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Di Battista: “Grillo ancora padre padrone. Non mi fido e sotto di lui non ci sto. Conte galantuomo, ma non ci sono le condizioni per candidarmi”

L'ex deputato M5s in un video trasmesso in diretta ha spiegato le ragioni per cui non intende presentarsi alle prossime elezioni politiche. E annuncia: "Creerò un'associazione culturale, poi vedremo a cosa porterà questo percorso"
Di Battista: “Grillo ancora padre padrone. Non mi fido e sotto di lui non ci sto. Conte galantuomo, ma non ci sono le condizioni per candidarmi”
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“Non ritengo ci siano le condizioni per una mia candidatura alle prossime elezioni politiche”. L’ex deputato M5s Alessandro Di Battista ha registrato un video per spiegare la decisione di non autocandidarsi alle parlamentarie del Movimento 5 stelle. Una scelta che ha valuto fino all’ultimo, sollecitato anche da una parte di ex 5 stelle che stanno pensando al rientro, salvo poi però cambiare idea. E il motivo, ha denunciato, sta nelle resistenze degli ex colleghi di partito e nel fatto che non sono arrivate le garanzie richieste al leader che, però, ha definito “un galantuomo“: “Ho parlato con Conte e ho compreso che ci sono molte componenti nell’attuale M5s che non mi vogliono”, ha detto. “Da Beppe Grillo passando per Roberto Fico: non mi vogliono, per una serie di ragioni”. In particolare, proprio parlando del garante, Di Battista ha usato parole molto dure: “Politicamente oggi non mi fido di Beppe Grillo, che ancora in parte fa da padre padrone. E io sotto Grillo non ci sto”.

“Conte un galantuomo, ma non ci sono le condizioni” – Come già rivelato nei giorni scorsi, Di Battista ha confermato di essere in stretto contatto con Conte. Ma ha anche detto che il dialogo non è bastato per convincerlo alla candidatura. “Il più disponibile è stato Giuseppe Conte che è stato la persona più onesta e più corretta con me”, ha detto l’ex deputato. “Abbiamo avuto una interlocuzione molte leale, lo ringrazio. Per me è un galantuomo. Non mi ha mai mancato di rispetto. Credo che abbia veramente a cuore gli interessi del Paese”. Anche se “su alcune posizione abbiamo idee molto diverse”. Ad esempio, ha continuato, “io non sono un atlantista, non credo minimamente all’efficacia delle sanzioni, io mai avrei votato per l’invio di armi all’Ucraina”. E “se non ci sono le condizioni, se lo stesso garante non ti vuole e non è riuscito a prendersi le proprie responsabilità politiche, non posso firmare una fiducia in bianco al Movimento“. E “per rientrare nel Movimento e ricandidarmi è giusto che io pretenda determinate cose: e non sono poltrone, ma garanzie politiche. In questo momento, con Grillo che ancora non ha fatto un passo di lato queste garanzie non ci sono”.

Le resistenze degli ex colleghi e le accuse a Grillo – Di Battista ha preso di mira innanzitutto Beppe Grillo e gli ex colleghi, molti dei quali molto vicini a Conte: “Forse temono che io sia poco imbrigliabile“, ha continuato, “perché forse temono giustamente che io possa ricordare degli errori politici che sono stati commessi negli ultimi due anni da vari esponenti: Grillo, Di Maio che poi se n’è andato, Fico. Coloro che in un certo senso sono stati i principali promotori dell’entrata del Movimento nel governo Draghi”. L’ex 5 stelle ha parlato, a tal proposito, anche di alcune interviste recenti che contenevano dichiarazioni contro di lui: “Le più gentili erano ‘se torna si deve allineare’ e le meno erano ‘non abbiamo bisogno di lui perché è un distruttore tipo Attila”, “quando forse i disboscatori di consensi sono stati altri”. E ancora: “Molti del M5s non mi vogliono”, ha detto. “Nessuno mi ha chiamato e mi ha detto ‘abbiamo bisogno di te’, a parte Danilo Toninelli“.

Di Battista è anche tornato ad accusare i vertici M5s di avergli impedito di raggiungere le leadership del Movimento. “Io di fatto sono stato costretto a lasciare il M5s”, ha detto, “proprio perché soprattutto Grillo ha indirizzato il Movimento” nel “governo dell’assembramento”. “Ma anche precedentemente io ho avuto momenti difficili, quando fondamentalmente mi hanno impedito di fare il capo politico del M5s evitando di votare, quando non hanno neppure voluto pubblicare i voti degli Stati Generali perché io avevo preso il triplo dei voti di Di Maio”. “E quindi non si doveva far sapere”. Di Battista, a distanza di anni, individua anche i responsabili di quel veto: “Non mi hanno permesso di fare il capo politico tanti esponenti del M5s, praticamente tutti. Ricordo una riunione che ebbi con Luigi Di Maio a casa di Manlio Di Stefano. Luigi mi disse: non ti mettere contro di noi perché siamo di più. Io poi mi ci sono messo, perché non mi interessava essere da solo ma condividere le mie idee. E guardate che fine ha fatto pure Di Maio…”.

Il futuro di Di Battista – Da giorni l’ex deputato era sollecitato proprio da quella parte di ex attivisti M5s che avrebbero voluto il suo ritorno. E, a chiusura del video, ha parlato del suo percorso futuro lasciando intendere che continuerà a fare politica: “Nei prossimi mesi”, ha detto, “insieme ad altre persone creerò un’associazione culturale per fare politica da fuori, per darci una struttura e un’organizzazione civica, per fare cittadinanza attiva perché ci credo tanto, per fare proposte, scrivere delle leggi al di fuori del Parlamento”. “Poi, vedremo in futuro a cosa potrà portare questo percorso”, ha detto.

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