di Riccardo Cristiano*

La recente assemblea dei vescovi, dalla quale è emersa la presidenza del cardinale Matteo Zuppi, è stata aperta da un incontro a porte chiuse tra il papa e i vescovi italiani riuniti proprio per definire i tre nomi da indicargli per la scelta del neo-presidente. Siccome gli incontri a porte chiuse non sono mai a porte realmente chiuse, è emerso, riferito da molti, che nella lunga discussione tra Francesco e i vescovi vi sarebbe stato anche “l’incidente di Firenze”.

Dal 23 al 27 febbraio scorso, infatti, si è svolto a Firenze il convegno promosso dalla CEI sul Mediterraneo. Nelle stesse ore e nella stessa città un analogo incontro aveva luogo tra i sindaci di numerose città del Mediterraneo. Nella giornata conclusiva erano previsti gli interventi di papa Francesco e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma pochi giorni prima si seppe che, per motivi di salute, Francesco non sarebbe intervenuto. La spiegazione era fondata, il ginocchio del papa era già allora in pessime condizioni. Ma non bastò a spiegare come mai all’Angelus domenicale, nelle ore conclusive di quel grande evento, il papa non abbia citato l’incontro fiorentino nei saluti che seguono la benedizione.

Da quando, il 27 maggio, l’assemblea dei vescovi si è conclusa, molti hanno riferito che al papa sarebbe stato chiesto durante l’incontro con i vescovi italiani come mai non fosse andato, e Francesco avrebbe risposto ricordando le sue condizioni di salute, confermate dai fatti successivi, ma anche la sua sorpresa per aver appreso che sarebbero state presenti personalità coinvolte nella produzione di armi e, in passato, negli accordi assai problematici tra l’Italia ed i libici. Tra i nomi di punta degli invitati, come è noto, spiccava quello di Marco Minniti, che patrocinò quegli accordi italo-libici che ancora fanno tanto discutere. Proprio alla Libia Francesco ha sovente fatto riferimento parlando di lager per migranti.

Quando il papa ha espresso la sua sorpresa, il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, avrebbe fatto presente al papa che Marco Minniti era ospite del convegno dei sindaci, non di quello dei vescovi. Un errore di Francesco? Un equivoco? Vediamo.

Alla vigilia dell’incontro una testata specializzata scrisse, “Fervono i preparativi in vista dell’apertura dell’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo in programma dal 23 al 27 febbraio prossimi, organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana”. Negli stessi giorni scriveva il quotidiano toscano La Nazione, che il papa, alla presenza di Mattarella, “concluderà l’incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo.”

La distinzione tra i due convegni non sembra nettissima e tutto si complica ulteriormente con la visita del papa che la stampa fiorentina ha presentato così: “La mattinata fiorentina di Papa Francesco inizierà alle 8.30 in Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, dove verranno presentate le conclusioni dei lavori dei due incontri e dove il Santo Padre terrà un discorso.” Dove parlava il papa? I programmi alla fine sembravano convergere. E non è difficile avere conferma che Marco Minniti, oltre a intervenire nella giornata di venerdì, faceva parte del comitato scientifico del forum dei sindaci. L’intenzione, come disse il cardinale Bassetti, era di dar vita a un sinodo mediterraneo. Ovvio allora che la questione della presenza di Marco Minniti sarebbe emersa da subito, anche perché vero nome di spicco.

Il 21 febbraio sul sito di Redattore sociale è apparso un articolo nel quale si definiva “inopportuna e imbarazzante la presenza di Marco Minniti come membro del Comitato scientifico, nonché relatore, del convegno Incontro dei Vescovi e Sindaci del Mediterraneo”. Si trattava di una lettera aperta di protesta, firmata tra gli altri da Mediterranea Firenze, Comunità della Piagge, Associazione Progetto Accoglienza.

Nel testo si legge: “Il motivo per cui la presenza di Minniti è giudicata inopportuna è il fatto che l’ex ministro dell’Interno del Governo Gentiloni è stato il promotore del Memorandum Italia-Libia del 2 febbraio 2017. Un Memorandum la cui applicazione da quel giorno ha consegnato ai lager libici circa 82.000 persone – tra uomini, donne e bambini – destinandoli alla detenzione arbitraria, alla tortura, a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, agli stupri e alle violenze sessuali, ai lavori forzati e alle uccisioni. Ciò è potuto accadere semplicemente grazie alla sua firma sugli accordi di cooperazione finalizzati all’intercettamento dei migranti e dei rifugiati durante la traversata del Mar Mediterraneo”. Per i firmatari non era opportuna la presenza dell’ex ministro anche perché oggi è “il presidente della Fondazione ‘Med-Or’ – voluta e istituita da Leonardo spa, azienda leader nel campo degli armamenti”.

Parlare di Mediterraneo con il papa dei porti aperti, della Chiesa ospedale da campo, richiedeva cura, visione larga, attenzione. Questo avrebbe creato la sintonia capace di portare ad un’agenda condivisa, o condivisibile: ora Matteo Zuppi sembra la persona giusta per creare quella sintonia che serve per riprendere un grande progetto come quello di Firenze.

* Vaticanista di RESET, rivista per il dialogo

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