Una difesa a tutto campo. Da accuse e anche illazioni. A due poco meno di due mesi dalle prime dichiarazioni il cardinale Angelo Becciu, imputato per peculato, abuso d’ufficio anche in concorso e subornazione, è tornato a parlare con dichiarazioni spontanee durante il processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Molti i punti toccati dal porporato: dalla vicenda del cardinale Bell ai rapporti con Cecilia Marogna.

LA VICENDA PELL – “Per oltre un anno sono stato esposto ad una insopportabile pressione pubblica, con la vergognosa accusa di aver addirittura finanziato false testimonianze in danno di un confratello, il Cardinale Pell, con i soldi della Segreteria di Stato. Voglio ora spazzare via questa gravissima insinuazione con le parole del cardinale segretario di Stato, Parolin, che ha accertato e dato conto della assoluta falsità di questa ignobile e insopportabile illazione”. Pell – condannato in primo grado – è stato assolto in Australia dalle accuse su abusi sessuali su minori. “Consegno al Tribunale la lettera del 29 aprile u.s. nella quale, tra l’altro, il cardinale Parolin afferma testualmente che “il cardinale Pell continua a sollevare dubbi circa il trasferimento di 2,3 milioni dollari australiani in Australia, sospettando che tali fondi siano stati utilizzati dal Cardinale Becciu per influire negativamente nel processo penale che lo vedeva imputato per abusi su minori. La somma invece, come più volte ricordato, servì per il pagamento del dominio Internet .catholic”. Questa informazione è stata opportunamente comunicata all’Ambasciata di Australia presso la Santa Sede con nota verbale 2112/21/RS del 18 febbraio 2021′. Quindi, oltre un anno fa. Ma non finisce qui, sig. Presidente”. La mia amarezza è ancora più profonda – ha aggiunto – nell’apprendere, dalla lettura del carteggio che produco, che ad autorizzare il pagamento di detta somma fu proprio il Cardinale Pell, con una lettera datata 11 settembre 2015″.

LA VICENDA MAROGNA – Un altro capitolo riguarda Cecilia Marogna, manager che ha dichiarato di essere stata remunerata per attività di intelligence su incarico della Segreteria di Stato, considerata vicinissima al cardinale, che avrebbe intascato molto denaro. “Devo qui ed ora esprimere una forte e vibrata indignazione per come questo rapporto è stato distorto con illazioni offensive, di infima natura, lesive – anche – della mia dignità sacerdotale. Credo che questo atteggiamento tradisca un simile trattamento sarebbe stato riservato ad un uomo”. Becciu ha ringraziato il Papa per averlo dispensato dal segreto pontificio sulla vicenda, la cui opposizione – ha detto – “non era certo finalizzata alla tutela della mia persona, ma, vista la delicatezza della materia, solo ed esclusivamente a Quella del Santo Padre e della Sede Apostolica.

Ha quindi ricostruito il suo “rapporto di conoscenza con la signora Marogna, dopo quasi due anni di silenzio, serbato nel più profondo rispetto per il Tribunale ed in attesa di questo momento di chiarimento”. “Conobbi la signora Marogna nel 2016, quando la stessa mi richiese un colloquio. Ne apprezzai da subito la competenza in materia di geopolitica e di intelligence – ha ricordato Becciu -. La signora si propose per una collaborazione professionale con la Segreteria di Stato su queste materie di sua elezione. Preciso che non la intesi come richiesta di impiego ma come semplice offerta di collaborazione esterna”. Per tale ragione “la inviai dal Comandante della Gendarmeria, dott. Giani, il quale la ricevette. Lo stesso, poi, m’informò di aver tratto dall’incontro una buona impressione, ma che non vi era possibilità, nell’immediato, di accogliere la sua proposta”. Ad accrescere la fiducia verso la donna, anche “una serie di incontri ad alto livello istituzionale promossi proprio dalla signora Marogna: ad esempio, con i Generali Carta e Caravelli, avvenuti a partire dall’ottobre 2017, che la stessa patrocinò, partecipandovi a propria volta, nei quali potei ulteriormente misurare la sua competenza, anche desumendola da queste qualificate conoscenze professionali. La stessa, peraltro, ebbe modo di presentarmi l’allora parlamentare europeo Lorenzo Cesa, con il quale aveva svolto attività di collaborazione istituzionale”.

