C’è chi tra i banchi del Parlamento è rimasto per 19 anni consecutivi. Chi, invece, guadagnato un prestigioso seggio a Palazzo Madama, preferì l’assessorato a Palazzo Lombardia. C’è anche chi al posto al sole era arrivata a tanto così, alle elezioni del 2018. Chi, infine, la politica romana la sogna, e si è pure un po’ stancato di portare in giro la Rosa Camuna su sfondo verde dall’Oltrepò mantovano fino alla Valle Spluga. Ed è così che ben cinque assessori regionali della Giunta guidata da Attilio Fontana hanno ottenuto il via libera dai propri partiti per correre alle elezioni del 25 settembre. Per il presidente leghista, dunque, si profila un “rimpastone” in vista del voto della prossima primavera, con equilibri nuovi – tutti da scoprire, dopo il voto – da dover rispettare. “Stanno abbandonando la nave prima che affondi” attacca il M5s, “è un segno di scarso rispetto verso i cittadini”.

IL RITORNO E L’EX CAMPIONESSA DI SCITre candidati sono praticamente certi di farcela, uno se la può giocare mentre l’ultima, a meno che Fratelli d’Italia non faccia il botto, ha poche chance. Vediamo chi sono. Il primo nome di peso, l’habitué dei palazzi romani, è Riccardo De Corato, oggi assessore alla Sicurezza e già vicesindaco di Milano. L’esponente del partito di Giorgia Meloni, con un passato nell’Msi e poi in An, corre per la Camera nel collegio uninominale sud-ovest di Milano (Rozzano); e sfiderà Ilaria Ramoni, candidata per il centrosinistra. La sua vittoria è data per certa. Per lui, eletto per la prima volta in Senato nel 1994 (e riconfermato, senza soluzione di continuità, fino al 2013), sarà un ritorno. L’altra candidata di FdI è la bergamasca Lara Magoni, ex sciatrice (un argento mondiale a Sestriere nel ’97), che nel 2018 rinunciò al seggio a Palazzo Madama, dopo essere stata eletta, per ricoprire l’incarico di assessora al Turismo. Quello stesso anno passò alla cronaca per aver scritto, sui social, che di fatto ci fu un “fascismo buono”. Eccola: “Rinnegare ciò che di buono è stato fatto è un grande errore, visto che le leggi che tutelano i lavoratori nascono proprio TUTTE (sic) dal fascismo”. Il 25 aprile dello stesso anno se ne uscì con un “risparmiatemi Bella Ciao” e annunciò, in caso di un governo Pd-M5s, “una marcia su Roma”. Meloni ha deciso di piazzarla al quarto posto nel collegio plurinominale Lombardia 3 per la Camera (P01, Bergamo), dietro al nipote di Mirko Tremaglia, Andrea, Alessia Ardesi e Daniele Zucchinali. In pratica, se risultasse eletta sarebbe un mezzo miracolo. E chissà che qualcuno non abbia “punito” la sua intraprendenza social.

DUE POSTI SICURI PER FORZA ITALIA – L’altro nome di peso è quello di Melania Rizzoli, medico e scrittrice, moglie dell’editore Angelo Rizzoli, che oggi gestisce il potente assessorato al Lavoro. Rizzoli venne eletta col Popolo della Libertà, alla Camera, nel 2008. A fine legislatura tentò il salto verso Strasburgo, ma pur ottenendo più di 5mila preferenze restò fuori. Le successe la stessa cosa alle Politiche del 2018, quando la candidarono in un collegio ligure. Ora Rizzoli corre per Montecitorio nel collegio plurinominale Lombardia 2 (P01, Varese) al terzo posto e in quello Lombardia 2 (P02, Como-Lecco-Sondrio) al secondo posto. Per lei, dunque, ci sono buone probabilità di farcela. Stesso discorso per l’altro candidato forzista, Fabrizio Sala, che dovette lasciare la vicepresidenza della Regione Lombardia, nel gennaio del 2021, in favore di Letizia Moratti, e che si “consolò” con l’assessorato all’Istruzione. Per lui c’è un posto, anche qui quasi sicuro, nel plurinominale Lombardia 1 (P02, Milano-Sesto San Giovanni) dietro Marta Fascina.

IL PUPILLO DI FORMIGONI RISCHIA – Discorso a parte merita l’assessore all’Ambiente, già presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo. Cattolico, legato a Comunione e Liberazione, tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila fece carriera grazie all’amicizia con Roberto Formigoni, di cui diventò strettissimo collaboratore. Cattaneo è un esponente di Noi con l’Italia (Maurizio Lupi) e ora è in corsa con Noi Moderati (Luigi Brugnaro, Giovanni Toti e lo stesso Lupi) come capolista del plurinominale a Varese per il Senato. Qui, alle Regionali del 2018, la sua lista non ottenne seggi ma Fontana lo nominò lo stesso assessore. Per sbarcare a Palazzo Madama bisognerà capire quanto prenderà la lista di centro(destra). L’obiettivo è lo sbarramento del 3%: non facile.

GLI EQUILIBRI IN LOMBARDIA – Per Fontana dal 26 di settembre si profila così un rimpasto di Giunta consistente, per il quale dovrà tenere in considerazione il risultato del voto nazionale (scontato che Fratelli d’Italia avrà un peso maggiore). Al posto di De Corato si fa già il nome di Franco Lucente, capogruppo di FdI al Pirellone. E per sostituire Sala è spuntato il nome di Giulio Gallera, grande deluso tra gli azzurri per la mancata candidatura a Roma. “Gli assessori in fuga cercano a Roma una poltrona, e uno stipendio, che per loro stessa valutazione i lombardi non saranno più disposti ad accordargli” dice il capogruppo dei 5 stelle, Nicola Di Marco. “Evidentemente anche all’interno della Giunta temono che questo centrodestra lombardo e l’amministrazione Fontana-Moratti abbiano i giorni contati. Abbandonare la nave che affonda è un evidente sinonimo di scarsa serietà e di scarso rispetto verso tutti i cittadini. Un altro chiaro segnale della differenza fra il M5s, che per coerenza e rispetto dei cittadini non candida nessun consigliere regionale lombardo alle prossime Politiche, e gli altri partiti”.

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