Mio nonno carabiniere partecipò a ben tre guerre (Libia, prima guerra mondiale, Etiopia). Mio padre a due (seconda guerra mondiale, Resistenza). Io a nessuna e non vorrei cominciare ora alla tenera età di sessantasei anni compiuti. Dico questo con buona pace dell’assatanato stratega yankee Luttwak, il quale ha dichiarato che l’Europa si è abituata a un lungo e strano (sic) periodo di pace e che sarebbe ora di tornare alla guerra che è bella e fa colpo sulle donne, le quali, a suo dire, amano i guerrieri. Scempiaggini, ma non si può certo dire che si tratti di posizioni isolate.

Assistiamo infatti a un indubbio e inquietante revival del tema della guerra e sono in molti, da Macron alla NATO, a dire, irresponsabilmente, che dobbiamo prepararci a un conflitto colla Russia. Secondo il Wall Street Journal Biden si sarebbe convinto ad adottare la filosofia del first strike: usare armi nucleari non solo in difesa ma anche in attacco in casi estremi. Letta minaccia fuoco e fiamme per dimostrare a Putin che non siamo “rammolliti”. Sul piano sostanziale il Parlamento ha votato in pochi giorni l’invio di armi a un Paese belligerante, in chiara violazione dell’art. 11 della Costituzione e della normativa europea e nazionale applicabile, e uno spropositato e inutile piano di riarmo che fra l’altro distoglierà risorse da tempi di ben maggiore urgenza e importanza per le crescenti necessità del popolo italiano.

L’occasione per i guerrafondai che vorrebbero mettere a fine a un sacrosanto indirizzo costituzionale secondo il quale l’Italia ripudia la guerra senza se e senza ma è ovviamente fornito dalla sciagurata guerra in Ucraina col suo seguito di atrocità. In merito ho avuto più volte occasioni di pronunciarmi in questa sede ed altrove. Le gravi violazioni del diritto umanitario bellico avvenute a Bucha ed altrove vanno accertate, come richiesto dal segretario generale delle Nazioni Unite, con un’inchiesta internazionale dotata delle indispensabili garanzie di obiettività e imparzialità che va estesa a tutti i crimini compiuti in Ucraina, da tutte le parti belligeranti a partire dal 2014.

Occorre arrivare al più presto al cessate il fuoco, e a una pace onorevole che salvaguardi gli interessi di tutti alla sicurezza senza trascurare l’esigenza di punire chiunque abbia commesso dei crimini. Le atrocità, sulle quali è in corso, come rilevava tempo fa Limes a proposito del Kosovo, una guerra di informazione che per certi versi è altrettanto pericolosa e nociva, non possono però servire per gettare ulteriore benzina sul fuoco e farci scivolare nell’abisso della Terza guerra mondiale, la cui posta in gioco non si limita certo al destino dell’Ucraina, che ha pienamente diritto alla pace, così come lo hanno le popolazioni del Donbass e quelle della Crimea.

Nel suo editoriale di domenica scorsa, il direttore di Repubblica ha affermato con grande chiarezza quale sia questa posta in gioco. Si tratta, secondo Molinari, di respingere il tentativo di Cina, Russia, India ed altri di “creare una nuova architettura globale che ridimensioni il ruolo di Stati Uniti e Nato”. Questo, quindi, il vero obiettivo della guerra, per il momento guerreggiata in Ucraina, ed economica ed informativa sul piano globale, in cui i circoli dirigenti dell’ “Occidente”, nozione peraltro vaga, obsoleta e screditata per vari motivi, vorrebbero arruolarci.

Ebbene, voglio affermare con altrettanta assoluta chiarezza, che ridimensionare il ruolo di Stati Uniti e Nato è cosa imprescindibile ed urgente, dato che è da tempo in gestazione un nuovo ordine internazionale che prevede una governance multipolare più che mai necessaria per mettere la guerra fuori dalla storia e rispondere in modo adeguato ai problemi globali che l’umanità sta affrontando, dalle pandemie al cambiamento climatico a molti altri ancora. Tale governance globale deve essere imperniata sulle Nazioni Unite, organizzazione che invece Zelensky, e non solo lui, vorrebbe mandare in pensione.

Dichiaro quindi senza mezzi termini la mia intenzione di disertare da questa guerra nella consapevolezza che la grande maggioranza del popolo italiano, come dimostrato dai sondaggi sull’invio delle armi all’Ucraina e sull’incremento delle spese militari, condivide questo sentimento sacrosanto basato sulle ragioni della pace e del non allineamento. Sono peraltro convinto che una diserzione generalizzata di questo genere costituisca il miglior contributo a chi in Russia denuncia la guerra d’aggressione scatenata da Putin e ha bisogno di interlocutori attenti e non succubi delle volontà revansciste e belliciste di Nato e Stati Uniti, assecondati dall’attuale indegna classe dirigente italiana ed europea vergognosamente appiattita sugli interessi economici, politici, ideologici ed elettorali di Biden.

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