L’Istat ha rivisto al ribasso il Pil nominale per il 2021: passa dai 1.781 miliardi della stima di marzo ai 1.775 dell’aggiornamento di aprile. La crescita stimata passa così dal 7,5% di marzo al 7,2%, mentre la stima della variazione annuale del Pil reale resta del 6,6%. La modifica dipende dall’esplosione del prezzo del gas naturale importato, che ha comportato “anomalie nei dati” sul valore delle importazioni del periodo luglio-dicembre 2021, risultati sottostimati. A metà marzo l’istituto è stato costretto ad annunciare che li avrebbe rivisti. Trattandosi di un dato particolarmente atteso in vista del varo del Documento di economia e finanza, che il ministero deve presentare entro il 10 aprile di ogni anno, Istat ha anticipato a lunedì la diffusione delle nuove stime di Pil e indebitamento, attese per il 5 aprile.

Acquisiti i nuovi dati, il governo dovrebbe portare il Def – questa mattina al centro di una riunione tra il premier Mario Draghi e i ministri Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti – in consiglio dei ministri giovedì. L’impatto della guerra in Ucraina avrà forti conseguenze sui parametri macroeconomici: se solo qualche mese fa il pil era atteso a +4,2% nello scenario tendenziale (+4,7% in quello programmatico comprendente le misure del governo), ora fonti del Mef parlano di una previsione di crescita che potrebbe essere sotto l’asticella del 3%.

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