La Germania scivolerà in una “acuta recessione” nel 2023, nel caso di uno stop improvviso all’import di gas russo. Lo hanno comunicato cinque principali istituti economici tedeschi (Diw, Ifo, Ifw, Iwh, Rwi), presentando a Berlino, le stime di primavera. Il rapporto avverte che un’interruzione immediata delle forniture energetiche russe potrebbe mettere a rischio 220 miliardi di euro di produzione economica nel 2022 e nel 2023 mettendo a rischio circa 400mila posti di lavoro. La settimana scorsa l’allarme sui rischi del taglio del cordone ombelicalo energetico Berlino Mosca era stato rilanciato dall’amministratore delegato di Deutsche Bank, Christian Sewing, che aveva parlato di “terribili ricadute”.

I principali istituti tedeschi hanno nel frattempo già rivisto le stime della crescita per la Germania che nel 2022 sarà dell’2,7% (in autunno le attese erano del 4,8%). Per il 2023 la stima è del 3,1%, ma gli istituti hanno previsto una recessione se si arrivasse alla fine delle consegne del gas dalla Russia. L’inflazione tedesca sarà in media del 6,1% nel 2022, il massimo in 40 anni. Oggi è arrivato anche il dato sull’inflazione nel Regno Unito che in marzo ha raggiunto il 7%, più delle attese e il valore più alto da 30 anni. Rispetto a febbraio i prezzi sono saliti in media dell’1,1%.

Lunedì il centro studi Diw, coinvolto nelle stime odierne,ha presentato al governo un piano per rendere meno problematico il distacco dal gas russo. La lista dei buoni propositi include risparmi sui consumi da parte di famiglie e aziende, un incremento dell’import da Norvegia e Olanda. La responsabile del Diw Claudia Kempfert ha affermato “Nel nostro studio abbiamo dimostrato come l’embargo possa funzionare. Presupposto necessario è chiaramente il risparmio energetico, e questo si può fare solo insieme all’industria. Con questa Russia non si possono fare più affari”, ha sostenuto, criticando il governo, condizionato da alcune imprese, al punto da farsi “isolare a livello internazionale”. Citando gruppi come Thyssenkrupp e Basf, Kempfert ha detto che sono “parte del problema”. “È chiaro che si temano danni economici, ma non va bene tenere in ostaggio tutta l’economia”.

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