Non si ferma la caduta libera del mercato italiano dell’auto: a maggio il calo è pari a un pesante -15,1%, con appena 121.299 immatricolazioni (su 142.932 di maggio 2021). Il computo dei primi cinque mesi del 2022 è da dimenticare: appena 556.974 auto immatricolate e un tracollo del mercato del 24,3%, pari a oltre 178.000 vetture in meno rispetto allo stesso periodo 2021 (735.420 unità).

Hanno sortito pochi effetti (finora) pure gli incentivi statali per la rottamazione, “attivati” solo dallo scorso 25 maggio. Peraltro, già nel primo giorno di apertura, il fondo di 170 milioni a disposizione della fascia 61-135 g/Km di CO2 – la più apprezzata dal mercato – risultava dimezzato, e dopo 6 giorni residuano solo 34 milioni. Invece, dei 209 milioni di euro destinati alla fascia di emissioni 0-20 g/Km, quella delle vetture elettriche, ne sono stati prenotati appena 19 milioni, a riprova del fatto che il mercato fatica parecchio ad assorbire le auto a batteria. Mentre per la fascia 21-60 g/Km, quelle delle ibride ricaricabili, le prenotazioni hanno raggiunto quota 10 milioni su 214 milioni assegnati.

“L’impianto dei sostegni contiene ancora alcune debolezze che l’UNRAE ha più volte indicato, a cominciare dalla richiesta – avanzata dall’intero comparto – di allungare da 180 a 300 giorni dalla firma del contratto il termine per usufruire dell’incentivo”, sottolinea in una nota ufficiale il Presidente dell’UNRAE (Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri) Michele Crisci: “Resta inoltre ancora irrisolto il problema dell’esclusione dal beneficio delle persone giuridiche (aziende e società di noleggio), omissione che di fatto riduce l’apporto dell’automotive al percorso di decarbonizzazione del Paese”. Commentando infine i contenuti dell’allegato al DEF dedicato a infrastrutture, mobilità e logistica, presentato lo scorso 23 maggio, Crisci evidenzia “l’assenza, in un documento di ben 240 pagine, di qualsiasi accenno a un piano di sviluppo delle infrastrutture di ricarica per le auto elettriche, nonostante i continui auspici di tutti per una mobilità stradale a zero o bassissime emissioni”.

La struttura del mercato di maggio evidenzia una flessione per quasi tutti gli utilizzatori: i privati segnano un calo in linea con il mercato complessivo, recuperando mezzo punto di quota nel mese, al 59,2% (60,5% nei 5 mesi). Le autoimmatricolazioni, le cosiddette auto a “chilometri zero”, cedono il 43% dei volumi e si fermano in maggio appena al 5,9% (8,7% in gennaio-maggio). Il noleggio a lungo termine, unico canale in crescita, segna nel mese un +5,3%, salendo di 4,4 punti, al 22,9% del totale mercato (20,7% nei 5 mesi). Il noleggio a breve termine archivia un’ulteriore tracollo: -37,3%, scendendo al 6,4% di share (4% nel cumulato). Le società, con un andamento di flessione leggermente inferiore al mercato, chiudono maggio al 5,6% e i 5 mesi al 6,1%.

L’analisi per alimentazione conferma il crollo delle motorizzazioni tradizionali: benzina e diesel perdono rispettivamente il 22% e 29,5% dei volumi, fermandosi al 28,4% e 19,5% di quota nel mese (27,3% e 20,6% nel cumulato). Torna in territorio positivo il Gpl, al 7,8% di quota in maggio (8,4% in gennaio-maggio), mentre l’ennesimo tracollo porta il metano all’1% delle preferenze (in linea con il cumulato). L’attesa degli incentivi conferma una quota sotto tono per le BEV (elettriche), al 3,7% (3,3% nei 5 mesi), mentre le PHEV (ibride plug-in) riescono a recuperare qualche decimale, portandosi al 6,1% del totale mercato (5,4% in gennaio-maggio). Le ibride segnano una leggera positività in volume, salendo al 33,5% (33,9% nel cumulato), con le “full” hybrid all’8% e le “mild” al 25,5%.

“Inutile dire che la previsione per il 2022 di 1.336.682 vetture immatricolate è fortemente allarmante tanto più che l’obiettivo è stato raggiunto con lo stanziamento da parte del Governo di incentivi alle autovetture per 615 milioni che, come si è detto, dovrebbero assicurare 200.000 immatricolazioni aggiuntive”, si legge in una nota ufficiale del Centro Studi Promotor: “L’iniziativa del Governo è stata certamente opportuna, ma non si può non segnalare che data la gravissima situazione del mercato dell’auto sarebbe stato necessario, per impedire una turbativa della domanda, procedere annunciando gli incentivi dopo averli adottati e soprattutto sarebbe stato necessario uno stanziamento decisamente più elevato”.

Peraltro, CSP sostiene che lo Stato abbia “destinato fondi esuberanti per le auto con emissioni di CO2 da 0 a 60 grammi per chilometro e fondi assolutamente insufficienti per le vetture ad alimentazione tradizionale, ma con emissioni di CO2 non superiori a 135 grammi per chilometro. La penalizzazione di quest’ultima categoria di auto a basse emissioni e molto richieste dal pubblico non aiuta certo il settore dell’auto che è ancora alle prese con una serie interminabile di difficoltà: dagli effetti della pandemia, alla crisi nelle forniture di microchip ed altri componenti, alle difficoltà dell’economia non ancora tornata ai livelli ante-pandemia, al ritorno dell’inflazione al pericolo di stagflazione, alla guerra in Ucraina, all’effetto negativo per l’Italia e i paesi europei delle sanzioni alla Russia”.

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