Becciu pensò di avvalersi della collaborazione di Cecilia Marogna in occasione del rapimento, avvenuto in Malì il 7 febbraio 2017, di suor Gloria Cecilia Navaes Goti, Francescana di Maria Immacolata, di nazionalità colombiana. Poi ritornata alla libertà il 10 ottobre 2021. “La signora mi riferì di un’agenzia inglese di intelligence, Inkerman, con la quale, a suo dire, si sarebbe potuta interfacciare proficuamente attivandosi per tutte le operazioni necessarie alla liberazione di Suor Gloria – ha spiegato -. Così, in una delle udienze di tabella esposi al Santo Padre la questione e le prime considerazioni maturate. Egli rimase contento che ci si adoperasse per la liberazione della religiosa e intese immediatamente la necessità di non esporre il Vaticano ad una inutile, ed anzi dannosa, pubblicità”.
“Mi diede l’autorizzazione a procedere”, e successivamente “incontrai a Londra, nella prima metà del gennaio del 2018, funzionari dell’agenzia Inkermann. Alla presenza della signora Marogna, che aveva organizzato dietro mia richiesta l’incontro”. Ottenute le successive autorizzazione del Papa, “confermo, dunque, che la signora Marogna si occupò delle operazioni di sicurezza finalizzate alla liberazione di Suor Gloria. Il credito fiduciario conseguito nei modi descritti, insieme alla connaturata riservatezza di questo genere di operazioni, mi indusse a riporre la massima fiducia nel suo operato, seguendo le indicazioni che di volta in volta dalla stessa ricevevo, sempre corredate da informative circa le attività svolte e da svolgere. Quanto ai versamenti che mi vengono contestati, desidero puntualizzare che gli stessi furono disposti – sempre su indicazione della signora Marogna – su conti correnti che la stessa di volta in volta mi indicava, e che ho sempre ritenuto relativi all’operazione-trattativa condotta da Inkerman e, dunque, finalizzati alla liberazione di Suor Gloria e alle spese da sostenere per tale fine”. “Voglio sottolineare che nessuna somma era stata destinata quale compenso alla signora Marogna”, ha aggiunto il cardinale.

IL CASO DELLA COOPERATIVA DI ORZIERI – Il cardinale ha ribadito la sua “assoluta innocenza” soffermandosi sull’ipotesi di peculato in favore della Cooperativa Spes di Ozieri retta dal fratello Tonino (perquisito lo scorso febbraio, ndr) ha rivendicato “l’assoluta correttezza” delle sue condotte e ripetuto “come le uniche contribuzioni oggetto di contestazione, che sono poi le uniche somme che nei sette anni vennero elargite dalla Segreteria di Stato, nel 2015 e nel 2018, come è stato documentalmente provato hanno avuto una destinazione caritativa”. “La richiesta del Vescovo Sanguineti del 2015 di 25.000 euro è servita ad acquistare il macchinario utile al Panificio per ripartire dopo l’incendio – ha ricordato Becciu -. Quella del Vescovo Melis, del 2018 è stata destinata a contribuire, nella somma di 100.000, alla realizzazione della Cittadella della Carità, il cui costo complessivo si aggirava su 1.300.000 euro. La somma è stata accantonata in attesa dell’impiego, come provato e dichiarato dal Vescovo, e i lavori per l’Opera sono cominciati materialmente lo scorso 28 febbraio, come documentato”. Per quanto riguarda il prestito alla signora Zambrano, il cardinale ha precisato che è “stato elargito dalla Caritas di Ozieri e non dalla Cooperativa Spes, come fu detto l’ultima volta”. Becciu ha voluto anche spendere parole sul fratello Tonino “perché spesso è stato fatto passare come faccendiere e come uno che specula sui soldi della chiesa”.

