“Abbiamo gas pronto per l’esportazione, ma gli europei devono restituire le turbine riparate del tubo Nord Stream (il gasdotto che collega Russia e Germania con una capacità di 30 miliardi di metri/cubi all’anno, ndr)“. Così il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, come riporta Interfax. “Gli europei non hanno restituito le turbine dal gasdotto Nord Stream dopo la manutenzione, e questo è il motivo dei ritardi nella fornitura di gas all’Europa”, ha aggiunto. Anche oggi Gazprom consegnerà volumi di gas minori di quanto chiesto da Eni. E’ quanto si legge sulla piattaforma tecnica del Gme che riporta costantemente le informazioni tecniche relative ai flussi delle forniture del sistema energetico. Tensioni che continuano a spingere i prezzi del combustibile, oggi scambiato sulla borsa di Amsterdam a 126 euro al megawatt/ora, il 7% in più rispetto alla chiusura di venerdì scorso.

Gazprom ha inoltre deciso di non riservare spazio extra per spedire gas in Europa attraverso i gasdotti ucraini per luglio. È un segno che le forniture da Mosca potrebbero rimanere ridotte per settimane. La Germania ha definito i tagli alle forniture della Russia “motivati ​​​​politicamente” e non dovuti a problemi tecnici, come ha invece affermato Gazprom. La fornitura di gas il prossimo mese potrebbe essere ancora più esigua poiché il gasdotto Nord Stream dovrebbe fermarsi completamente per diversi giorni a causa di lavori di manutenzione. La Commissione europea è al lavoro per esplorare con i partner internazionali la possibilità di introdurre un tetto temporaneo al prezzo del gas. Lo ha affermato stamane un portavoce Ue, confermando l’impegno di Bruxelles dopo il mandato ricevuto tre settimane fa dai capi di Stato e di governo Ue. Nelle conclusioni del vertice del 30 e 31 maggio i leader avevano invitato Bruxelles a muoversi in ambito internazionale per valutare, ove opportuno, la fattibilità della misura.

Nel frattempo i Paesi Bassi stanno revocando le restrizioni alla produzione di energia elettrica a carbone per compensare i tagli alle forniture di gas russo. Lo ha annunciato il ministro dell’Energia e dell’Ambiente Rob Jetten. “Il governo ha deciso di revocare immediatamente le restrizioni alla produzione per le centrali elettriche a carbone dal 2022 al 2024. Ciò significa che le centrali elettriche a carbone possono funzionare ancora una volta a piena capacità invece del massimo del 35%”, ha annunciato il ministro in conferenza stampa. Attualmente l’Olanda fa un uso massiccio di gas (ma in gran parte di produzione interna) coprendo con questo fossile il 50% della sua produzione elettrica. L’uso del carbone è stato via via quasi azzerato. Un maggior ricorso al carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili, è stato prospettato anche da Germania ed Austria. La commissione Ue ha messo in guardia dal non deviare dagli obiettivi di riduzione delle emissioni. “Noi dobbiamo assicurarci che utilizzeremo questa crisi per andare avanti e non per avere una ricaduta nei combustibili fossili inquinanti. E’ una linea sottile e non è ancora certo che noi prenderemo la svolta giusta”, ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un’intervista con alcuni media.

Oggi si è anche saputo che la Russia è diventata il primo fornitore di petrolio della Cina sorpassando l’Arabia Saudita. Emerge dai dati delle dogane cinesi diffusi oggi e relativi al mese di maggio. Pechino riceve greggio da Mosca con un sconto sensibile rispetto ai prezzi di mercato (112 dollari al barile la quotazione odierna) poiché le sanzioni occidentali “obbligano” la Russia a rivolgersi verso altri clienti. Il mese scorso la Cina ha acquistato 8,4 milioni di tonnellate di petrolio russo, il 28,5% in più di aprile e il 55% in più dell’anno prima. Il valore dei carichi, consegnati per lo più via nave oltre che con l’oleodotto che collega i due paesi, è di quasi 7,5 miliardi di dollari (7,1 miliardi di euro). La Cina, come l’India, sta approfittando dell’offerta particolarmente vantaggiosa di Mosca che vende il suo petrolio fino a 20-30 dollari in meno al barile.

Del resto le quotazioni restano così alte (+ 53% rispetto ad una anno fa) da garantire comunque elevati profitti al fornitore. La Russia è il terzo produttore di petrolio al mondo dopo Stati Uniti e Arabia Saudita con una capacità di circa 10 milioni di barili al giorno e riserve per 107 miliardi di barili. La Cina è il secondo consumatore di greggio dopo gli Stati Uniti, utilizzando ogni giorno quasi 14 milioni di barili. Di questi, 10 milioni vengono acquistati dall’estero facendo della Cina il primo importatore del pianeta. La scorsa settimana il presidente cinese Xi Jinping ha tenuto una conversazione telefonica con il presidente russo Vladimir Putin. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, Xi ha detto a Putin che la Cina era “disposta a continuare il sostegno reciproco con la Russia su questioni relative alla sovranità, alla sicurezza e a questioni di grande preoccupazione”.

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