Mia figlia Diletta a ottobre compirà 24 anni. E ancora mi capita che qualche saccente genitore, che di solito si reputa anche ottimo, mi dica di aver avuto una sfortuna/iella/tragedia… dopo tanti anni provo una tenerezza sempre maggiore. Di solito questi insegnano il menefreghismo. Di solito sono tra i genitori ma non solo. Di solito. È questo il problema: siamo alla consuetudine. Essi perseguono apparenza e superficialità e le prime vittime di individui, fuori tempo, fuori luogo e fuori ragione sono i figli o familiari indifesi che in qualche modo devono assorbire il convivere pacifico con la discriminazione, il pregiudizio e il vuoto.

Quegli stessi giovani che poi molti incolpano di essere fragili e di avere una personalità, quando si mostrano con i genitori e la famiglia, rispettando aspettative a volte scontate ma comunque incondivisibili. Gli stessi che poi declinano le loro fragilità in tutte le lingue del corpo e della mente, spessissimo soffrendo per la falsità che si respira intorno a loro. Pagando tragedie di vita quotidiana senza averne alcuna colpa. E ben lontani dalla condizione di disabilità che nulla ha di che spartire con queste altre limitazioni. Non accade solo per la disabilità. Di solito chi etichetta in tragedia evita il lavoro, rifugge le responsabilità, ignora gli anziani, ha paura di malattie e vive con grande parvenza il nulla cosmico che produce un mal di vivere molto più intenso di tante patologie; ma l’aspetto più fastidioso è quella certezza che trasuda dalle parole di costoro rivolta a famiglie, persone che vivono una condizione a loro avviso tragica che può essere usata come la lama di un coltello. Che poi si colpiscano da soli non lo scopriranno mai.

Posto alcuni scorci della nostra vita perché amo questi piccoli semplici momenti che sono la nostra realtà… E li rendo pubblici perché sono gioia autentica senza bisogno di soldi/viaggi/attrezzature/pregiudizio… nascono a casa in momenti casuali e allegri. Ho avuto una vita fatta di verità. Inciampi sbagli cadute, ma sempre un grande unico amore di sottofondo e la certezza di sentimenti unici e profondi su cui contare. Ho potuto compiere scelte che, senza la mia particolare e forte esperienza personale, non avrei potuto vivere. Oggi le mie tre ragazze vivono con maggiore consapevolezza, totale autonomia e quando si può giocano a fare le adolescenti nullafacenti. Poi davanti a una convulsione o a un compagno in difficoltà o a un anziano malato hanno l’istinto di vivere la normalità nel correre per dare un senso alle gambe che camminano, alle mani che afferrano, agli occhi che vedono… E con loro moltissimi altri ragazzi anche totalmente al di fuori della disabilità, ma semplicemente educati ad essere cittadini attenti e partecipi.

Esiste ancora chi sceglie di etichettarmi o di vedermi come fa comodo. Dal mio canto riconosco di avere un temperamento ribelle, evoluto, indipendente, con toni di eccesso caratteriale per il sentimento che ricevo in regalo e che offro in dono. Molto è merito di madri guerriere più grandi di me che mi hanno impartito la base della difesa da quando mi sentivo ancora in colpa per non esser diventata la mamma che tutti si aspettavano. Gli allarmi che nel tempo ho prodotto ancora oggi rimbombano in alcune delle stanze della pochezza d’anima e rievocano ciò che per i più andrebbe rimosso. La mia vita viaggia, corre, scorre e sfugge su un solo pilastro, scomodo ma indeteriorabile.

E non sono nulla per decidere io qualcosa. Cerco di impegnarmi e fare il meglio ma sono consapevole che il flusso potente di ideali da inseguire, obiettivi da raggiungere e discriminazioni da combattere non mi renderà mai simpatica a chi reputa la fragilità sinonimo di sfortuna. Chi non contiene delle fragilità? Cosa vuol dire essere fragili? Ho vissuto dolori grandi e imparato a preservare il vero amore e il vero esistere. Da tanti anni ormai ho scoperto la scelta di essere felice per ciò che ho. Da sempre senza usare mezzucci ma trattenendo solo ciò che contiene amore. Quello puro, vero, disinteressato… cosmico e dono, assieme alla vita che mi travolge, sconvolge, arruffa e confonde.

Vivo in mezzo a tanta gente e scopro ogni giorno il dolore nascosto dietro vite apparentemente perfette e vivo la gioia in vite apparentemente difficili. La differenza sta tutta nella sostanza. Siamo tutti meravigliosamente belli e quando cadiamo, perdiamo o sbagliamo sarebbe bello prenderne atto e costruire un senso positivo affinché anche il male si possa trasformare in bene. Non è semplice, ma a cosa serve inseguire qualcosa che non è mai esistito o illuderci di ciò che non è mai stato? Non è meglio voltarsi a guardare domani? Giorni di elezioni e scontri. Di persone che annullano amicizie per idee diverse e reclamano democrazia. Non è fragilità anche questa?

Spesso sono molto triste perché vorrei poter fare di più e mi sento limitata con braccia mai abbastanza capienti. Ho la fortuna di poter vivere e leggere e imparare da tante mamme e papà e persone molto migliori di me. La mia fondazione Villa Point onlus da aprile scorso ha intrapreso una nuova sfida inclusiva non indifferente che sta andando benissimo, perché accoglie persone realmente fuori dalla disabilità che scelgono di capire e di sapere e di conoscere. Ma di questo scriverò tra un po’ di tempo ancora… E grazie a chi con me vola per realizzare il sogno assoluto… Grazie.

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