IL CASO DELL’OBOLO DI SAN PIETRO – “Una delle questioni più pubblicamente esibite di questa vicenda giudiziaria è la seguente: furono o meno usati, per gli investimenti in questione, fondi derivanti dall’Obolo di San Pietro? La mia risposta ferma è: no! Non furono utilizzati i fondi dell’Obolo, ma i fondi di riserva della Segreteria di Stato”. Becciu ha suffragato la sua risposta dapprima con le parole di mons. Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, e poi con alcune informazioni sull’entità dell’Obolo e le sue finalità. “Avrei abusato dei miei poteri, non per lucro personale ma per far arricchire persone a me sostanzialmente sconosciute“, ha sottolineato Becciu a proposito delle accuse relative agli investimenti della Segreteria di Stato, e mi viene contestato l’uso di denari provenienti dall’Obolo di San Pietro, ai quali, addirittura, avrei impresso finalità incompatibili con la loro destinazione istituzionale. Tutte queste accuse sono totalmente infondate”.

Ricordando le parole di mons. Galantino in un’intervista, Becciu ha riferito: “Comunque è importante dire che le perdite hanno avuto ricadute sul fondo di riserva della Segreteria di Stato, non su altri fondi né sul Fondo dell’Obolo di San Pietro che viene utilizzato, anno per anno, per le spese della missione del Papa”; e ancora, sempre Mons. Galantino: “Le perdite dell’investimento di Londra sono state sopportate dal fondo di riserva della Segreteria di Stato, e non dall’Obolo di San Pietro o da quello a disposizione del Santo Padre”.
Ad ogni modo, ha continuato Becciu, “quando arrivai in Segreteria di Stato nel 2011, era materialmente impossibile investire risorse effettivamente provenienti dal fondo Obolo”. Infatti, “la raccolta dell’Obolo ogni anno, in media, si attestava sui 45/50 milioni di euro. Di questi, ogni mese la Segreteria di Stato doveva trasferire, a titolo di contributo, 5 milioni di euro all’Apsa per il fabbisogno della Curia (per un totale di 60 milioni annui). Questo contributo aumentò poi ad 8 milioni al mese grazie alle riforme del Cardinale Pell (per un totale di 96 milioni l’anno)”. Oltre a ciò, “la Segreteria di Stato sosteneva parte delle spese della Radio vaticana, il cui totale ammontava a circa 33 milioni di euro l’anno, nonché quelle delle Rappresentanze diplomatiche della Santa Sede, per un budget di circa 30 milioni”. “Cosa mai restava quindi dell’Obolo? Niente!”, ha aggiunto. “Era questa la ragione per la quale gli investimenti non solo erano possibili, così come storicamente effettuati, ma necessari per contribuire al fabbisogno della Curia e non certo sostenuti dall’Obolo! – ha concluso Becciu – Queste sono le ragioni, di tipo matematico, per le quali l’assunto accusatorio risulta completamente smentito”.

PERLASCA E LA COSTITUZIONE DI PARTE CIVILE – Infine il testimone-chiave del processo monsignor, Alberto Perlasca, ex direttore dell’Ufficio amministrativo, ha chiesto di costituirsi parte civile contro Becciu, per il reato di subornazione di testimone, per il fatto che il porporato si rivolse al vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni per spingere Perlasca a ritrattare, e contro gli altri imputati Fabrizio Tirabassi, Gianluigi Torzi, Enrico Crasso e Nicola Squillace per truffa, avendolo “indotto in errore” nella firma dell’accordo sulle 1.000 azioni di controllo del Palazzo di Londra. Il Tribunale si è riservato. La richiesta di costituirsi parte civile, consegnata stamane in cancelleria al Tribunale vaticano e notificata alle difese, è stata illustrata all’inizio della 14/a udienza dal legale che assiste mons. Perlasca, avvocato, Alessandro Sammarco. All’istanza si sono opposti gli avvocati difensori, giudicandola tardiva e generica, nonché per la posizione di Perlasca, che è stato archiviato dopo essere stato indagato per gli stessi reati.

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