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“Gli acari della pelle stanno per fondersi con noi”: il nuovo studio

Descritta sulla rivista Molecular Biology and Evolution, questa curiosa ipotesi è stata formulata dagli scienziati dell’Università di Reading, dell’Università di Bangor, dell’Università di Valencia, dell’Università di Vienna e dell’Università Nazionale di San Juan

di 30science per Il Fatto

Li acquisiamo alla nascita, restano con noi, silenziosi e innocui, per gran parte della nostra esistenza, si nutrono del sebo e un giorno potrebbero diventare dei simbionti. Non si tratta di buffi organismi alieni, ma di banali acari della pelle, minuscoli organismi lunghi 0,3 millimetri che stanno diventando sempre più semplici dal punto di vista genetico, tanto che potrebbero fondersi con i loro ospiti umani. Descritta sulla rivista Molecular Biology and Evolution, questa curiosa ipotesi è stata formulata dagli scienziati dell’Università di Reading, dell’Università di Bangor, dell’Università di Valencia, dell’Università di Vienna e dell’Università Nazionale di San Juan. Il gruppo di ricerca ha sequenziato per la prima volta il genoma del Demodex folliculorum, un comune acaro della pelle che si trova nella maggior parte della popolazione umana.

Il team, guidato da Alejandra Perotti, ha scoperto una serie di alterazioni nel DNA degli acari che stanno portando questi piccolissimi animali verso una semplificazione genetica, che potrebbe condurli infine verso l’estinzione o una rimodulazione delle loro esistenze. Gli acari si trovano nei follicoli piliferi e diventano attivi durante la notte, muovendosi tra i follicoli in cerca di un compagno. La loro esistenza isolata, però, sta provocando una significativa riduzione nella variabilità genetica e la perdita di cellule e sezioni di DNA non necessarie. In particolare, gli autori hanno scoperto che gli acari, non esposti a minacce esterne o a conflitti con altri organismi per l’infestazione degli ospiti, hanno perso molte abilità di movimento: le loro zampe sono diventate minuscole e si attivano grazie a tre soli muscoli unicellulari. Non essendo dotati di alcuna protezione da raggi ultravioletti, né del gene che provoca il risveglio degli animali esposti alla luce solare, gli acari hanno imparato a muoversi durante la notte. Pur non essendo in grado di secernere melatonina, questi animali possono sfruttare la sostanza prodotta dalla pelle umana per mantenere attive le abitudini di accoppiamento.

Gli organi riproduttivi si sono spostati e anche il processo di accoppiamento si è ulteriormente semplificato. Nonostante fosse stato ipotizzato che questi organismi non avessero l’ano, inoltre, i ricercatori hanno individuato la presenza di queste strutture, fondamentali per l’espulsione di feci e delle sostanze di scarto. Stando a quanto emerge dall’indagine, inoltre, la scarsa possibilità di incontrare un partner potrebbe portare gli animali verso un vicolo cieco evolutivo e la potenziale estinzione. “Gli acari sono stati accusati di molte cose – afferma Henk Braig, dell’Università di Bangor, seconda firma dell’articolo – ad esempio era stato ipotizzato che a causa dell’assenza dell’ano, la morte dell’acaro e il rilascio delle sostanze di rifiuto potesse provocare infezioni alla pelle. Abbiamo dimostrato che questa teoria era infondata, dato che gli acari sono effettivamente dotati di un sistema di espulsione delle feci. La lunga associazione degli acari con gli esseri umani potrebbe inoltre indicare che questi minuscoli animali possono ricoprire un ruolo importantissimo nel nostro organismo, garantendo piccoli ma significativi benefici per l’essere umano, ad esempio evitando l’accumulo di sebo nei pori della pelle”.

Articolo di Valentina Di Paola

Foto: Immagine che mostra l’acaro Demodex folliculorum sulla pelle al microscopio Hirox – University of Reading

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