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Crisi governo, le tappe in caso di scioglimento delle Camere: voto tra settembre e ottobre, il nuovo governo (al più presto) solo in autunno

I tempi sono scanditi dalla Costituzione: l'articolo 61 stabilisce che "le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti". Se il decreto di scioglimento arrivasse il 20 luglio, quindi, il giorno più probabile per le urne sarebbe il 25 settembre. Poi si riunirà il nuovo Parlamento "entro il ventesimo giorno" dalle elezioni, e infine le consultazioni per dar vita a un nuovo governo: nel 2018 ci vollero novanta giorni
Crisi governo, le tappe in caso di scioglimento delle Camere: voto tra settembre e ottobre, il nuovo governo (al più presto) solo in autunno
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I tempi per l’indizione delle elezioni, l’insediamento delle nuove Camere e la nascita di un nuovo governo sono lunghi e rigidi, perché scanditi dalla Costituzione. Per questo, in caso di conferma delle dimissioni del presidente del Consiglio e di fine anticipata della legislatura, il nuovo esecutivo si insedierebbe in autunno inoltrato, tra fine ottobre e inizio novembre nella migliore delle ipotesi, cioè in piena sessione di bilancio. Un dato che pone il problema della presentazione della manovra, da depositare alle Camere entro il 15 ottobre.

L’articolo 61 della Costituzione stabilisce che “le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti”. In passato, tra il decreto di scioglimento del Quirinale e la data delle successive elezioni sono trascorsi sempre tra i 60 e i 70 giorni. Tempi dovuti ai molteplici adempimenti richiesti ai partiti, tra cui la presentazione delle liste, per cui sono richieste tra le 1.500 e 2.000 firme in ogni circoscrizione proporzionale (per i simboli che non sono già presenti). Se dunque, per ipotesi, le Camere venissero sciolte il 20 luglio, il giorno papabile per le urne potrebbe essere domenica 25 settembre. È anche possibile – per evitare una campagna elettorale totalmente estiva – che lo scioglimento delle Camere possa essere deliberato più in là, per votare magari domenica 2 ottobre.

Sempre l’articolo 61 della Costituzione stabilisce che “la prima riunione delle Camere ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni”, quindi si arriverebbe a una data compresa tra il 15 e il 22 ottobre. Una volta eletti i Presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, Mattarella aprirebbe le consultazioni, il cui esito dipende dalla chiarezza del risultato elettorale. Nel 2018 si votò il 4 marzo e il governo Conte I giurò il 1° giugno, cioè novanta giorni dopo; nel 2013 dopo le urne del 24 febbraio il governo Letta giurò il 28 aprile, vale a dire 63 giorni dopo; nel 2008, dopo il chiaro successo del centrodestra il 13 aprile, il giuramento del Berlusconi IV arrivò l’8 maggio, quindi dopo 25 giorni dal voto.

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