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“Mi basta un piccolo dolore per pensare di avere diecimila malattie”: l’ipocondria conclamata di Dario Vergassola

L'ipocondria conclamata ma non solo. Vergassola racconta al Corriere i duri anni di lavoro all’Arsenale di La Spezia, dove faceva il manovale e il marinaio di coperta ("Pioveva, salute precaria, bronchite dalla mattina alla sera... sono passato a mansioni di ufficio"), i provini a Zelig che gli cambiano la vita e gli incontri con altri esordienti di lusso come Elio e le Storie Tese, Maurizio Milani e Paolo Rossi...

di Francesco Canino

In televisione c’è pieno di scemi, prova anche tu“. È cominciata più o meno così la carriera di Dario Vergassola, il comico ligure che si racconta al Corriere della Sera alla vigilia del ritorno, dal 30 agosto, nel cast fisso di CartaBianca su Rai3. A pronunciare quella frase fu la madre Edda, morta a 53 anni per un attacco d’asma, che fece in tempo a vedere i primi successi del figlio, lanciato dal Costanzo Show e consacrato poi da Fazio, la Dandini e da Zelig. E nell’intervista ripercorre gli esordi (“ricordo i viaggi sulla Cisa con la mia 127 per andare a Milano ai provini per Zelig. Tornavo alle 4 del mattino”), i sedici anni di lavoro all’Arsenale di La Spezia, l’ipocondria i successi e i grandi incontri.

DARIO VERGASSOLA “RE” DEGLI IPOCONDRIACI E LA VISITA DI JANNACCI

Gran frequentatore di pronto soccorso in tutta Italia, Dario Vergassola è un ipocondriaco conclamato e alterna attacchi di panico ad attacchi d’ansia. “Mi basta un piccolo dolore per pensare di avere diecimila malattie“, racconta. A spronarlo ci pensa la moglie Paola, con cui è sposato da 39 anni. “Quando succede, lei mi dice: ‘Forza, vestiti che andiamo a fare la spesa’. Se sono solo è più complicato, ci vuole qualche goccetta”. E, a proposito della sua ipocondria, racconta di quella volta che Enzo Jannacci finse un’accuratissima visita di un’ora per stanare eventuali malattie di tipo neurodegenerative. “Peccato che tre giorni dopo in una farmacia vidi esposto lo stesso apparecchio che era un elettrostimolatore con tutt’altra funzione: mi aveva preso per i fondelli”. Geniale.

LO SCONTRO CON LA CARFAGNA E LE RISATE DELLA HUNZIKER

Vergassola racconta al Corriere i duri anni di lavoro all’Arsenale di La Spezia, dove faceva il manovale e il marinaio di coperta (“Pioveva, salute precaria, bronchite dalla mattina alla sera… sono passato a mansioni di ufficio”), i provini a Zelig che gli cambiano la vita e gli incontri con altri esordienti di lusso come Elio e le Storie Tese, Maurizio Milani e Paolo Rossi. E ancora la svolta grazie al Maurizio Costanzo Show. “Che lavoro faccio? Il cazzaro miracolato, con patologia a parlare continuamente”, risponde ironico. Poi la consacrazione con Zelig e le sue interviste corrosive, che oggi verrebbero stroncate dal politicamente corretto. Tra quelli con cui è stato più “cattivo” cita Buffon e Michelle Hunziker: “Dopo l’intervista disse a microfoni spenti che era stato peggio di una visita dal ginecologo. Eppure poi Gino e Michele, apprezzando il modo in cui seppe incassare, le chiesero di condurre Zelig”. Andò peggio con Mara Carfagna, che lo tacciò di essere arrogante. “Ho capito: ma una che sta con Mezzaroma che domande si aspetta? Se guarda il Late Show americano le domande sono molto peggio. E comunque alla Carfagna ho sempre riconosciuto di essere strutturata: ha usato bene l’esperienza della politica, ha imparato mentre lo faceva. Una volta è venuta a salutarmi al termine di uno spettacolo a teatro e si era pagata il biglietto”.

L’INCONTRO CON WOODY ALLEN E L’AMICIZIA CON FABIO VOLO

Il comico apre anche l’album dei ricordi, rievoca le collaborazioni con Jannacci, Moni Ovadia, Riondino e i grandi incontri della sua vita. A cominciare da quello con Caetano Veloso e Giorgio Gaber (“la figlia mi ha detto che quando il padre mi vedeva da Costanzo si divertiva molto. Una bella medaglia”) fino a quello con Woody Allen: “Quando Costanzo lo invitò allo Show andai a vederlo: stetti seduto vicino a lui come un cagnolino”. Infine, una curiosità, l’amicizia con Fabio Volo nata in maniera surreale: “Mi ha chiamato in radio per farsi insultare. Io leggo i brani dei suoi libri prendendolo in giro e lui ride”.

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