di Angelo Bonelli*

Carlo Calenda dopo la guerra alla transizione ecologica e alle auto elettriche adesso rafforza la sua intesa culturale e politica con la destra italiana con la mozione presentata a favore del nucleare. Il leader di Azione dice che il nucleare è un’energia a basso costo e che ha una dipendenza di approvvigionamento da fonti straniere altrettanto bassa. Vi dimostro perché quelli di Calenda sono slogan e per lo più prive di fondamento scientifico.

Il nucleare è l’energia più costosa, considerando i costi necessari a realizzare gli impianti che sono tutti a carico della finanza pubblica. L’agenzia internazionale per l’energia spiega chiaramente che l’energia nucleare oggi è la più costosa (come si vede nella tabella qui a sinistra): in Europa il prezzo è intorno ai 120 euro a MWh, e si manterrà a questi livelli anche nel 2050, mentre il solare si collocherà ad un costo intorno ai 15 euro a Mwh e l’eolico offshore sui 25 a Mwh.

Quanto costa il nucleare
Il dato sul costo del nucleare è confermato anche dai contratti che sono stati stipulati. Per la costruzione della centrale nucleare in Inghilterra di Hinkley Point, la società francese Edf e il governo inglese nel 2012 hanno chiuso un’intesa sul prezzo dell’energia nucleare che verrà prodotta, pari a 120 euro a MWh per i prossimi 35 anni, mentre il costo della centrale è arrivata a raggiungere i 22 miliardi di euro e i lavori non sono ancora terminati.

Il tasso di dipendenza dall’estero
Il nucleare ha una bassa dipendenza di approvvigionamento da fonti straniere, sostiene Calenda. Non è vero. L’agenzia internazionale per l’energia scrive nel suo report: “Le accresciute preoccupazioni per la sicurezza energetica derivanti dalla guerra della Russia in Ucraina potrebbero rafforzare la tesi dell’uso dell’energia nucleare in alcuni Paesi mentre cercano di ridurre la dipendenza da combustibili fossili costosi e volatili e accelerare le transizioni. Tuttavia, potrebbe anche avere effetti negativi. Il conflitto solleva interrogativi sul futuro della Russia come produttore ed esportatore di forniture di combustibile nucleare. La Russia ha un ruolo significativo nella produzione di uranio combustibile, rappresentando il 38% della lavorazione dell’uranio (conversione) in tutto il mondo e oltre il 45% della capacità di arricchimento del combustibile nel 2020. Gran parte dell’uranio lavorato e arricchito dalla Russia proviene dal Kazakistan, che è responsabile del 41% della produzione mondiale di uranio nel 2020″.

Il tempo di costruzione delle centrali
Calenda ha affermato di voler realizzare 40 Gw da energia nucleare, ovvero 30 reattori, entro il 2050 e – sottolinea – in tempi rapidissimi (27 anni). Il figliol prodigo di Berlusconi dovrebbe sapere che il piano nucleare del centrodestra del 2011, bocciato dal referendum prevedeva 8-11 reattori (mentre Calenda ne prevede il triplo). Faccio presente al leader di Azione che la Francia, potenza nucleare militare, produce 61 Gw con 56 reattori nucleari. I tempi rapidissimi immaginari di Calenda si scontrano con la realtà. I lavori per la costruzione della centrale nucleare francese di Flammaville, reattore terza generazione plus quelli di cui parla Calenda, sono iniziati nel 2007 e ancora oggi non sono terminati, mentre dal costo iniziale di 3,7 miliardi di euro si è passati a oltre 12 miliardi. Calenda non dice agli italiani quanto costerebbe il suo piano per la realizzazione da 40 Gw di energia nucleare. La centrale di Flammaville 1,6 Gw ha avuto un costo sino ad oggi di oltre 12 miliardi. Lascio a chi legge fare i conti.

Chi paga
Calenda non dice chi finanzierà questo suo piano, ma è evidente che così metterà le mani nelle t asche degli italiani facendo pagare l’energia ancor di più dei prezzi insostenibili di oggi. Il nucleare rimane fuori dalle regole di mercato e della liberalizzazione della produzione di energia perché sopravvive grazie agli imponenti finanziamenti pubblici. Alcune settimane fa EDf, società quotata in borsa che gestisce l’energia in Francia e quindi il nucleare, a causa dei debiti ha avviato una ricapitalizzazione da 3,1 miliardi di euro di cui 2,7 messi dallo Stato francese. Negli Usa la società Exelon ha ottenuto dal solo Stato dell’Illinois 2,5 miliardi di dollari per mantenere in attività 3 reattori nonostante non siano più competitivi nel mercato dell’energia. Un’altra società la FirstEnergy ha ottenuto un finanziamento dallo stato dell’Ohio di 300 milioni di dollari per due suoi reattori. Nel febbraio del 2010 il dipartimento Usa ha finanziato con 8,3 miliardi di dollari un’impresa privata, la Southern Co, per la costruzione in Georgia di 2 reattori nucleari (AP 1000 della Westinghouse, di 1.100 MW ciascuno).

La questione delle scorie
Calenda non dice come risolverà il problema del sito di stoccaggio delle scorie problema irrisolto a livello mondiale dal punto di vista della sicurezza e su cui dopo 50 anni non siamo in grado a dare una soluzione alle scorie prodotte in Italia negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso. Uno dei fattori che spiega la localizzazione delle centrali è la disponibilità di acqua, necessaria a raffreddare le turbine. Una centrale con una potenza di 1000 MW (tipica dei reattori di 2 e 3 generazione), ha bisogno di circa 1.800.000 litri di acqua al minuto, questo significa 30 mila litri al secondo.

Nell’agosto del 2018, un’ondata di caldo eccezionale colpì la Francia, i due reattori nucleari di Sant Alban e quello di Bugey, situati lungo il Rodano, vennero fermati. Questi blocchi si sono ripetuti negli anni successivi per gli stessi motivi in altre centrali. La Francia ogni anno utilizza 16,5 miliardi di metri cubi di acqua dolce per raffreddare le centrali nucleari sitiate lungo i corsi dei fiumi. La siccità non colpisce solo le centrali termoelettriche, idroelettriche ma anche quelle nucleari.

Se vogliamo davvero diventare energicamente indipendenti, riducendo i costi per gli italiani, la soluzione è una sola: l’energia proveniente da fonti rinnovabili, risparmio, efficienza energetica ed innovazione tecnologica. Il governo tedesco ha approvato un piano energetico che prevede, al 2035, di soddisfare il fabbisogno energetico nazionale con il 100% di rinnovabili.

Il referendum sul nucleare è stato il “primo atto di populismo”, ha detto Calenda: queste sue parole di spregio sono volgari ed uno schiaffo nei confronti della volontà popolare espressa chiaramente in ben due consultazioni popolari in cui i cittadini italiani hanno chiaramente bocciato l’uso del nucleare. Sostenere che il referendum sul nucleare sia stato il primo atto populista è un atteggiamento elitario e monarchico della politica. Se per Calenda i cittadini che hanno detto per ben due volte no al nucleare sono dei populisti, lui fa parte di una élite oligarchica e refrattaria all’esercizio della democrazia.

*Co-portavoce nazionale di Europa Verde

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