La Germania entra, come si ipotizzava da qualche giorno, nella fase allarme del piano d’emergenza sul gas a causa della riduzione delle consegne da parte di Gazprom. “Il gas ora è un bene scarso“, ha avvertito il vicecancelliere e ministro dell’Economia e della protezione climatica Robert Habeck. “Dobbiamo ridurne l’uso già d’estate“. Il caldo inganna, ha continuato, “ma l’inverno arriva e dobbiamo riempire i depositi. La riduzione delle forniture di gas è un attacco economico contro di noi da parte” del presidente russo, Vladimir “Putin. Ci difenderemo ma il nostro Paese imbocca una via difficile. I prezzi sono già alti e dobbiamo prepararci a ulteriori aumenti. Anche se non ce ne accorgiamo ancora siamo in una crisi del gas”. La decisione è arrivata nel giorno in cui a Bruxelles è iniziato il Consiglio europeo. Sul tetto al prezzo auspicato (senza successo) dall’Italia e da altri Paesi del Sud Europa per contenere gli aumenti è prevista un’altra fumata nera: le uniche novità sono un accordo con la Norvegia da cui arriveranno maggiori forniture e la richiesta di Mario Draghi, appoggiato da Macron, di convocare su questo un vertice straordinario a luglio. Mosca dal canto suo continua a sostenere che le consegne attraverso il gasdotto Nord Stream sono state temporaneamente ridotte solo per problemi di manutenzione tecnologica: “Non c’è nessun doppio gioco”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. “È strano trascinare la politica in ogni cosa”.

Habeck, dopo aver dato la colpa della situazione attuale al “fallimento dell’ultimo decennio” nel ridurre la dipendenza dalle forniture russe, ha fatto esplicitamente appello a “uno sforzo nazionale” per contrastare ed evitare che si realizzi la “volontà” di Putin. “Tutti i consumatori, sia l’industria, le istituzioni pubbliche e le famiglie private, dovranno ridurre il loro consumo di gas il più possibile, in modo che si possa superare l’inverno”, ha spiegato. “Ci troviamo in uno scontro economico con la Russia e il gas viene usato come arma“, ha affermato. “Servono tutte le misure politiche per fare in modo che ci sia abbastanza gas”. Sul fronte dell’offerta verranno riaccese le centrali a carbone e si procederà con la diversificazione delle forniture dall’estero. Il passaggio allo step dell’allarme “non si convertirà subito in un aumento di prezzi per i consumatori” perché la clausola in base alla quale i fornitori possono riversare i rincari direttamente sui clienti non sarà per ora attivata.

Alla domanda se si arriverà al razionamento del gas il vice di Olaf Scholz ha risposto di sperare di non ma di non poter “escludere completamente uno scenario del genere”. L’allarme è la seconda delle tre fasi del piano d’emergenza. La prima, quella dell’early warning, era scattata alla fine di marzo, quando il Cremlino aveva chiesto il pagamento in rubli del gas, e indica un peggioramento considerevole nelle forniture. La seconda fase, di allarme, prevede una domanda accresciuta o problemi alle forniture, che restano comunque assicurate. La terza, quella dell’emergenza, implica che le forniture non siano sufficienti a rispondere alla domanda.

Fonti europee hanno spiegato mercoledì che una decisione operativa sul tetto al prezzo del gas, chiesto da mesi dal governo italiano, “arriverà solo tra settembre e ottobre“. Secondo una parte degli Stati membri, con i tagli al gas attuati da Mosca il price cap “potrebbe peggiorare la situazione”. La tesi dell’Italia va in direzione opposta: il progressivo stop alle forniture di Mosca vanifica il timore che la Russa possa chiudere i rubinetti a causa del tetto. Per la decisione sarà cruciale proprio la posizione della Germania, che resta sostanzialmente contraria ma più aperta al confronto rispetto a qualche settimana fa. Nell’ultima bozza di conclusioni del Consiglio europeo un riferimento al tetto secondo l’Ansa è stato aggiunto, al punto 23. Ma si tratta di un contentino che cambia poco: vi si dice solo che il Consiglio “nel contrasto all’uso come arma del gas da parte della Russia e richiamando le conclusioni del 31 maggio, invita la Commissione a perseguire nei suoi sforzi nell’assicurare le forniture energetiche a prezzi accessibili”. Le conclusioni del vertice di maggio invitavano la Commissione ad esplorare le opzioni per calmierare i prezzi, inclusa quella di un price cap temporaneo.

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