Nuove esplosioni sono state avvertite in Crimea nella zona di Gvardeyskoy, nel distretto di Simferopoli. A riferirlo è il giornale russo Kommersant che cita alcuni residenti dell’area che affermano di aver udito delle forti esplosioni e subito dopo di aver visto del fumo nero alzarsi dalla base aerea situata nel villaggio. L’incidente è avvenuto a pochi chilometri dalla base militare russa nel distretto settentrionale di Dzhankoy, in Crimea, bersaglio di una serie di esplosioni che hanno provocato un incendio, simile a quello di appena una settimana fa scatenato da un raid di Kiev. Secondo quanto fa sapere Mosca, due civili sono rimasti feriti nell’esplosione che sarebbe stata causata da un’operazione di “sabotaggio”. Secondo un alto funzionario ucraino intervistato dal New York Times in condizione di anonimato, le esplosioni sarebbero state provocate da un’ unità militare ucraina d’élite che operava dietro le linee nemiche.

Il consigliere del capo dell’Ufficio del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, su Twitter lascia intendere che si tratti di una nuova offensiva condotta dall’esercito ucraino, come avvenuto una settimana fa: “La mattinata vicino a Dzhankoi è iniziata con delle esplosioni – scrive – Un promemoria: la Crimea del Paese è il Mar Nero, le montagne, le attività ricreative e il turismo, ma la Crimea occupata dai russi sono le esplosioni di magazzini e l’alto rischio di morte per invasori e ladri. Demilitarizzazione in azione“. Punto confermato anche dal capo dell’Ufficio del Presidente ucraino, Andriy Yermak: “L’operazione di demilitarizzazione nello stile di alta precisione delle Forze Armate dell’Ucraina continuerà fino alla completa liberazione dei territori ucraini (occupati). I nostri soldati sono i migliori sponsor del nostro ottimo umore. La Crimea è Ucraina”. E di sabotaggi si parlerebbe anche nel caso del danneggiamento di una ferrovia adibita al trasporto merci nella regione russa di Kursk, nel nord-ovest dell’Ucraina. Ignoti hanno fatto saltare almeno sei tralicci che forniscono l’elettricità ai treni lunga tutta la linea ferroviaria, causando l’interruzione dei collegamenti. A riferirlo sono sono stati diversi media ucraini e russi, citando i servizi di sicurezza russi Fsb che puntano il dito contro “sabotatori ucraini”.

Poche ore dopo la notizia, torna a parlare anche Vladimir Putin. E lo fa lanciando più di un messaggio a Washington. Innanzitutto, mentre i vertici dell’esercito russo tengono a precisare che Mosca non ha bisogno di usare le armi nucleari per raggiungere i suoi obiettivi in Ucraina, il capo del Cremlino afferma che gli Stati Uniti “vogliono prolungare il conflitto” usando l’Ucraina come “carne da cannone”, oltre a cercare di “destabilizzare” il mondo con la visita della Speaker della Camera Usa, Nancy Pelosi, a Taiwan. E arriva addirittura a invitare le parti a “ripristinare il rispetto del diritto internazionale”, a rafforzare le posizioni dell’Onu e delle altre piattaforme di dialogo. Un’affermazione che contrasta con le sue decisioni sul dossier ucraino, dato che un’invasione militare nel territorio di uno Stato sovrano è una delle più gravi violazioni del diritto internazionale.

Intanto la Russia mette delle condizioni alla visita degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, oggetto di bombardamenti nei giorni scorsi. Dopo aver invitato l’Agenzia a svolgere un sopralluogo, addossando la colpa dei raid all’esercito di Volodymyr Zelensky, oggi un diplomatico della Federazione, citato dal Guardian, ha spiegato che un’eventuale missione non deve passare da Kiev perché è troppo pericoloso. Le Nazioni Unite, dal canto loro, fanno però sapere di avere la capacità logistica e di sicurezza per fornire assistenza a una visita degli ispettori.

Dal canto suo, Kiev continua a lanciare allarmi sulla situazione nei pressi della centrale spiegando che nel caso di un’emergenza dovrebbero essere evacuate almeno 400mila persone, ha detto il capo dell’amministrazione militare della regione, Oleksandr Starukh. E ha poi ha spiegato che la situazione a Enerhodar, la città che ospita la centrale, è considerata “pericolosa” e che il piano di evacuazione della città e della zona a rischio di contaminazione da radiazioni è attualmente in fase di adeguamento, tenendo conto dei recenti sviluppi militari. “La situazione è pericolosa non solo per la regione di Zaporizhzhia – ha affermato – Se consideriamo la zona di evacuazione obbligatoria di 50 chilometri a causa di un possibile incidente alla centrale nucleare, stiamo parlando di più di 200mila persone nella nostra regione e di 200mila nella regione di Dnipropetrovsk. Stiamo parlando delle città di Nikopol, Marhanets, Enerhodar, Vasylivka, Dniprorudne e altre”.

Tutto questo mentre l’ente ucraino per l’energia atomica, Energoatom, ha denunciato un cyberattacco russo “senza precedenti” al suo sito web. “Il 16 agosto 2022, il più potente attacco informatico dall’inizio dell’invasione russa ha avuto luogo contro il sito web ufficiale di Energoatom”, ha reso noto l’ente su Telegram. Il sito “è stato attaccato dal territorio russo”, ha aggiunto, specificando comunque c’è il servizio non ha subito interruzioni.

Continuano i bombardamenti russi nel Donbass e anche ieri un civile è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti nel Donetsk: lo ha reso noto su Telegram il capo dell’Amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko. “Il 15 agosto i russi hanno ucciso un civile nella regione di Donetsk, a Kostiantynivka. In totale, dall’inizio dell’invasione russa, nella regione sono stati uccisi 734 civili e 1.905 sono rimasti feriti”, ha scritto aggiungendo che ieri sono stati segnalati due feriti. La notte scorsa le forze russe hanno bombardato due distretti nella regione di Dnipropetrovsk. La Russia ha anche lanciato un attacco missilistico al distretto di Zhytomyr, nel nord dell’Ucraina, con il governatore della regione Vitaliy Bunyechko che su Telegram aggiunge: “Secondo le informazioni preliminari, i razzi che hanno colpito oggi il distretto di Zhytomyr sono stati lanciati dal territorio della Bielorussia“.

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