Le notizie che arrivano dal Regno Unito sono preoccupati e cresce in Europa l’allarme per l’epatite di origine sconosciuta che colpisce perlopiù bambini sotto i 10 anni. A volte così gravemente da richiedere il trapianto di fegato. in Italia, dove non ci sono casi confermati, è partita un’indagine a tappeto su tutti i centri epatologici pediatrici italiani, per valutare l’eventuale aumento di casi di epatiti acute con cause sconosciute e verificare, di conseguenza, se il nostro Paese è interessato al fenomeno che sta coinvolgendo diversi Paesi, in particolare il Regno Unito dove, da gennaio, si sono verificati 108 casi di epatite misteriosa in bambini sotto i 10 anni.

A lanciare l’indagine la Società italiana di gastroenterologia epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp). “È una survey – spiega all’Adnkronos Salute Angelo Di Giorgio, coordinatore dell’Area fegato-pancreas della Sigenp – finalizzata a fotografare la situazione italiana in merito a questi casi di epatite acuta o insufficienza epatica acuta”. L’obiettivo, aggiunge Di Giorgio, pediatra epatologo presso il Centro epatologia e trapianti pediatrici dell’ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo, “è capire quanti casi in questo momento sono in trattamento in Italia, e se abbiamo evidenze di un maggior numero di casi rispetto agli anni precedente. Serve verificare un eventuale incremento anomalo. L’insufficienza epatica acuta ad eziologia sconosciuta è infatti una patologia ben nota, che colpisce i bambini, puntualmente, ogni anno. Abbiamo sempre avuto casi e continuiamo ad averne. C’è da capire se ad oggi, da gennaio ad aprile, ne abbiamo di più degli anni precedenti. Questo sarebbe patologico”. L’epatite acuta viene considerata sconosciuta quando non è attribuibile a nessuno dei sei virus dell’epatite A, B, C, D, E e G, ma in passato come spiega l’esperto si sono verificati casi la cui origine è rimasta non identificata con un marker.

La survey si basa su “un questionario per i centri. Le domande includono la collocazione regionale, per valutare eventuali differenze regionali o per macroaree, il tipo di struttura che risponde (ospedale di primo livello, istituto di ricerca, centro trapianti eccetera), i casi in trattamento”. L’indagine “fotograferà la situazione al momento della risposta, con tutti i limiti di una situazione in evoluzione. Avremo i primi dati tra martedì e mercoledì della prossima settimana”.

Foto di archivio

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