Papa Francesco sconfessa pubblicamente la Conferenza episcopale italiana. Bergoglio ha disertato l’incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo organizzato dalla Cei, che avrebbe dovuto chiudere a Firenze il 27 febbraio, motivando ufficialmente il forfait con “un’acuta gonalgia, per la quale il medico ha prescritto un periodo di maggiore riposo per la gamba”, come ha riferito la Sala Stampa della Santa Sede. In realtà però il Papa si è molto irritato per la presenza all’evento dell’ex ministro Marco Minniti, attualmente presidente della Fondazione Med-Or di Leonardo, tra le maggiori società produttrici di armi. Una presenza che ha già suscitato le proteste di preti e pacifisti. Di qui la netta presa di distanza di Francesco dall’incontro della Cei, manifestata con tre azioni eloquenti. La prima, ovviamente, è stata la defezione di Bergoglio all’evento. La seconda è stata la mancata designazione del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, come legato papale a Firenze, dove avrebbe potuto leggere il discorso di chiusura del convegno e l’omelia della messa finale preparati dal Pontefice (come avrebbero voluto i vertici della Cei). La terza – e più clamorosa – è stata l’assenza, nell’Angelus di domenica, di qualsiasi riferimento all’evento.

Sarebbe stato infatti più che naturale se Francesco, durante la preghiera mariana recitata con i numerosi fedeli – tra cui molti ucraini – presenti in piazza San Pietro, avesse salutato i partecipanti all’incontro di Firenze. Anche perché era appena terminata la messa conclusiva dell’evento nella Basilica di Santa Croce, celebrazione che avrebbe dovuto presiedere il Papa e che, invece, al suo posto, è toccata al cardinale presidente della Cei, Gualtiero Bassetti. Oltretutto il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che aveva annunciato la partecipazione alla messa papale, ha confermato la presenza nonostante la defezione di Francesco. Al termine della celebrazione il presidente della Repubblica, insieme con i porporati e vescovi presenti – tra cui, oltre a Bassetti, il cardinale arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori – è rimasto nella Basilica di Santa Croce per seguire l’Angelus in diretta sugli schermi montati per l’occasione. Tutti convinti che il Papa non avrebbe fatto mancare il suo saluto. Anche il capo dello Stato, così, è rimasto coinvolto nella gaffe.

Un’immagine che non è sfuggita a osservatori attenti come lo storico del Cristianesimo Alberto Melloni, che sul proprio profilo Twitter ha commentato: “Chi ha ispirato l’ennesimo schiaffo del Papa alla Chiesa italiana (forfait da Firenze, niente omelia per la messa con Mattarella, non un cenno all’Angelus) voleva punire i vescovi per aver invitato Minniti o usar Minniti per punire i vescovi?”. E in un altro tweet: “Chi non ha detto al capo dello Stato che nell’Angelus il Papa, che non era venuto a Firenze, non lo avrebbe nemmeno salutato a distanza o ringraziato per aver presenziato all’occasione lapiriana voluta dal cardinale Bassetti e da Dario Nardella (il sindaco di Firenze, ndr), ha fatto fare al Papa un passo falso”. C’è da sottolineare, inoltre, che la visita a Firenze sarebbe stata anche l’occasione, per Francesco, di incontrare per la prima volta il presidente Mattarella dopo la rielezione al Quirinale. Alla vigilia dell’evento Bergoglio aveva modificato il programma ufficiale, già pubblicato con largo anticipo, per inserire un faccia a faccia con il capo dello Stato prima della messa nella Basilica di Santa Croce. Sarebbe stata anche l’occasione per un confronto sulla crisi in Ucraina e l’impegno di mediazione che il Papa si è assunto in prima persona compiendo due gesti molto significativi: la visita a sorpresa all’ambasciata russa presso la Santa Sede e la telefonata con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky.

Negli ambienti della Cei, l’irritazione per la sconfessione pubblica da parte di Francesco è a dir poco palpabile. Un evento organizzato con largo anticipo e costato non poco, naufragato con una figuraccia che rimarrà nella storia dei rapporti (già pessimi) tra la Conferenza episcopale italiana e il Papa argentino. Il cardinale Bassetti aveva a lungo sognato l’incontro di Firenze, a due anni esatti da quello analogo organizzato a Bari, come la chiusura perfetta del proprio mandato quinquennale alla guida della Cei. Il 7 aprile prossimo il porporato compirà ottant’anni, e a fine maggio l’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana sarà chiamata a votare una terna all’interno della quale Bergoglio sceglierà il nuovo presidente. Cinque anni fa, quando il cardinale Bassetti venne eletto primo della terna dai suoi confratelli e successivamente nominato al vertice della Cei dal Papa, nessuno avrebbe immaginato un epilogo così, con la Chiesa italiana nuovamente distante da Francesco, come già si era verificato durante la presidenza del cardinale Angelo Bagnasco. Quella Cei che, esattamente nove anni fa, nel conclave successivo alle dimissioni di Benedetto XVI, si era fatta promotrice della candidatura dell’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. E che, una volta eletto Bergoglio, commise una gaffe clamorosa e imperdonabile con il tristemente famoso telegramma di auguri a “Papa Scola”. Il segnale eloquente, fin dalla genesi del pontificato di Francesco, di una distanza incolmabile tra la Chiesa italiana e il suo primate. Dove l’incidente di Firenze è solo l’ultimo episodio, almeno per ora, che conferma una frattura mai sanata.

Twitter: @FrancescoGrana

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