della globalizzazione, che oggi ci vuole tutti omologati e schiavi”. Contro l’immigrazione disse che “la nostra azione politica sull’immigrazione si ispira al catechismo: ‘ama il prossimo tuo‘ ovvero in tua prossimità e per questo dobbiamo occuparci prima dei nostri poveri“. Di più, nel 2020 ha presentato anche una proposta di legge contro la cristianofobia e un ordine del giorno per impegnare il governo a occuparsi delle discriminazioni anticristiane.

Pd: “Scelta estremista, una provocazione” – Tutte circostanze sulle quali si avventa il Partito democratico, che in serata fa uscire due veline di fuoco: il nome di Fontana è “una provocazione, scelta più estremista e discutibile non potevano fare”, e poi, pochi minuti dopo, “la scelta più provocatoria possibile, anche per le sue ambigue relazioni con Putin”. Su Twitter Alessandro Zan – il deputato dem padre della proposta di legge contro l’omotransfobia, affossata nella scorsa legislatura – scrive: “I nomi della destra per la presidenza delle Camere sono una minaccia per la comunità Lgbt+. La Russa urlava “culattone” contro un studente, Fontana negava l’esistenza delle famiglie arcobaleno. Vigileremo perché non utilizzino il loro ruolo per attaccare i diritti”. “Domani anche Montecitorio avrà il suo presidente, pare quindi che sarà Fontana, quello che crede che lobby gay e ideologia gender “cancelleranno il nostro popolo”, quello secondo cui le famiglie arcobaleno non esistono”, scrive invece il neoeletto deputato di Sinistra e Verdi Marco Grimaldi. “Sono ancora più orgoglioso”, prosegue, “di essere entrato alla Camera sotto un ombrello arcobaleno e di aver depositato subito una proposta di legge sul matrimonio egualitario, le adozioni per i single e il riconoscimento del figli delle famiglie omogenitoriali. Sono preoccupato? Certo. Sogneremo e lotteremo ancora più forte”.

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