Un report presentato dalle Nazioni Unite il 7 settembre scorso lancia un messaggio drammatico che da un lato denuncia e dall’altro certifica quanto ancora debba essere fatto nel mondo per raggiungere la piena uguaglianza di genere. UN Women e il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali delle Nazioni Unite (Undesa) sono stati lapidari: al ritmo attuale non sarà possibile raggiungere il quinto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (Sdg), ovvero quello che riguarda la parità di genere, entro il 2030. Al contrario, di questo passo potrebbero essere necessari circa 286 anni per colmare il divario esistente nella varie giurisdizioni ed eliminare le leggi discriminatorie, 140 anni perché ci sia una rappresentanza equa delle donne in posizioni di potere e leadership sul lavoro e almeno 40 per ottenere una pari rappresentanza nei parlamenti nazionali.

I dati del report, intitolato Progress on the Sustainable Development Goals: The gender snapshot 2022, sottolineano anche delle involuzioni “indiscutibili” per quanto riguarda i diritti delle donne e delle bambine, in ambiti cruciali per la vita e lo sviluppo umano come lavoro, sicurezza, educazione e salute. Tra i dati che fanno capire la gravità della situazione troviamo che oltre 1.200 milioni di donne e ragazze in età riproduttiva – tra i 15 ei 49 anni – vivono in paesi e aree con qualche tipo di restrizione all’accesso ad aborti legali e sicuri e che la tendenza delle violenza contro donne e ragazze è in aumento.

In un panorama così oscuro e desolante arriva però dalla Spagna una buona notizia che speriamo possa essere un esempio da seguire anche per altri paesi nel prossimo futuro. Il 12 settembre infatti la Spagna si è convertita nel primo Paese al mondo con statistiche ufficiali sui femminicidi, che ampliano la tipizzazione di questo delitto anche al di fuori della coppia e dell’ex partner, stabilendo quattro categorie: familiare, sessuale, sociale e vicaria. In sostanza, da questo momento non verranno contabilizzati ufficialmente solo gli assassini commessi da partner o ex partner della vittima ma anche tutti quelli che hanno una componente di genere.

Questa nuova raccolta di dati sarà pubblicata su base trimestrale ed è il frutto di un lungo lavoro di coordinamento iniziato nel 2018, con l’arrivo al governo del Psoe (e di Pedro Sanchéz). La segretaria di Stato per l’Uguaglianza e contro la violenza di genere, Ángela Rodríguez, ha sottolineato che ci sono voluti 19 anni di apprendimento con le attuali statistiche sulla violenza sessista (la legge sulle vittime di violenza machista nell’ambito della coppia è attiva dal 2003), anni fondamentali affinché questi dati possano ora iniziare a essere raccolti, analizzati e pubblicati. Un processo informativo che permetterà di conoscere meglio come opera la violenza al di fuori di quella che è intesa come sfera sentimentale e, quindi, di attivare specifiche e concrete “politiche e risorse” per il futuro, ha affermato Rodriguez.

Se è vero che una nuova statistica non ferma certo la violenza di genere e i femminicidi è anche vero che permette di dare una lettura più profonda del fenomeno, dignificando tutte le vittime e ampliando le protezioni. Seguendo questa nuova categorizzazione, dalla Moncloa spiegano che nei mesi di gennaio e giugno 2022 sono state uccise 19 donne al di fuori della sfera del partner e/o dell’ex convivente, donne che ora sono ufficialmente classificate come vittime di violenza machista. In questo senso le parole di Victoria Rosell, Delegata del governo contro la violenza di genere, sono esplicative perché ricordano che “ciò che non è nominato non esiste e che dobbiamo cominciare a riconoscere come governo che ci sono stati casi di assassinio di donne che sono passati sotto il radar (nell’ombra)”.

Il nuovo report ampliato è già disponibile (anche se provvisorio) è dunque l’inizio di un nuovo cammino, che porta con sé difficoltà di comparazione con i dati precedenti e l’impossibilità (almeno per ora) di stabilire una tendenza certa. Nonostante ciò, però, Rodriguez nella conferenza stampa ha sottolineato tre aspetti importanti: in primo luogo i dati dimostrano che il rapporto delle donne con la violenza dura per tutta la vita e non solo all’interno della coppia (il 58% delle vittime aveva più di 60 anni), il secondo che gli uomini che convivono con questa violenza fin dai primi anni di vita perpetuano questi rapporti di potere vissuti in casa (non solo quando raggiungono l’età adulta e non solo con i loro partner) e infine il fatto che il “terrore sessuale” (insegnare alle donne a vivere nella paura di essere violentate) che limita l’autonomia delle donne rispetto a ignoti assalitori sia lontano dalla realtà (nel 100% dei casi registrati le vittime conoscevano il loro carnefice).

I 19 casi di femminicidio ora contabilizzati in questa nuova statistica si sommano ai 28 casi di donne uccise in Spagna all’interno della coppia o dell’ex partner in questo 2022: secondo le vecchia classificazione invece, dal 2003 ad oggi, sono 1.158 le donne uccise nel paese iberico.

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