Cultura

Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, volete partecipare a una festa da ballo da film? Ecco come

L’inizio de Le Bal De Paris è conviviale. Ci si trova in una sala da ballo, uno spazio dotato di bar e scenografia. Fra un caffè e qualche accenno di volteggio, il pubblico ha quindici minuti per prepararsi alla visionaria esperienza. Che coinvolge corpo e mente. Bastano un visore, uno zainetto computerizzato, dei polsini che consentono di rendere il movimento più fluido in VR e poi la scelta dell’identità

di Simona Griggio

Abiti sontuosi, drappeggi che volano a ritmo di valzer e sulle musiche cadenzate di passi in cerchio. I lampadari di cristallo creano bagliori mutevoli come gli ambienti. Ora ci si muove in un salone dalle porte dorate, poi ci si addentra in un giardino labirinto. Infine si naviga sulle acque di un lago e si sale su un treno. Destinazione? Un café chantant parigino. Il tutto mentre attorno scorrono paesaggi fiabeschi o fantascientifici. Siamo all’edizione numero 16 del Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia e questo è “Le Bal de Paris”. Spettacolo live immersivo, in realtà virtuale, della regista e coreografa spagnola Blanca Li. Un lavoro premiato l’anno scorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della stessa Biennale, che questa volta torna come esperienza totale per il pubblico nella sezione danza. Ed è così che, dal 22 al 31 luglio alla Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian, gli spettatori possono trasformarsi in partecipanti di una festa da ballo da film. L’inizio è conviviale. Ci si trova in una sala da ballo, uno spazio dotato di bar e scenografia. Fra un caffè e qualche accenno di volteggio, il pubblico ha quindici minuti per prepararsi alla visionaria esperienza. Che coinvolge corpo e mente.

Bastano un visore, uno zainetto computerizzato, dei polsini che consentono di rendere il movimento più fluido in VR e poi la scelta dell’identità. Quella del proprio avatar, della lingua che si parlerà, del colore della pelle del costume da indossare. Ma non pensate che sia tutto scontato. Le porte di questo mondo immaginario si spalancano su un viaggio non prevedibile. Perché non si tratta solo di un passo di valzer. Ma di un vortice di sorprese mozzafiato. Legate l’una all’altra da un filo conduttore: la storia di Adèle de la Rivière, giovinetta che festeggia il suo ritorno a Parigi con un grande ballo che i genitori organizzano in suo onore. Il regista occulto, colui che cambia il corso degli eventi, è Pierre, uno degli ospiti della festa. Come? Non spoileriamo.

In questo progetto di spettacolo partecipativo e interattivo, insieme agli spettatori, dieci per volta, ci sono due ballerini professionisti nel ruolo di protagonisti e guide. Sono loro che accompagnano lo spettatore, anche partner danzante, nella storia d’amore in tre atti di Adèle e nelle sue ambientazioni. La monumentale sala da ballo, il giardino magico, il locale parigino, il viaggio sulle acque del lago e in treno. Tante le evocazioni, tanti i sogni e le proiezioni. Blanca Li è partita dalle operette e dai musical tradizionali per scrivere il copione di “Le Bal de Paris” e trasporlo in un universo irreale e senza tempo: rétro, futuristico, classico, contemporaneo, allucinatorio. Con le scene di Pierre Attrait, le musiche di Tao Gutierrez, i costumi di Vincent Chazal (Chanel), “Le Bal de Paris” crea un vero e proprio universo parallelo. L’artista spagnola aveva già scoperto le potenzialità della virtual reality in passato e l’aveva usata nel 2014 per il cortometraggio di danza, BlancaLi360, con venti danzatori. Da lì l’idea di lavorare sul contatto fra le persone. “Peccato – diceva – siamo insieme nel mondo virtuale ma non possiamo toccarci!”. C’è voluto qualche anno per capire come realizzare questa magia tecnologica. La partecipazione dei team di VR di BackLight Studio le ha consentito di riuscirci. Rimane ancora una curiosità: perché ha scelto teste animalesche per gli avatar dei partecipanti al ballo? “Quando vai a una festa di carnevale indossi una maschera: essere qualcun altro rende gli spettatori più liberi di godersi l’esperienza”. Al termine dell’esperienza gli spettatori tornano alla postazione iniziale e si spogliano dell’attrezzatura. Ma la festa continua. Se qualcuno volesse rimanere potrebbe indossare panni diversi e nuova pelle. Anche gli amici sarebbero diversi.

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