Una miriade di furti ai danni esclusivamente di donne vulnerabili; centinaia di truffe che sfruttano la scarsa competenza di cittadini, per lo più anziani, nelle transazioni online e nelle procedure di utilizzo delle carte elettroniche postali e bancarie. Sono le attività nelle quali era impegnata l’ennesima associazione a delinquere con base a Reggio Emilia scoperta e incastrata dai Carabinieri. L’indagine, denominata Ghost e coordinata dal sostituto procuratore Giulia Stignani, vede una quarantina di indagati, sedici dei quali sono stati arrestati giovedì 16 giugno per ordine del giudice per le indagini preliminari Dario De Luca. Impressionante il numero dei reati commessi secondo l’accusa, contenuti in 448 capi di accusa che ipotizzano 212 truffe aggravate e 55 furti commessi in pochi mesi tra il 2018 e il 2019, documentati da immagini di telecamere di sorveglianza, testimonianze di vittime e ben 900mila file di tabulati e intercettazioni telefoniche. Sono contestati anche il riciclaggio, la ricettazione e il falso.

Il modus operandi – Il nuovo procuratore reggiano Gaetano Paci, da poco insediato dopo il trasferimento a Firenze imposto a Marco Mescolini dal Consiglio superiore della magistratura (vicenda sulla quale ancora pende un ricorso al Tar) ha voluto incontrare la stampa per lanciare un allarme sul modus operandi di questa organizzazione. L’illecito guadagno della vorticosa attività sfruttava infatti la debolezza e la vulnerabilità delle vittime, con metodi e schemi operativi capaci in pochi attimi di entrare in possesso delle loro carte di credito e dei codici necessari all’uso, oppure di insinuarsi nel mercato delle compravendite online fingendo di voler pagare i prodotti offerti, ma riuscendo in realtà a spillare soldi agli innocenti venditori. Diciannove degli indagati vivono nel comune capoluogo di Reggio Emilia e in quelli vicini di Bibbiano e Cavriago, mentre gli altri risiedono in diverse province dell’Emilia Romagna, del Veneto e della Lombardia. Un accusato è nato e risiede a Palermo. Alcuni di loro sono originari di Bolzano, dove l’organizzazione manteneva una struttura operativa addetta alle telefonate che arrivavano alle vittime.

Le tecniche di furto – Le indagini dei Carabinieri sono iniziate da un furto commesso alla fine di ottobre 2018 nella sede della cooperativa sociale “Il Pilastro” a San Polo, nel reggiano. I ladri hanno rubato assegni dalla cassaforte, poi sono saliti al secondo piano dove risiede il parroco del paese, Pellegrino Tognoni, al quale hanno portato via un bancomat e una carta di credito, usati poco dopo per prelevare tremila euro in contanti e per effettuare altri 3.800 euro di trasferimenti on line. Soldi spostati a ricaricare una carta PostePay intestata ad uno degli indagati. La collaborazione dell’ufficio antiriciclaggio di Poste Italiane è stata fondamentale per ricostruire questi movimenti e tutti gli altri emersi in seguito. Una sezione dell’associazione a delinquere era esperta in furti nei parcheggi dei supermercati. Le azioni si svolgevano in coppia: venivano avvicinate donne, perlopiù anziane, nel momento in cui riponevano le borse della spesa nel bagagliaio, con vari stratagemmi – ad esempio la segnalazione di una ruota sgonfia dell’auto – e mentre uno parlava l’altro sfilava la borsetta con il portafoglio appoggiata sul seggiolino di fianco al guidatore. Siccome accade spesso che incautamente si tengano assieme carte di credito e codici per il loro utilizzo, il gioco per i malviventi è fatto: in poche ore i soldi prendono il volo grazie a transazioni a catena effettuate dai membri della banda. In altri casi quei codici i malviventi li ottenevano telefonando alla vittima qualche ora dopo il furto e fingendosi Carabinieri: “Abbiamo ritrovato la sua borsetta e stiamo per riportargliela. Ma ci dia subito il codice del bancomat così lo blocchiamo prima che i ladri trasferiscano i soldi”. In tanti purtroppo ci cascano e i ladri, che sono loro, ovviamente fanno ciò che fingono di voler scongiurare.

Le truffe online – Più sofisticato era il sistema di truffe nelle transazioni online. I delinquenti vendevano beni o soggiorni vacanze, convincendo i potenziali clienti ad accreditare degli acconti, e poi scomparivano. Oppure riuscivano a sfilare soldi anche a chi vendeva, con il finto compratore che raggiungeva l’accordo dichiarando di voler pagare con PostePay: così il venditore inesperto veniva guidato a compiere operazioni agli sportelli postali in teoria necessarie per incassare, ma che in realtà accreditavano soldi suoi a favore delle ricaricabili intestate ai criminali. Mai cifre esorbitanti, ma capaci di gettare nella disperazione l’ignaro venditore. Come il signore che cercava di piazzare due trattori attraverso il sito Subito.it e al termine della vorticosa trattativa con la banda si è trovato il proprio conto alleggerito di duemila euro.

Gli indagati – Tra gli arrestati finiti in carcere, a essere identificato da Procura e gip come capo dell’organizzazione è Terens De Barre, 39enne residente a Cavriago (RE) assieme alla moglie Pamela Di Rocco, anche lei sottoposta a custodia in carcere, come pure il fratello di Terens, Daniel De Barre e sua moglie Susanna Gabrielli. Tra i 16 arrestati per associazione a delinquere figura anche la coppia Vincenzina e Piero Ciampà: risiedono a Cavriago ma sono nati entrambi in provincia di Crotone, a Cutro. Molti degli indagati a cui non è contestata l’appartenenza all’organizzazione criminale sono invece indicati come individui disperati che nulla hanno da perdere; disadattati ed emarginati sociali che in cambio di qualche piccolo vantaggio si mettevano a disposizione dei capi che tiravano le fila. Anche loro fantasmi, come dice il nome dell’indagine.

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