L’Istat ha rivisto leggermente al rialzo il dato sulla crescita economica italiana del 2021 indicata ora al 6,7%, lo 0,1% in più rispetto alla stima di aprile. Il valore del Prodotto interno lordo ha raggiunto i 1.782 miliardi di euro. A trainare la crescita è stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi molto più limitati. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si confermano la contrazione in agricoltura e gli aumenti consistenti del valore aggiunto nelle attività industriali e nella maggior parte dei comparti del terziario. Da sottolineare il boom delle costruzioni 21,6%. per effetto della spinta derivante dal superbonus. Nei servizi, si registrano incrementi nel comparto che raggruppa commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (+10,7%), nei servizi di informazione e comunicazione (+2,8%), nelle attività finanziarie e assicurative (+0,8%), nelle attività immobiliari (+1,9%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche; amministrative e servizi di supporto (+7,3%) e nel comparto delle amministrazioni pubbliche, difesa, istruzione, salute e servizi sociali (+1,6%).

Nel 2021 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici italiane ha segnato un aumento del 3,7% in valori correnti e del 2,1% in termini di potere d’acquisto. Lo comunica l’Istat spiegando che il contestuale aumento dei consumi privati (+6,9%), ha generato una flessione della propensione al risparmio delle famiglie passata al 13,1% dal 15,6% del 2020. L’attività di investimento in abitazioni ha segnato una decisa accelerazione del 28,4%.

Il rapporto tra deficit e Pil italiano è risultato negativo dello 7,2%. Era -9,5% nel 2020. Entrambi gli anni sono stati caratterizzati da un impennata della spesa per sostenere economia e famiglie alle prese con la pandemia e lo stop di molte attività. Il miglioramento tra il 2020 e il 2021, spiega l’Istituto di statistica, è dovuto soprattutto al buon andamento delle entrate e al più contenuto aumento delle uscite. Il saldo primario (ossia l’indebitamento al netto della spesa per gli interessi sui titoli di Stato) è pari a -3,7% del Pil dal -6,0% del 2020. Lieve revisione al ribasso per il rapporto debito/Pil nel 2021. Il debito è sceso lo scorso anno al 150,3% del Prodotto interno lordo, contro la precedente stima di 150,4%. Si tratta di un deciso miglioramento rispetto al picco di 154,9% toccato nel 2020 in piena emergenza Covid. La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari nel 2021 al 43,4%, in aumento rispetto al 42,7% del 2020 per un aumento delle entrate fiscali e contributive (+9,1%) superiore rispetto a quello del Pil a prezzi correnti (+7,3%).

Articolo Precedente

Campagna di Confindustria contro il Dl Aiuti-bis: “Tassa da 2 miliardi per imprese medicali”. Ma è il recupero degli extra-profitti 2015-2018

next
Articolo Successivo

Mercati, sterlina ai minimi da 37 anni dopo il piano inglese di taglio delle tasse. I timori di recessione affondano le borse, Milano a – 3%

next