Bisogna credere a chi ne ha fatto un mestiere: la televisione non sposta elettori. Nonostante un ultimo sondaggio (prima che scatti da sabato la par condicio) di Euromedia Research riporti che tra quel 40% circa di astenuti o indecisi in vista del 25 settembre il 36,9% almeno sceglie ancora la televisione come mezzo di informazione principale per farsi un’opinione, chi per mestiere conduce telegiornali e talk non crede che l’informazione televisiva di questi tempi riesca a riportare la passione politica dagli italiani, perché per farlo servono prima i contenuti.

Il racconto televisivo di questa strana campagna elettorale è stato il centro del dibattito Tv di guerra e di elezioni, il primo degli incontri della Festa del Fatto Quotidiano 2022, cominciata venerdì alla Casa del Jazz di Roma. Ospiti alcuni diretti interessati, conduttori di alcune delle più note trasmissioni televisive di attualità. La conduttrice del talk di Rai3 CartaBianca, Bianca Berlinguer, il conduttore di Dritto e Rovescio su Rete4 Paolo Del Debbio, il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana. Con loro Antonio Padellaro, fondatore e primo direttore del Fatto Quotidiano, che è anche frequentatore di dibattiti televisivi, e Maddalena Oliva, vicedirettrice del Fatto a moderare l’evento e lanciare i temi di discussione.

Mancano i contenuti. Anzi, i partiti non sono mai stati così carenti. Il giudizio mette tutti d’accordo. Questa campagna estiva non ha nulla per attrarre gli elettori. Intanto per il fatto di essere breve. Fatta la tara del periodo estivo, infatti, la competizione entra nel vivo solo in questi giorni, quando restano due settimane al voto. “È una campagna già quasi finita”, ha detto Bianca Berlinguer. Ma soprattuto è una campagna “poco partecipata, meno vissuta rispetto alle precedenti”.

Ancora più duro il giudizio di Paolo Del Debbio: “questa è una ‘campagnetta elettorale’. Tra quelle che ho visto, negli ultimi 13 anni, è in assoluto la peggiore”. Questo perché, argomenta Del Debbio, le forze politiche sono senza contenuto: “I loro sono programmucci che non si reggono in piedi”. Per questo quello che conta sono i temi identitari. Che salvano, secondo il giornalista di Rete4, Giorgia Meloni, che può offrire agli elettori, la coerenza di essere rimasta all’opposizione nell’ultima legislatura, ma anche il Movimento 5 Stelle di Conte, la cui ascesa, secondo Del Debbio, dipende “da un regalo che gli hanno fatto gli altri partiti parlando dell’abolizione del reddito di cittadinanza”. In questo senso il M5S è l’unica forza politica che con un’identità tra proposte e identità del suo elettorato: reddito di cittadinanza per i poveri, ambientalismo e contrarietà al bellicismo sulla guerra in Ucraina.

Antonio Padellaro ed Enrico Mentana hanno approfondito il tema della campagna senza contenuti. Intanto, l’esito sembra già scritto, rilevano. E questa è una responsabilità soprattutto per il centrosinistra: “Ritengo che la scelta di presentarsi divisi quasi rinunciando alla partita sia una responsabilità gravissima nei confronti di un elettorato che non meritava questo. Ed Enrico Letta ce lo dovrà spiegare”. Non solo, è intervenuto Mentana: mentre a destra è chiara l’indicazione di chi sarà premier se la coalizione vincerà, nell’altro campo questa chiarezza manca, è il pensiero del volto del Tg La7, e così si disorientano gli elettori. L’unica alternativa è l’agenda Draghi, ovvero l’eterno desiderio centrista di governi trasversali, alias ammucchiate. “Nessuno è stato mai governato da un’agenda. Serve una persona”, incalza Mentana. “Non mi capacito di questa scelta da parte del centrosinistra. Forse è paura, o disabitudine a vincere”.

Ma alla fine il motivo viene fuori: È la sindrome del “tanto al governo ci andiamo lo stesso”. Per fortuna della democrazia non è così. Si vince se si dice cosa si farà. Attenzione però, e qui riprende la parola Del Debbio: “Per mettere insieme acqua e olio serve il fisico e Letta non è Prodi. Non poteva proprio farla. Letta sta facendo un errore enorme, ovvero di fare una campagna elettorale contro. Le campagne così si perdono sempre, la vittima diventa carnefice. La demonizzazione dell’avversario non funziona perché l’elettorato stanco come quello italiano non ha più voglia di sentire allarmi sul ritorno del fascismo. Le persone vogliono solo sapere che cosa faranno le forze politiche sulle bollette”.

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